Formazione

Michelle Obama, l’America ha bisogno di grandi insegnanti

Rilanciare la scuola. Un articolo della first lady

di Redazione

«Ci ricordiamo tutti quale impressione profonda ci abbia lasciato un insegnante speciale, quello che non ci ha abbandonato alle nostre lacune, quello che ci ha incoraggiato e ha creduto in noi quando dubitavamo delle nostre capacità. Anche dopo decenni ricordiamo come ci faceva sentire e come ci ha cambiato la vita. È comprensibile quindi che gli studi dimostrino come il dato che influenza di più il rendimento degli studenti sia la capacità dei loro docenti».
Parole pienamente condivisibili, scritte da Michelle Obama per la rivista U.S. News & World Report, in un articolo che sarà pubblicato nel numero di novembre 2009.

Ma quali sono le doti che rendono un insegnante “speciale”? Ecco la sintesi che ne fa la First Lady americana: «energia illimitata e altrettanto sconfinata pazienza, capacità di visione e capacità di lavorare per obiettivi, creatività per aiutarci a vedere il mondo in modo diverso e dedizione al compito di aiutarci a scoprire e sviluppare il nostro potenziale». A ben vedere, dice la consorte del presidente americano, “sono le qualità di un grande leader”.

E invece, come riferisce il sito Tuttoscuola.com, gli USA rischiano di perdere i loro insegnanti più esperti e autorevoli, senza essere in grado di sostituirli con altri che abbiano le caratteristiche di leadership indicate da Michelle.

Nei prossimi quattro anni, secondo le previsioni del Dipartimento federale dell’educazione, un terzo dei 3,2 milioni di docenti americani andrà in pensione. Servirà quindi un milione di nuovi docenti, da utilizzare in primo luogo nelle scuole più disagiate, dove le sfide sociali sono maggiori. Di qui l’appello di Michelle alle università “che raddoppino gli sforzi per formare gli insegnanti e trovino strade alternative per reclutarli”, e quello ai professionisti migliori affinché dedichino una parte delle loro carriere all’insegnamento.
Occorrerà inoltre che ai docenti siano garantiti buoni stipendi e buone opportunità di carriera, paragonabili a quelle che esistono in altri ambiti professionali. Ma tutto questo potrebbe non bastare, scrive sempre Tuttoscuola.com, se le famiglie non aiuteranno la scuola: “abbiamo anche bisogno di genitori che proseguano a casa l’operato dei professori e lo completino. Che sappiano porre limiti: all’occorrenza spegnere la tv e i videogiochi, vigilare sullo svolgimento dei compiti, rinforzando l’esempio e le lezioni della scuola”.
Il confronto tra queste riflessioni della First Lady USA e il tipo di dibattito che si svolge in Italia sugli insegnanti (ma anche sui genitori) dà un’idea di quanto largo sia l’Atlantico, lontana l’America. C’è qualcuno che sia in grado di spiegare a un americano di buona cultura il significato di espressioni come “inserimento a pettine”, ricorso al TAR contro le bocciature, gradone di inquadramento?
Servirebbero più insegnanti con queste caratteristiche perché, dice Michelle citando il marito Barack, nell’economia globale del XXI secolo una buona educazione non è più soltanto una delle strade possibili: “è l’unica strada possibile”, perché è la prima condizione per il successo economico di un Paese.


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