In questi mesi molti hanno detto che la crisi finanziaria è stata causata anche dagli speculatori. Secondo l’opinione pubblica questi soggetti hanno una forte carica negativa, fanno una attività antisociale e sono dei malvagi che si arricchiscono a spese degli altri.
Siamo sicuri? Proviamo a ragionare. Il termine
Secondo Keynes la speculazione era l’arte di capire cosa gli altri operatori avrebbero pensato riguardo al futuro. Per indovinare chi sarà la vincitrice di un concorso di bellezza è inutile cercare di capire quale sia la donna più bella, dobbiamo invece cercare di capire come voterà la maggioranza dei giurati. La stessa cosa vale per il mercato: bisogna indovinare come agirà la maggioranza degli operatori.
Secondo Ludwig von Mises, economista austriaco, ogni attore economico è uno speculatore, in quanto l’azione umana è sempre diretta verso il futuro che è di per sé sconosciuto e incerto.
Nei periodi di abbondanza, quando i prezzi sono insolitamente bassi, lo speculatore compra provocando un rialzo e nei periodi di carestia quando sono alti vende provocando un calo, cioè contribuisce a riportare all’equilibrio situazioni strutturalmente distorte.
La speculazione forza gli attori economici e politici ad assumere decisioni necessarie per riportarle alla stabilità. Pensiamo alla Fiat: sono stati gli speculatori, con le loro scommesse al ribasso, a forzare una ristrutturazione il cui ulteriore ritardo avrebbe definitivamente azzerato l’azienda.
I mercati finanziari ritengono che la domanda mondiale di petrolio crescerà, che l’offerta non sarà in grado di tenerle testa e che il prezzo sarà più alto di quanto avevano previsto in precedenza. L’aumento esasperato dei prezzi rappresenta il miglior stimolo per un consumo più efficiente di energia, la ricerca di nuovi approvvigionamenti, l’investimento in tecnologie alternative con l’adozione di tecniche volte a risparmiarlo. In sintesi: lo speculatore ha anche la funzione di stabilizzare il mercato e provocare domande sul futuro.
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