Cultura

I Pulseprogramming? Elettronica da sballo

Recensione del cd "Tulsa for one second" dei Pulseprogramming.

di Enrico Barbieri

Blooms eventually: tra effetti glitch e basi sintetiche, si districa faticosamente una voce un po? umana e un po? sintetica. Escono fuori in un sussurro le parole “Precious little time to spend with you, so take my hand”. Tulsa for one second, nuovo lavoro dei Pulseprogramming, inizia con un misto di bit e sentimento che provoca emozione: un?elettronica così melodica fa pensare a quegli androidi malinconici di Philip K. Dick. Sequenze ed effetti, uniti a un solido progetto armonico, proseguono per tutto il disco: sarà questa la nuova musica? Se è così, fa piacere ritrovarci ancora qualche traccia umana. Padri dell?opera sono Joel Kriske e Marc Hellner, con la collaborazione del regista Eric Johnson, cui si deve il video contenuto nel cd, degli art director Hans Seeger e John Shachter, autori della copertina, e del poeta Joel Craig. Tulsa for one second è infatti anche un progetto multimediale: svolgendo il cartone della copertina si compone un pezzo d?architettura freddo e grigio. Da qualche finestrella appare una luce: promessa di calore che il disco, all?interno, mantiene in pieno. Sullo slittamento tra toni freddi, elettronica e tepori umani, gioca tutto l?album. Lo scherzoso incedere ritmico di Stylophone purrs and Mannerist blossoms si risolve in una serie di accordi d?archi. E il saluto non poteva che essere un gran finale al carillon: pieno di pecorelle elettriche da sognare, direbbe Dick.


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