Politica

Non profit, il mea culpa di Bersani

«Negli ultimi due anni non c'è stato confronto Un errore per chi punta alla coesione sociale»

di Redazione

Le proposte, più o meno, sono quelle. «Welfare efficace e sostenibile», ovviamente «da riformare», ma senza dimenticare«le grandi riforme» targate centrosinistra (old version), quelle Turco (Livia) per l’assistenza e quella Bindi (Rosy) per la sanità, ma anche l’innalzamento delle pensioni a 700 euro (governo Prodi bis, last version). L’idea anche, è sempre quella: «Riqualificare l’intervento pubblico e promuovere una nuova alleanza tra Stato, terzo settore e soggetti privati, ispirata al principio di sussidiarietà, nella chiarezza delle diverse responsabilità», ma qui sa un po’ di criptico. In ogni caso, l’incontro tra il candidato alla segreteria nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, e il mondo dell’associazionismo, volontariato e non profit è molto nello stile dell’uomo (e del candidato). Low profile, sala vuotina («c’è in contemporanea il Consiglio generale del Forum del terzo settore», spiega Emiliano Monteverde, giovane ex diessino bersaniano sul palco assieme al candidato alla segreteria regionale del Pd, Lorenzo Mazzoli, e alla ex presidente dell’Auser ed ex portavoce del Forum, Maria Guidotti, molti discorsi “pancia a terra” e pochissime concessioni alla “dittatura” dei media.
In sala, quella tutta romana dell’Auditorium di via Rieti, non è che manchi, il terzo settore, anzi. Il mondo del non profit è presente ad alto livello: c’è l’Anpas, la Fish, il Vis, Intersos, Psichiatria democratica, Federconsumatori e molti altri. C’è anche Paolo Beni, presidente dell’Arci, che ha parlato anche da Franceschini, due settimane fa. Mancano le Acli, è vero, ma come ci fa notare Mimmo Lucà, capofila dei Cristiano Sociali che appoggiano compattamente Bersani, «il presidente Andrea Olivero è venuto al mio convegno sulla Caritas in veritate, dove ha interloquito proprio con Bersani». Che Bersani sia amato, dai cattolici – compresi quelli che militano nel centrodestra – non è una novità da anni. Lo testimoniano i ripetuti inviti ricevuti (e onorati) dall’ex ministro al Meeting di Rimini. Né mancano i consensi e gli apprezzamenti di molti altri esponenti e movimenti del mondo cattolico, dall’Mcl a Confcooperative.
Resta in piedi, però, un problema, che lo stesso Bersani ha sottolineato, nell’incontro che si è tenuto martedì 13 ottobre all’Auditorium di via Rieti: «Negli ultimi due anni non ci sono stati luoghi di confronto, dentro il Pd, con il mondo del sociale e del non profit, mentre invece avremmo dovuto e dovremmo avere sempre “l’orecchio a terra”, se vogliamo fare davvero un grande partito popolare che ha a cuore la coesione sociale». Già, ottima idea. Anche se le parole di Bersani vanno subito di traverso al responsabile del non profit del Pd, il franceschiniano Gianluca Lioni: «A forza di avere l’orecchio a terra, Bersani deve essersi distratto». Mah, bagatelle di partito, si potrebbe dire. Livia Turco, però, un’altra che appoggia Bersani, la pensa allo stesso modo: «Vi abbiamo abbandonati, invece a partire dalla povertà a quello della non autosufficienza e fino al servizio civile dobbiamo riprendere il dialogo». Resta da capire chi lo farà. Franceschini o Bersani?


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