Economia

Lilly crede al mercato italiano

La farmaceutica statunitense ha investito 250 milioni per un nuovo polo di eccellenza in Toscana

di Lorenzo Alvaro

La Lilly Italia sta completando uno degli investimenti più significativi realizzati da una società farmaceutica negli ultimi dieci anni nel nostro paese. Si tratta di una manovra da 250 milioni di euro che sono stati spesi per creare un polo di eccellenza biotecnologico che produrrà insuline ed analoghi dell´insulina con tecniche all’avanguardia, in Toscana. Un gigante dotato di sofisticate tecnologie, oltre ad un elevato livello di automazione e computerizzazione integrata, con una stima occupazionale per l’indotto fino a 1500 persone. Tutto questo a dispetto della congiuntura economica, tra le più negative di sempre, che  riduce sensibilmente l’attrattiva del mercato italiano.
Il Presidente e Amministratore Delegato della farmaceutica, Patrik Jonsson, spiega a Vita la scelta e i suoi motivi.

Vita. Perchè avete scelto l’Italia per il vostro nuovo business e in particolare di investire  in Toscana?
Patrik Jonsson. In realtà la Toscana è stata scelta nel 1969 dal fondatore della Eli Lilly SpA, Raymond Basso, che era un italo americano la cui moglie viveva felicemente a Fiesole. Oltre a questo, 50 anni fa l’Italia era un mercato promettente, e lo rimane tutt’oggi. Nel nostro caso in particolare si è verificata una concomitanza di cause sia interne che esterne: un grande mercato locale come quello italiano, e ciò è stato tenuto in considerazione anche dalla nostra casa madre di Indianapolis. Inoltre la creazione di organi per il settore farmaceutico come l’AIFA (l’Agenzia Italiana del Farmaco), un ente totalmente dedicato alla valutazione dei farmaci e al loro accesso nel paese, è un chiaro segno del supporto che il governo dedica al nostro settore industriale, di cui l’AIFA è solo uno degli esempi.

Vita. Avete considerato paesi alternativi all’Italia?
Patrik Jonsson. In Italia esisteva già un impianto produttivo che produceva antibiotici, quindi qui avevamo l’esperienza relativa al livello di preparazione delle persone e della sostenibilità per il nostro business. La competizione per un sito di produzione c’è sempre, poiché oltre a rispondere alle esigenze di medicine dei pazienti, questi tipi di investimenti creano anche molti posti di lavoro di persone che lavorano per e con l’azienda. Quando abbiamo preso la decisione di fare un nuovo investimento in Italia per creare la nuova fabbrica ci siamo basati sui 47 anni di esperienza che avevamo maturato qui, e siamo arrivati oggi a celebrare l’apertura e i nostri 50 anni di presenza sul territorio. E’ un momento di grande soddisfazione per noi.

Vita. Com’è stato l’atteggiamento delle istituzioni italiane nei vostri confronti? 
Patrik Jonsson. Abbiamo ricevuto il supporto per questo, come per tutti gli altri investimenti fatti ad oggi in Italia, da parte delle istituzioni a tutti i livelli, nazionali, regionali e locali. Tutte le parti di governo hanno lavorato in modo congiunto per raggiungere gli obiettivi comuni e darci il supporto di cui avevamo bisogno come azienda, indipendentemente dagli indirizzi politici. Da quando abbiamo deciso di investire in un nuovo impianto produttivo, il governo è cambiato ma non il supporto che abbiamo ricevuto, grazie ad una partnerhip bipartisan di lungo termine che si è rivelata il risultato finale. La Regione Toscana, dove abbiamo la nostra sede italiana, ha recentemente introdotto una serie di specifiche iniziative a favore della ricerca e dell’istruzione, che favoriscono il settore farmaceutico. Vengono riconosciuti e premiati gli investimenti stranieri, come quello di Lilly.
 
Vita. Parliamo della vostra decisione di puntare sulla produzione di insulina
Patrik Jonsson. La World Health Authority ha di recente lanciato un appello rivolto alle aziende farmaceutiche affinché investano nella produzione di insulina. Secondo la International Diabetes Foundation, con la quale collaboriamo per diverse iniziative, i due terzi delle persone che nel mondo hanno bisogno di insulina non godono di regolare accesso a questo farmaco. La prima ragione è per rispondere a questa necessità, oltre a ciò la Lilly vanta la più lunga storia nella produzione di insulina tra tutte industrie farmaceutiche. Nel 1923 siamo stati i primi a commerciare insulina su larga scala, nel 1982 abbiamo introdotto la prima insulina umana: si tratta della primo farmaco prodotto da DNA umano mai commercializzato. Con questa nuova struttura, nel futuro ci focalizzeremo ancor di più sul diabete.

Vita. Chiudiamo con uno sguardo al futuro. Cosa vi aspettate dal mercato nel nostro paese?
Patrik Jonsson. L’Italia rappresenta il quinto mercato farmaceutico al mondo e come tale una base importante a livello globale, in particolare per Lilly che è un’azienda che punta sull’innovazione. Un investimento in produzione ad alto livello tecnologico e il recente annuncio della seconda linea di produzione rendono chiaro che guardiamo all’Italia come ad un elemento fondamentale del futuro dell’azienda. Naturalmente crediamo che le condizioni trovate fino ad ora perdureranno nel futuro.


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