Mondo

La sicurezza degli oggetti. Il dolore di Glenn Close

Recensione del film "La sicurezza degli oggetti" di Rose Troche.

di Giuseppe Frangi

L?America ha un male segreto, sul quale continua a tornare, come per un bisogno ossessivo. Il male ha attaccato la cellula che sembrava inespugnabile, lo ha attaccato in modo subdolo, spiazzante, incomprensibile: la famiglia. Così è inevitabile che anche il cinema torni a ripetizione sul luogo di questa dolorosa frattura sociale. La sicurezza degli oggetti, film del 2001, arrivato ora sui nostri schermi, s?inscrive perfettamente in questo filone. Rose Troche, la regista (si era messa in luce con il bellissimo Go now), gioca su un contrasto molto efficace: il ritmo quasi nevrotico con cui le vicende si inseriscono una nell?altra, con cui la narrazione salta avanti e indietro nel tempo, è l?esatto contrappasso per la vita controllata e spenta della famiglia media americana. Come dire: l?apparenza inganna. Tra quelle villette, non ci sono vite in fotocopia, ma si consumano drammi che invece di esplodere in un grido, si arrotolano attorno a sensi di colpa senza sbocchi. Al centro della storia di queste quattro famiglie, la figura di Glen Close, moglie di un uomo mummificato, madre di un figlio adorato, in coma per un incidente d?auto, e di una figlia assediata dalla colpa per aver indirettamente causato il destino tragico del fratello. Una Glen Close grandiosa nei panni di una madre qualunque, ammutolita da un dolore troppo grande per lei.


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