Non profit

Sisal, il banco non perde mai

Una macchina da soldi con un giro di affari da 3,9 miliardi di euro

di Christian Benna

La società del SuperEnalotto e di Win for life è posseduta da due fondi britannici di private equity, Apax Partners e Permira. Sono loro a sfruttare la fame di fortuna degli italiani. Che continua inesorabilmente a crescere. Tanto che quest’anno arriveremo
a scommettere oltre 50 miliardi di euro Spensierati e sistemati. Per tutta la vita. Win for life, la “tombolata” che garantisce ai fortunati vincitori uno stipendio di 4mila euro al mese per vent’anni, ha già estratto il suo lotto di numeri da mille e una notte.
A guadagnare un sontuoso vitalizio sono due fondi britannici: Apax Partners e Permira, colossi finanziari del private equity che navigano nelle acque agitate del super debito e delle svalutazioni delle proprie partecipazioni, ma che nel Belpaese hanno scommesso su un business dove il banco non perde mai. Le due società, infatti, controllano Sisal spa, la gallina delle uova d’oro del gioco Made in Italy, capace di far correre il suo giro d’affari a un ritmo di crescita del 34%, pari a 3,9 miliardi di euro, e tre volte superiore a quello di tutto il mercato del gioco italiano. Questo solo nel primo semestre di quest’anno.

Altro che Madoff
Nell’anno della grande crisi gli italiani non hanno smesso di puntare sulla roulette della buona sorte. Anzi, nel 2009 la febbre da gioco dovrebbe superare la cifra record di 50 miliardi di incasso (il 23% finisce in tasca all’erario); grosso modo il costo della strategia anti crisi lanciato da Frau Merkel, il valore della truffa finanziaria di Mr Madoff, il piano industriale per il prossimo triennio della Cassa depositi e prestiti.
Sisal, che ha in concessione dallo Stato italiano la gestione di scommesse e giochi d’azzardo attraverso una rete telematica di 19mila ricevitorie, muove un volume d’affari di circa 6/7 miliardi l’anno. SuperEnalotto (1,3 miliardi nei primi sei mesi), Totip, Totocalcio, Totogoal, Tris e pure le slot-machine da bar. I ricavi ammontano, nel primo semestre 2009, a 195,8 milioni di euro con un incremento del 29,2% sull’esercizio precedente.

Il bis è servito
E oggi con il “Vinci per la vita” in pista, la società prova a bissare il successo da record del SuperEnalotto. Nel primo giorno di giocate il Win for life ha raccolto sull’unghia 4 milioni di euro. Con tanto di patente etica nel taschino del croupier: il 23% delle puntate sarà devoluto per la ricostruzione dell’Abruzzo spezzato dal terremoto. Perché anche l’industria della fortuna è in continua evoluzione. Gli eredi di Massimo La Pergola, il giornalista triestino della Gazzetta dello Sport che inventò il Tototocalcio e il Totip, lanciando nel mercato la Sisal spa, gestiscono una fetta considerevole del business dell’azzardo italiano.
Forse anche eccessivamente abbondante, visto che l’Antitrust, dopo aver ha comminato a Lottomatica e Sisal una sanzione di 10 milioni di euro in due (8 milioni alla prima e 2 milioni all’altra) per aver concordato un’intesa restrittiva della concorrenza impedendo che altri operatori riuscissero a costituire una rete di ricevitorie, ha aperto a luglio un’altra istruttoria per abuso di posizione dominante. Il nodo della questione è legato al 12 ottobre, quando scatterà il bando di gara per la concessione del Gratta e vinci. La gestione, oggi in mano a Lottomatica, potrebbe essere suddivisa fino a quattro operatori, ma solo due in Italia hanno le carte in regola, ovvero una rete di più di 10mila punti vendita. Appunto Sisal e Lottomatica. Da qui le polemiche.

Il ruolo delle banche
Del resto il gioco è bello quando si punta sul sicuro. E l’operazione Sisal nasce su questi presupposti. Nell’ottobre 2006 Permira e Apax acquisiscono – assistiti dagli advisor Lehman Brothers e Morgan Stanley – la Giochi Holding spa, la scatola che controlla Sisal, dalla cordata di fondi controllata da Clessidra che solo un anno prima aveva rilevato per 400 milioni la società dalla famiglia Molo, travolta nel 1999 dallo scandalo di falso in bilancio e tangenti. Apax e Permira si assicurano la maggioranza dell’azionariato, mentre Clessidra Sgr scende al 17%. ll debito per l’acquisizione è fornito da un pool di banche: ABN Amro, Banca Intesa, Bayerische Hypo – und Vereinsbank, Calyon, Lehman Brothers, Mizuho e Royal Bank of Scotland.
Al rush finale i due fondi hanno avuto la meglio sugli altri pretendenti: Enel, Benetton e gli Agnelli. Erano gli anni ruggenti del private equity. E della corsa al leverage. Ovvero lo shopping senza soldi, poco cash e tanto debito. Così nel perimetro di Permira sono confluiti pezzi pregiati dell’industria italiana, da Valentino Fashion Group a Ferretti Yachts, Hugo Boss, Seat Pagine gialle, Eems, Marazzi. Attività già passate di mano più volte, gonfiate dalle aspettative di cessione e da un prossimo sbarco in Borsa. Tutte partecipazioni del portafoglio Permira che la crisi ha svalutato fino al 36%. Per fortuna però che c’è Sisal, «il sogno degli italiani» come recita il claim. E per fortuna che gli italiani credono ancora ciecamente alla dea bendata. Durerà per sempre, verrebbe da chiedersi?

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