Non profit

I fondi anti ghetto che nessuno spende

La Ragioneria dello Stato lancia l'allarme. Rassicura il ministero delle Infrastrutture: «Le risorse non saranno spostate»

di Francesco Dente

La Ragioneria generale dello Stato lancia l’allarme sui fondi non spesi dai ministeri. Novanta miliardi di euro, un vero e proprio “tesoretto”, giacciono ancora inutilizzati nei cassetti dei dicasteri romani e rischiano di cadere in perenzione. Di essere cancellati, cioè, dal bilancio dello Stato. Un’operazione, quest’ultima, che non comporta necessariamente la perdita delle risorse destinate ai singoli programmi ma che richiede tuttavia un ulteriore passaggio burocratico, la nuova iscrizione, per conservarle in bilancio.
Quasi mezzo milione di euro di cosiddetti “residui” non spesi riguardano il settore casa. Il ministero competente è quello delle Infrastrutture e dei Trasporti. Si tratta, per l’esattezza, di 466 milioni di euro per il Contratto di quartiere II, un programma per la riqualificazione delle periferie degradate. Queste somme sono state incluse dalla Ragioneria in una sorta di black list in quanto i residui accumulati hanno una durata media superiore alla media ministeriale; superano i 50 milioni di euro e hanno un ammontare, nel caso delle somme provenienti dall’esercizio finanziario 2006, maggiore di 10 milioni di euro. È bene precisare, tuttavia, che il ritardo nell’utilizzo delle risorse, sebbene formalmente addebitato al ministero, va ascritto in realtà agli enti locali. Comuni, il più delle volte, che faticano a elaborare le progettazioni per l’attuazione dell’iniziativa di recupero delle zone più emarginate e che pertanto tardano a ottenere le somme messe a dispiszione. Basti pensare che al momento, nonostante il programma abbia mosso i primi passi nel biennio 2001-2002, non sono state ancora sottoscritte 10 convenzioni su 192 progetti ammessi a finanziamento. In altri casi il ritardo è dovuto a intoppi burocratici. È sufficiente, ad esempio, che un ente non si presenti a delle conferenze di servizio per rallentare tutto l’iter. Altri ostacoli possono essere rappresentati, inoltre, dall’opposizione all’esproprio da parte del proprietario di un immobile da demolire.
Gli interventi, questa la caratteristica del Contratto di quartiere II, prevedono il concorso anche dei soggetti privati. L’intento infatti è superare la vecchia logica di investimento nelle aree periferiche finalizzata solo alla componente residenziale. Un modo, insomma, per evitare la creazione di quartieri ghetto e favorire, invece, la nascita di scuole, asili, piazze, centri per i giovani e gli anziani. «Non si tratta di somme non utilizzate per la mancata programmazione e, quindi, a rischio di essere dirottate in altri capitoli di bilancio», rassicura tuttavia Paolo Rosa, dirigente del settore Politiche abitative del ministero delle Infrastrutture.

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