Non profit
Sorpresa, è l’Africa che aiuta noi!
Dalle donne di Kampala fondi per i terremotati. Dal Sinodo una storia di una solidarietà imprevista
di Redazione

Una storia imprevista di solidarietà è emersa dalle testimonianze del sinodo
per l’Africa in corso in Vaticano. È quella raccontata da Rose Busingye (nella foto) che al Meeting Point di Kampala assiste le malate di Aids. Rose ha raccontato ai padri sinodali come un gruppo di malati di Aid poverissimi, che vive vendendo pietre ai costruttori edilizi in Uganda, quando è venuto a sapere di tragedie come l’uragano Katrina in America o del recente terremoto in Abruzzo, ha raccolto fondi e li ha mandati per solidarietà nelle città e nei Paesi del nord del mondo, perchè “il cuore dell’uomo è internazionale, non ha razza nè colore”.
«Dalla fede», ha detto Rose Busingye, «ho visto nascere un popolo nuovo, un popolo cambiato. In Uganda un gruppo di malati di Aids poverissimi vive spaccando sassi e vendendoli ai costruttori; mangiano una volta al giorno. Quando hanno saputo dello tsunami e poi dell’uragano Katrina in America – ha spiegato – quando gli abbiamo
chiesto di pregare per le vittime, ci hanno detto: ‘Sappiamo cosa vuol dire vivere senza casa, senza mangiare. Se appartengono a Dio appartengono anche a noì. Si sono organizzati formando gruppi a spaccare i sassi; alla fine hanno raccolto duemila dollari e li hanno inviati all’ambasciata americana».
«E quest’anno – ha raccontato ancora Rose – dopo il terremoto all’Aquila, hanno detto: “Questi sono in Italia, il Paese del Papa: sono nostri amici, anzi la nostra tribù!”, e hanno raccolto e inviato duemila euro. I giornalisti si sono scandalizzati: sono venuti a vedere se questa gente era povera veramente. Secondo loro non è
giusto: quando uno fa la carità dà ciò che avanza, non ciò di cui ha bisogno. Una donna malata ha detto loro: “Il cuore dell’uomo è
internazionale, non ha razza, non ha colore, e si commuovè”».
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