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Ora di islam quasi bocciata

"Politicamente corretta", la proposta Urso non tiene conto della realtà e delle conseguenze

di Franco Bomprezzi

Una bocciatura quasi generale, pur apprezzando la buona volontà della proposta: è finita così l’idea di Adolfo Urso, parlamentare Pdl vicino a Fini, di istituire un’ora di religione islamica nelle scuole. Vediamo come oggi i giornali affrontano il tema.

Sul CORRIERE DELLA SERA la proposta del finiano Urso di introdurre l’ora di religione islamica è stroncata fin dalla prima pagina dal commento di Vittorio Messori: “L’ora di islam? Un’idea senza senso”: «Ancora una volta, riecco l’invocazione scaramantica: «Ci vorrebbe l’ora di…». Stavolta, quella nuova, da istituire subito nelle scuole pubbliche, sarebbe «l’ora di Islam». C’è qualcosa di drammatico, ma anche di grottesco, nella parabola, vecchia ormai di due secoli, delle funzioni che si sogna di affidare alla «scuola di Stato». C’è, qui, un mito nato — come tanti — dagli schemi ideologi­ci di giacobini e girondini… Basterà inserire nella scuola pubblica delle apposite «ore di…» che educhino al bene e al buono i nuovi virgulti; e tutto sarà ripianato… E ora, tocca all’Islam, la cui presenza tra noi, ogni giorno in crescita, è tra gli eventi che meritano l’inflazionato aggettivo di «storico». Non siamo davanti a una immigrazione, ma a una di quelle migrazioni che si verificano una o due volte in un millennio. Per quanto importa, sono tra i convinti che, sulla lunga durata, l’Occidente si rivelerà per l’islamismo una trappola mortale. I nostri valori e, più ancora, i nostri vizi, corroderanno e, alla fine, faranno implodere una fede il cui Testo fondante non è per nulla in grado di affrontare la critica cui sono state sottoposte le Scritture ebraico-cristiane…. Ma questo, dicevo, in una prospettiva storica: per arrivarci passerà molto tempo e molti saranno i travagli, magari i drammi. Per adesso, che fare? Sorprende che, proprio da destra, si proponga lo pseudorimedio che è, da sempre, quello caro alle sinistre: nelle scuole «corsi di Islam», quello buono, quello politically correct . L’idea non ha né capo né coda… Brevemente: poiché, a parte casi particolari, gli allievi islamici sono ancora pochi in ogni classe, bisognerebbe riunirli tutti assieme in una classe sola, almeno per quelle ore. Ed ecco pronta la madrassa, la scuola coranica, che esige che i credenti in Allah stiano unicamente con altri credenti. Stretti in comunità, a cura della nostra Repubblica, chi farà loro lezione? E che gli si insegnerà? Gli ingenui, o insipienti, promotori della proposta si cullano forse nel mito di un «Islam moderato», pensano che esistano schiere di intellettuali musulmani «laici, pluralisti, democratici», pronti ad affrontare concorsi per cattedre di Islam «corretto»?
Ignorano che incorrerebbe in una fatwa di morte il muslìm che presentasse la sua religione come una verità tra le altre? Non sanno che relativismo e neutralità religiosa sono frutti dell’illuminismo europeo, ma bestemmie per il credente coranico? Ignorano che l’anno islamico inizia da Maometto e che il tempo e il mondo sono solo del suo Allah? Non sanno che è impensabile il concetto stesso di «storia delle religioni» per chi è convinto che c’è una sola fede e le altre sono o incomplete o menzognere? I politici pensano, allora, di affidare le «ore di Islam» a non islamici, di far spiegare il Corano — in modo «laico e neutrale» — a chi non lo crede la Parola eterna e immutabile di Dio?». Il vaticanista Gian Guido Vecchi spiega poi che «lo spirito con il quale il cardinale Renato Martino ha aperto, pur con i debiti controlli, alla possibilità di un’ora di religione» oltretevere non è considerata scandalosa ma comunque «personale». «Ai piani alti della Santa sede è stata molto apprezzata la considerazione fatta dal cardinale Bagnasco, presidente della Cei, nell’intervista al CORRIERE di ieri: L’ora di religione cattolica nelle scuole di Stato si giustifica in base all’articolo 9 del concordato, in quanto essa è parte integrante della nostra storia e della nostra cultura».

LA REPUBBLICA che apre sugli esteri (“Strage di pasdaran, crisi Iran-Usa) si occupa dell’ora di religione solo a pagina 12: “Ebrei favorevoli all’ora di religione islamica”. Il pezzo di Orazio La Rocca registra la presa di posizione della comunità ebraica e in particolare del rabbino capo Riccardo di Segni («non vedo perché non si dovrebbe prevedere nelle scuole pubbliche quello che è già previsto per ebrei e cattolici, cioè anche l’insegnamento dell’Islam»), ma anche la presa di distanza del Pdl da Adolfo Urso, che aveva lanciato l’idea. Per Roberto Calderoli, «è una mattana» ma anche per Bocchino, la proposta di Urso è «palesemente non percorribile»… Insomma è tutta una corsa a prendere le distanze dal viceministro Urso. Le opposizioni sono divise. Idv, con Donadi, si dice favorevole; l’Udc invece contrario («l’idea è senz’altro generosa, ma rischia di essere avventata»; né si capisce cosa c’entri la generosità…)

Per IL GIORNALE è Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio a commentare l’ora di religione islamica. Intervistato da Francesca Angeli  motiva la sua contrarietà che parte dal presupposto che «In Italia serve l’integrazione e non la ghettizzazione. Primo dovere della scuola pubblica è unire e integrare». E precisa: «Gli stranieri che vengono nel nostro Paese per restare, vivere qui e  avere figli devono conoscere la nostra cultura che affonda le sue radici nella cristianità. A un italiano che scegliesse di vivere in un Paese islamico senza dubbio consiglierei  di avvicinarsi al Corano, di approfondire la cultura. Sia chiaro non sto dicendo che dovrebbe convertirsi, ma che dovrebbe conoscere il Paese dove ha scelto di vivere. E così che gli stranieri che vengono nel nostro Paese devono fare. Senza conoscenza non c’è integrazione possibile». Il terzo no per Giovanardi è tecnico: «Quale islam fare entrare nelle scuole: sciita, sunnita, Halawita? Sappiamo che sono realtà contrapposte, E dunque quale scegliere?». Infine il quarto: «Perché i musulmani e non i buddisti? Si dovrebbe dare diritto d’accesso nella scuola pubblica a insegnanti di tutte le religioni. Una scelta controproducente per i processi d’integrazione». Alla domanda se fosse più utile l’ora delle religioni Giovanardi risponde: «Assolutamente no. Il 90% delle famiglie italiane professano la religione cattolica. L’ora di religione a scuola non è un’ora di catechesi ma un’ora di conoscenza alla quale non dobbiamo rinunciare. Penso ai nostri emigranti che sono andati all’estero, integrandosi senza rinunciare alla loro fede».Allora da dove passa l’integrazione? «Guardiamo alla comunità ebraica. Gli Ebrei sono a pieno titolo cittadini italiani, perfettamente integrati pur mantenendo le loro tradizioni e la loro fede». Infine la Angeli chiede al sottosegretario una risposta  sulla Consulta Islamica presso il Viminale «che pare non fare passi avanti» e Giovanardi risponde: «Dovremo prima di tutto stare a sentire gli islamici moderati come Souad Sbai  e Magdi Allam che ci ricordano come quella rinuncia ai nostri valori sia sbagliata». Per Paolo Branca, islamista dell’università Cattolica (nonché coordinatore scientifico del mensile Yalla edito da Vita, ndr) «manca una sufficiente preparazione da parte dei musulmani in Italia per caricarsi di un’incombenza come l’insegnamento della religione islamica  nelle scuole». E ancora: «L’Italia sta perdendo un’occasione per ripensare completamente a un’ora delle religioni che sia non confessionale e non opzionale». Dall’articolo di Andrea Tornielli  si sa che il cardinal Martino non è nuovo a manifestare questa idea, lo aveva già fatto nel 2006 «ne era nata una vivace polemica e il cardinale aveva letto una dichiarazione ai microfoni di Radio Vaticana dove spiegava che l’applicazione di un principio è cosa complessa che necessita di molti passaggi e sagge considerazioni». Anche il Papa  si era espresso sull’ora di religione: era il 1999 e la questione era sorta in Germania. «Il cardinale Ratzinger si era detto favorevole purchè i richiedenti aderissero alla Costituzione federale tedesca e vi fossero garanzie che non si trattasse di indottrinamento ma informazione equilibrata».

“Ora d’Islam, la Chiesa si spacca”. LA STAMPA affronta la proposta di Adolfo Urso in un primo piano che si apre con le diverse posizioni dei vescovi italiani. Si parte con Bagnasco, che boccia l’idea: «l’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base all’articolo 9 del Concordato: è parte integrante della nostra storia e cultura». Di parere opposto il cardinale Renato Martino, ministro vaticano degli affari sociali: «Con i debiti controlli è, oltre che un diritto, un meccanismo in grado di evitare che i giovani islamici finiscano nel radicalismo», «se scelgono di conservare la loro fede hanno il diritto di istruirsi nella loro religione e, in assenza di un’ora di Corano a scuola, si rischia che scelgano una scuola confessionale a rischio di influenze fondamentaliste». LA STAMPA incassa anche il parere autorevole del cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa pontificia: «E’ un passo utile e necessario, ma servono la reciprocità e l’intesa fra Stato e comunità musulmana». E’ contro una «modifica brusca» il cardinale di Torino Severino Poletto, che però non è contrario in linea di principio: «La religione cattolica fa parte della storia d’Italia, ne ha impregnato la cultura per secoli, l’Islam no». Poletto però «comprende» «le buone intenzioni di chi l’ha proposta come una soluzione» e un antidoto all’integralismo. Due interviste completano il servizio de LA STAMPA: a Urso (Pdl), promotore del progetto, e a Roberto Calderoli (Lega). Sulle obiezioni Urso dice che quasi tutte «non contestano il principio, ma l’opportunità di farlo ora. Ma non è meglio governare oggi questo processo invece di subirlo domani?». Calderoli è contrario su tutta la linea. Anzi, renderebbe «obbligatoria» per tutti l’ora di religione cattolica in quanto «fattore fondante della nostra tradizione». Sulle proposta, promossa anche dal presidente della Camera Fini, dice: «Non sono preoccupato. Le cose di cui stiamo parlando non sono scritte nel programma elettorale, firmato tra l’altro anche da Fini. Quindi non c’è nessuna possibilità che queste proposte possano diventare legge».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

IRAN

LA STAMPA – “Iran, un kamikaze fa strage”. Il quotidiano di Torino apre con la notizia dell’attentato di ieri mattina contro i pasdaran iraniani, che ha fatto 49 morti e una trentina di feriti nella provincia meridionale del Sistan-Beluchistan, al confine con Pakistan e Afghanistan. C’è una «regia americana» dietro l’attentato ha accusato il presidente Ahmedinejad, accusa respinta dagli Usa che hanno condannato l’atto. In realtà a creare problemi al governo iraniano, dice a LA STAMPA Juan Cole, islamista dell’università del Michigan, sono le minoranze che vivono nelle zone di confine, minoranze linguistiche ma anche religiose, di fede sunnita. Non hanno la capacità di destabilizzare da soli il regime (sono il 10% della popolazione iraniana), ma «sono un serio grattacapo» per Ahmadinejad, alle prese con l’ “onda verde” e le manifestazioni di piazza del dopo- elezioni.

 

MEDIORIENTE
LA REPUBBLICA – Intervista a “Re Abdallah di Giordania: «La pace sta per svanire, da Israele solo promesse». Alla vigilia della visita in Italia, il giovane monarca spiega perché verrà a Roma per chiedere agli amici italiani di lavorare per la pace assieme all’Ue. Un po’ deluso da Obama (per i tempi lunghi delle trattative), molto critico verso Israele, il re giordano ribadisce che i due stati, Palestina e Israele, sono la condizione per la pace nella regione. I tempi stringono: entro la fine del 2010 se Israele con crederà nella soluzione dei due stati, svanirà la possibilità di un futuro stato palestinese…

PILLOLA ABORTIVA
IL GIORNALE – Una intera pagina, la 5, dedicata alla Ru486 perché oggi l’Agenzia del Farmaco si riunisce  per dare il via libera all’aborto chimico. Ma come si fa a sostenere che non è un metodo dannoso se oltre a togliere la vita a un piccolo essere  umano si uccide anche la madre? L’occhiello introduce il pezzo di Renato Farina che ricostruisce tutta la vicenda  e che punta il riflettore su un dossier che «parla di una trentina di vittime fra chi l’ha utilizzata». Guido Rasi, direttore dell’Aifa rassicura: «In Italia verrà usata in modo sicuro» perché «la pillola non viene venduta in farmacia, deve essere compatibile con la legge sull’aborto che viene fatto in ospedale, sono le Regioni a stabilire la definizione di ricovero».

SINDACI O SCERIFFI?
LA REPUBBLICA – A pagina 18 lo strano caso del sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio (Pdl) che ha deciso di concedere la piazza alla Cgil per una manifestazione chiedendo in cambio una fidejussione di 30mila euro (a mo’ di cauzione). Una decisione unica che fa discutere e che è criticata persino da Riccardo De Corato, vicesindaco Pdl di Milano. I sindacati sono critici e fanno notare che la libertà di manifestare è riconosciuta dalla Costituzione.

UNIVERSITA’

LA STAMPA – “Riforma a metà: Torino taglia, Milano raddoppia”. Un primo piano sulla riforma degli atenei voluta dal ministro dell’istruzione Gelmini, che con un decreto chiederà nelle prossime settimane agli atenei di accorparsi. A Torino il Politecnico chiuderà tutte le sedi decentrate. A Milano invece il Politecnico non chiuderà la sede di Lecco: è intervenuta la Regione Lombardia con uno stanziamento di 25mila euro. Il problema è tutto nei costi.  Risparmiare è la parola d’ordine.

CONGEDI STRAORDINARI

ITALIA OGGI – Approfondimento sui congedi straordinari per assistere familiari con handicap grave. Il ministero ha risposto all’Inps, chiarendo che il lavoratore che assiste familiari disabili non può essere messo in cassa integrazione – né a zero ore né ridotta – a patto che abbia presentato domanda di congedo prima del periodo di cassa integrazione. Infatti l’interpello 70/2009 chiarisce da un lato che chi è in cassa integrazione è già nelle condizioni di adempiere alle proprie funzioni di cura e quindi non può chiedere il congedo, mentre d’altro lato chi ha già chiesto il congedo non può essere coinvolto nella cassa integrazione. Nel caso invece che il lavoratore ripresenti la domanda di congedo straordinario durante la sospensione parziale dell’attività lavorativa, con intervento delle integrazioni salariali, il lavoratore continua a percepire il trattamento di integrazione salariale per le ore di cig  e l’indennità per il congedo straordinario.

MEDIA
LA REPUBBLICA – Bel focus a firma di Ilvo Diamanti sulla televisione e il potere. “Gli italiani e MediaRai”. Ovvero come non si percepiscano più differenze fra i due network e come sia crollata la fiducia degli italiani (che bocciano il Tg1 e premiano Report. Crolla anche il nuovo Matrix). Raddoppiano le persone che si informano in rete o si rivolgono alle tv satellitari. Per quasi il 62% della popolazione il conflitto di interessi condiziona l’andamento della politica.

AFRICA
ITALIA OGGI – Focus sulle opportunità di investimento in Africa per le law firm. Infrastrutture, energia, materie prime sono i settori di punta a cui i legali occidentali stanno guardando. Di spalla pezzo sul Groupe Banques Populaires di Casablanca, la prima banca araba che ha aperto uno sportello in Italia. Lo sportello è a Milano, ma presto ne apriranno altri quattro. L’obiettivo è quello di intercettare le rimesse degli immigrati marocchini. La Banca Chaabi du Maroc in Italia è diretta da Abdelghani Bouanfir e lo sbarco è stato curato dall’avvocato milanese Christian Faggella.

DARFUR
CORRIERE DELLA SERA – Liberate dopo oltre 100 giorni di prigionia le due cooperanti dell’associazione umanitaria irlandese Goal rapite in Darfur lo scorso 3 luglio. Per le due donne, un’irlandese e un’ugandese, era stato chiesto un riscatto.  


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