Famiglia

Iran, obbligo di minigonna

di Redazione

Recentemente mi sono accorta che le donne europee sono eccessivamente idealizzate nel mio Paese d’origine che è l’Iran. Anche se i corpi femminili non possono essere utilizzati per fini pubblicitari, le migliaia di paraboliche nascoste nei giardini delle case portano (di nascosto) nei salotti iraniani i volti perfetti e seducenti delle donne della pubblicità proveniente da Ovest e hanno contribuito a creare degli stereotipi difficili da decostruire nella mente degli iraniani; tant’è che, appena si sparge la voce che arriva un’amica, una conoscente, una parente dall’Italia, che in questo caso sarei io, cominciano a crearsi grandi aspettative e l’immaginazione galoppa. Pensano di vedermi arrivare elegantissima, mentre emano fragranze sofisticate di profumi francesi, con il trucco perfetto e la messa in piega sotto il “ru-sari”, il foulard obbligatorio per le strade, e la minigonna e i tacchi a spillo sotto il “ru-push”, il soprabito che serve a nascondere le forme.
Ed ecco la delusione nei loro occhi quando invece mi vedono, un intero carico di aspettative che si infrange contro i miei jeans, e il mio volto senza trucco. La loro delusione è talmente imbarazzante che mi sento in dovere di giustificarmi dicendo: «In Italia non si usa tanto la minigonna, quest’anno?».
Non è solo una questione di seduzione, ma farsi belle in Iran è qualcosa di imprescindibile dal rito della socialità. Da mia nonna, per esempio, ricevere ospiti significa prepararsi almeno un giorno prima, e comprende anche la tappa obbligatoria dell’estetista, che quando non è possibile, viene sostituita da lunghe applicazioni di impacchi per capelli, maschere per le mani e, per le mie cugine più giovani, shopping compulsivo.
Ricevere ospiti significa infatti spesso anche intrecciare relazioni che potrebbero portare ad un eventuale matrimonio. In Iran la bellezza è un indicatore sociale, è un investimento per il futuro, è un azione di rispetto verso il prossimo, e non ha nulla a che fare con l’obbligo di velarsi.
Un giorno ero stata invitata dagli zii, ma avevo passato tutta la giornata fuori casa e raggiunsi la mia famiglia direttamente alla festa. Ovviamente non mi ero né truccata, né cambiata, come al mio solito. Quando mia zia aprì la porta con un cordiale sorriso, una cruda realtà mi si rivelò dinanzi agli occhi: ero l’unica senza minigonna e senza trucco. Notai un lieve disappunto negli occhi della zia, che però fece finta di nulla. Mia nonna era così indignata che non mi parlò fino a quando andai dall’estetista. Ma se fossi stata iraniana al 100%, come dice lei, non sarebbe stato così facile passarla liscia. (S.H.)


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