Sostenibilità

Assieme a quel relitto è affondato anche lo Stato

Il j'accuse di Silvio Greco

di Redazione

«Se nelle ricerche non ci fossimo mossi noi della Regione, la storia della Cunsky sarebbe rimasta nel silenzio» «C’è un silenzio a tutti i livelli. Non sappiamo come intende muoversi il nostro governo per cercare le altre navi, e per la bonifica. Il comandante De Grazia, che io ritengo un eroe, stava indagando sui carichi di 180 navi quando morì d’infarto?». Silvio Greco è assessore all’Ambiente della Regione Calabria, ma è anche il coordinatore degli assessori italiani all’ambiente. Biologo marino, è stato per anni dirigente di ricerca dell’Icram, l’Istituto centrale per la ricerca scientifica applicata al mare, oggi accorpato nell’Ispra. All’epoca gestì l’emergenza ambientale sulle coste del Libano. Con Ecomondo ripercorre le vicende legate al ritrovamento della nave Cunsky al largo di Cetraro.
Ecomondo: Com’è cominciato tutto?
Silvio Greco: Il 13 maggio di quest’anno la procura della Repubblica mi convoca e mi comunica i risultati di uno studio fatto nell’area di Serra d’Aiello che evidenzia in quell’area un aumento preoccupante delle neoplasie, ingiustificato sia rispetto alla media dell’area sia dell’intera regione Calabria (al di sotto della media nazionale). Insieme a questa relazione mi fa vedere un tracciato di un side scan sonar, strumento che viene utilizzato nella ricerca per studiare i fondali. Si vede la traccia evidente di una nave. Il giorno dopo informo il presidente Loiero e il 15, due giorni dopo, scrivo una lettera al ministro dell’Ambiente, al sottosegretario Letta e al sottosegretario Bertolaso. Il 12 giugno, in assenza di risposte, ho reiterato gli invii agli stessi indirizzi. Il 21 giugno risponde Bertolaso, con queste parole: «Invito il ministro dell’Ambiente a provvedere e a occuparsi di questa faccenda?».
Ecomondo: A quel punto?
Greco: Il 10 settembre, visto che nulla si era mosso, parlo con l’Arpa regionale e con modesti fondi regionali decidiamo di andare a ispezionare i fondali. Utilizziamo un multibeam, strumento in grado di dare informazioni anche sulla struttura, e il 12 pomeriggio alle 17.15 troviamo la nave. È una nave a doppie stive adagiata sul fondo, le stive sono piene e si intravedono dei bidoni. Sembrerebbero quei fusti che si utilizzavano in passato per il trasporto di radionuclidi, o comunque sostanze radioattive. Qualcuno di questi bidoni è evidentemente rotto. Questi fusti sono lì da 17 anni. La nave era stata infatti ufficialmente smontata nel 1992. È evidente che quelli che non sono già spaccati si spaccheranno.
Ecomondo: Cosa si aspetta dallo Stato?
Greco: Il collaboratore di giustizia Fonti ha parlato dell’affondamento di tre navi. Una l’abbiamo trovata. Chiediamo al governo che ci dica cosa intende fare per ricercare le altre due. Sottolineo che le Regioni non hanno competenza né in tema di ambiente marino né di rifiuti tossici e radioattivi, di assoluta pertinenza dello Stato. Altrimenti avremmo già recuperato i bidoni: abbiamo le conoscenze e la capacità per farlo. Ma è evidente che se lo Stato continua a non occuparsene, ci andiamo noi a prendere i fusti e anche a trovare le due navi. Ma lo faremo in danno di qualcuno, perché non possiamo togliere soldi all’istruzione, al dissesto idrogeologico, alle bonifiche: ricordo che in Calabria abbiamo 480 discariche illegali. Questo è un problema del Mediterraneo, è un problema di tutti: e come tale va affrontato.

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