Non profit

Taglieremo i mutui. No. Sì. Forse…

Una direttiva europea per contenere i mutui sotto il 40% del valore della casa? La critica di Federabitazione

di Maurizio Regosa

Ieri il Sole 24ore è uscito con un titolo che ha allarmato gli osservatori del mercato immobiliare: in Europa, si sosteneva, è allo studio una direttiva per impedire che i mutui bancari per l’acquisto di una casa superino il 40% del prezzo dell’immobile. Notizia importante, visti i costi delle abitazioni e l’andamento del mercato. Poche ore dopo il portavoce di Charlie McCreevy, commissario europeo per il mercato unico, ha almeno in parte smentito il quotidiano di Confindustria. «Esiste una discussione sul modo di armonizzare in Europa i requisiti di capitale per le banche, ma per ora nessuna proposta è stata formalizzata».

Chi piange e chi ride

Meno male verrebbe da dire. Facciamo due conti. Vorrebbe dire che se un immobile costa 100mila euro, e ci teniamo bassi, la banca potrebbe offrire un mutuo al massimo di 40mila euro. Il resto o l’avete risparmiato negli anni oppure potrebbe giungere da altri soggetti per esempio le assicurazioni (che probabilmente si stanno già fregando le mani). In particolare nel secondo caso, dietro l’angolo ma già visibile un aumento delle spese per il consumatore acquirente. È ovvio che un secondo intermediario dovrebbe coprirsi dal rischio dell’insolvenza. Quello stesso rischio che avrebbe, secondo il Sole 24ore, spinto all’ipotesi di contenere l’ammontare del prestito concedibile.

Le conseguenze sociali

Va da sé che si tratterebbe di una direttiva valida per tutti i paesi membri. In molti però hanno sottolineato che il comportamento degli istituti di credito non è stato uniforme. Vi sono state banche molto ma molto disponibili a finanziare ed altre, fra queste le italiane, molto ma molto accorte. Da noi il limite massimo è, ora, l’80% del prezzo della casa. Ma sarebbe interessante verificare in quanti casi è stato raggiunto. Nel caso in cui tale percentuale dovesse scendere al 40, vi sarebbero serie implicazioni di carattere sociale. Le fasce deboli ad esempio come potrebbero “sfangarsela”? Vengono in mente gli immigrati: «negli ultimi cinque anni» – sottolinea uno studio realizzato da Nomisma e presentato nel corso della recentissima Conferenza sull’immigrazione – «la quota di mercato che vede come acquirente di abitazione un cittadino straniero è cresciuta. Si è  passati dal 13,7 per cento delle compravendite nel 2004 al 17,5 per cento nel 2008». Cioè anche nell’anno della grande contrazione, ogni 100 acquirenti, oltre 17 erano migranti (in media hanno potuto contare su un prestito di 128mila euro). Un abbassamento della percentuale erogabile non colpirebbe però solo i migranti. Quanti giovani hanno messo da parte, magari a botte di contratti trimestrali, il 60% del prezzo di una casa? (Più in generale su di loro, riprendete Contro i giovani – Come l’Italia sta tradendo le nuove generazioni di  Stefano Boeri e Vincenzo Galasso). In conclusione, ridurre al 40 i prestiti salvaguarderebbe (forse) le banche, scaricando il peso della tutela sui consumatori.

La bocciatura del mercato

Il mercato stesso immobiliare ne soffrirebbe. Lo chiarisce Colombo Clerici presidente di Assoedilizia: «Nel nostro paese ci sono attualmente 250 mila unità immobiliari ultimate o in fase di ultimazione (50 mila nella sola Lombardia) che stentano ad essere vendute. Immaginiamo quale tegola sulla testa sarebbe questa misura restrittiva». Tegole su un settore già assediato dalla stretta creditizia, sottolinea Ivo Cremonini, presidente di Federabitazione – Confcooperative: «la riduzione dei finanziamenti contrasta palesemente con il dato sulla domanda abitativa che andrebbe incoraggiata». Alla domanda tornata a salire (a giugno è cresciuta per il quinto mese consecutivo, + 8%), già ora si risponde in modo inadeguato: «la flessione nell’erogazione dei mutui è dovuta non solo al calo del potere di acquisto delle famiglie, ma soprattutto alle misure restrittive delle banche verso i potenziali mutuatari. Gli effetti negativi si sono ripercossi soprattutto sulle cooperative non adeguatamente patrimonializzate».

Una bocciatura viene anche dall’European banking industry committee, che rappresenta le principali federazioni delle banche europeo. Ha espresso «forte disaccordo e contrarietà a fissare una soglia unica di copertura dei mutui valida per tutti i Paesi. I mercati immobiliari residenziali sono diversi: alcuni sono più speculativi altri più conservativi».

E quella dei consumatori

Critici anche Adusbef e Federconsumatori: «oltre che assurda e demenziale», si legge in un comunicato dei due presidenti, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti, «la proposta della Commissione Europea dimostra dimostra ancora una volta il grado di competenza dei commissari europei». «In che pianeta vivono i commissari europei?», si chiedono ironicamente, «Non sanno, Lorsignori, che la crisi dei mercati finanziari mondiali, che sta mangiando l’economia reale, non deriva dai mutui erogati in Europa, che raggiungono il massimo del 70-90% del valore dell’immobile, ma dalla creazione del denaro dal nulla con swap, strutturati, prodotti derivati e da crediti concessi negli Usa per l’acquisto delle abitazioni a cittadini che non avevano alcuna possibilità, con i propri redditi dichiarati di effettuare il rimborso?». Le due associazioni si sono anche dette «preoccupate» dalla precisazione del portavoce di Charlie McCreevy: «una toppa peggiore del buco». E chiedono maggiori chiarimenti.

Un’ipotesi maliziosa…

A questo punto torniamo da dove siamo partiti. Come mai si fanno filtrare notizie per poi smentirle poco dopo? Un indizio lo fornisce, per via indiretta, Massimo Franco, giornalista del Corriere della Sera. Nel suo blog, infatti, dopo aver bocciato l’ipotesi, aggiunge: «La norma, comunque, non impedirebbe di concedere mutui superiori al 40% del valore dell’immobile. I supermutui sarebbero possibili, solo che sulla quota eccedente il 40% si pagherebbero tassi più elevati o l’eccedenza dovrebbe essere coperta da assicurazioni».

Supermutui. Un modo di dire giornalistico. Ma anche una nuova categoria dietro la quale c’è un interessante implicito. Quel che un tempo era considerato la norma (che si traduceva semplicemente nel «mutuo») e traeva origine  da un diritto (il diritto al credito e dunque alla socialità anche economica), inizia a essere visto come una eccezione (per sottolineare la quale occorre appunto il prefisso super-). Come a dire che quel diritto è diventato meno certo. Un po’ più concesso. Dunque un po’ più discrezionale.

 

  


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