Non profit
Berlusconi, il giorno più lungo
Attesa per la sentenza della Consulta sul lodo Alfano, tensione dopo la sentenza Cir-Fininvest
Giornata campale per il premier. Oggi si riunisce la consulta per deliberare sul lodo Alfano e sono ancora caldissimi gli strascichi dopo la sentenza civile sul lodo Mondadori.
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“Berlusconi: non mi fermeranno” è il titolo principale del CORRIERE DELLA SERA di oggi. Capitolo Mondadori. Il pdl parla di “disegno eversivo”, mentre Berlusconi si dice “allibito, ma durerò 5 anni”. «Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, fanno diffondere una nota contro il tentativo di «delegittimare» l’azione del governo. «La tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità – afferma la nota – rafforzano l’opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano». Replica del Pd: «L’arrogante rivendicazione di impunità e la patetica denuncia di complotti da parte del Pdl segnala in modo impietoso la consapevolezza del fallimento nella prova di governo. I capigruppo Pdl di Camera e Senato stanno cercando di deformare una sentenza e di trasformarla in un atto politico di parte». La presa di posizione è degli omologhi democratici di Gasparri e Cicchitto, ovvero Anna Finocchiaro e Antonello Soro con i rispettivi vicepresidenti Luigi Zanda e Marina Sereni». Sergio Bocconi ragiona sul nodo giuridico che ha ispirato la sentenza: “La perdita di chance e il risarcimento record che da solo vale oltre la metà di Cir in borsa”: «Al di là dei protagonisti sul palcoscenico, il Cavaliere e l’Ingegnere, delle ragioni o dei torti, delle questioni di merito e delle sentenze, ciò che ha più colpito mercati ed esperti della condanna a Fininvest sul «lodo Mondadori» si riassume in due elementi, un numero e un concetto. Il primo è l’entità del risarcimento: i 750 milioni rappresentano una cifra che non ha precedenti per dimensioni nel mondo finanziario e che è tanto più «maxi» se contestualizzata proprio sul listino. Il secondo è la determinazione del danno patrimoniale da «perdita di chance», guardata con attenzione perché inconsueta in queste situazioni e perché preoccupano un po’ gli scenari di possibile applicazione nei «conflitti» fra società finanziarie e industriali di rilievo. Per quanto riguarda le dimensioni della cifra, che supera di gran lunga anche il caso più clamoroso di risarcimento, quello del caso Imi-Sir (che parte dai mille miliardi di lire che l’Imi, allora Iri e oggi Intesa Sanpaolo, pagò nel ’94 a Nino Rovelli dopo una sentenza del tribunale civile di Roma, sentenza poi definitivamente accertata come frutto di corruzione), è sufficiente citare alcuni numeri. I 750 milioni di risarcimento rappresentano un settimo del patrimonio netto della Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi, poco meno della capitalizzazione in Borsa della Mondadori e un settimo di quella Mediaset. Dall’altro lato è pari al 70% circa del valore sul listino della Cir e al doppio di quello della Cofide, le holding di Carlo De Benedetti». E ancora: «Il caso in questione è molto particolare, forse unico, perché si è in presenza di corruzione accertata in modo definitivo. Ma non è difficile immaginare le conseguenze che potrebbe avere se, detto in linea puramente teorica, si applicasse a casi che hanno segnato la storia della finanza italiana, come la mancata fusione nel febbraio 2001 tra Falck e Montedison che avrebbe dato vita a un gruppo da 15 miliardi di fatturato. Ipotesi del tutto priva di fondamento, ma che ieri è tornata fra gli analisti anche solo perché suggestiva. Il risarcimento sul lodo Mondadori è dunque un terremoto. Ed è all’entità della somma stabilita dal tribunale che si pensa quando si pensa a una possibile sospensione o revisione: sono poche le sentenze di questo tipo che hanno visto il ricorso accolto in Appello».
Capitolo Lodo Alfano. Il CORRIERE intervista Cossiga che dice: “Il Cavaliere non si farà da parte. Il Lodo Alfano non passa”. E sul Pdl in piazza dice: «Rischioso». Dalla prima parte la lettera del costituzionalista Nicolò Zanon sotto il titolo “Ma quel lodo non è una vera immunità”: «Nella materia cui il Lodo Alfano si riferisce, il precedente è del 2004. La Corte chiarì allora che la soluzione del Lodo Schifani introduceva nell’ordinamento un caso di sospensione processuale, per la durata del mandato, in relazione a reati comuni commessi dalle alte cariche dello Stato. Questo fu scritto con chiarezza nella sentenza: non di una immunità si tratta, ma di una sospensione processuale. Tant’è che il Lodo Schifani fu dichiarato incostituzionale, ad esempio, perché non consentiva al titolare della carica di rinunciare alla sospensione. Se la Corte avesse ritenuto di trovarsi di fronte a una immunità, quel rilievo non avrebbe avuto senso, perché le immunità, in quanto riferite alla funzione, non sono liberamente rinunciabili dal titolare della carica «protetta… E questo mi serve a dire che l’argomento fondamentale spesso usato dai sostenitori dell’incostituzionalità del Lodo — ci vuole la legge costituzionale, non basta la legge ordinaria – è infondato».
Anche LA REPUBBLICA apre sulla politica: “Il giudice: Berlusconi corruttore” e riferisce nell’occhiello le reazioni: “Il Pdl: questa è eversione. Il premier: vado avanti. Oggi si riunisce la Consulta”. Riemerge il passato del contenzioso Mondadori-Cir. Erano gli anni 90: Berlusconi, tramite Previti, avrebbe corrotto il giudice Vittorio Metta per ottenere una sentenza favorevole. In seguito ricorsi vari e la sentenza del 2007: la Cassazione condannò Previti e Metta. Per Berlusconi il reato era prescritto. Ma, si legge nelle motivazioni del giudice Raimondo Mesiano, ieri minacciato e insultato da un anonimo al telefono, «trattandosi di sentenza non emessa a seguito di giudizio di merito, ma solo a seguito di applicazione di causa estintiva del reato, essa non preclude in alcun modo che nella presente sede, venga ritenuto “incidenter tantum” che Silvio Berlusconi ha commesso il fatto de quo, ai soli fini civilistici e risarcitori». Ovvero il fatto che il reato sia prescritto non riguarda il denaro. Il tantissimo denaro che viene stabilito Fininvest debba pagare a Cir. 750 milioni. I legali Fininvest promettono battaglia. Mentre, come scrive Liana Milella, il premier sarebbe pronto alla sfida e starebbe pensando di ricorrere a un decreto nel caso in cui la Consulta bocciasse il loro Alfano. Ipotesi che allarma il Quirinale. «Mi auguro che dopo quella che ho definito un’enormità giuridica non me ne facciano un’altra dichiarando il lodo incostituzionale. Questa sì sarebbe la dimostrazione che si tenta di capovolgere il voto popolare con un golpe giudiziario», ha affermato il Berlusconi furioso. Quanto al Pdl, tutti uniti nel difendere il capo del governo e nel dichiarare che c’è un disegno eversivo contro la volontà popolare. Si pensa addirittura a una manifestazione di piazza. Quanto alle opposizioni, sembrano unite nel respingere le accuse di eversione, richiamando il principio della distinzione dei poteri e il rispetto dovuto alla magistratura. Toni molto forti da parte di Idv. Più tiepido il Pd: anche perché, sottolinea Goffredo De Marchis, la scossa divide i democratici. Da un lato Rutelli e D’Alema che puntano su un nuovo governo, dall’altro i veltroniani e Franceschini che non si sbilanciano. Sul Lodo Alfano, una impietosa analisi di Giuseppe D’Avanzo. Il titolo dice molto: “L’ultimo abuso di potere di un premier che si crede proprietario del Paese”. Con toni estremamente ironici, descrive l’allarme “golpe” lanciato dal Pdl, la reazione del premier (allibito ma resisto; resterò per altri 5 anni) e fa il riepilogo della vicenda giudiziaria.
Sul tema politico il SOLE24ORE sceglie di nobilitare in prima pagina il consueto “Punto” di Stefano Folli, che oggi funge da editoriale. Titolo: “Il golpe dei «lodi» e la politica che s’è fermata. Folli fa subito una domanda: «davvero qualcuno sta tramando per rovesciare il responso delle urne» del 2008, favorevole a Berlusconi? Un’accusa del genere, dice Folli, «va dimostrata con argomenti convincenti», mentre «fin qui siamo nel regno delle nevrosi», quindi non si è dimostrato un bel niente: né la «tempistica» sospetta della sentenza sul lodo Mondadori, perché difficile che esista una tempistica adatta a Berlusconi, che negli ultimi 15 anni è stato spesso al governo, né la questione della costituzionalità del lodo Alfano, che anzi accresce la nevrosi perché innesca nella maggioranza i timori di un “impeachment” di Berlusconi in caso di pronuncia avversa. Dunque che fare? Berlusconi dovrebbe, secondo Folli, continuare a fare il suo dovere di premier e tenere i nervi saldi, anche perché secondo Folli «i governi istituzionali o del presidente nascono solo in certi momenti di emergenza» e questo per lui non lo è. «Quello che serve», conclude, «è una maggioranza che sappia lavorare con continuità a favore del paese e che non ceda alla tentazione un po’ paranoica del complottismo».
“Lodo Alfano, nervi tesi nel Pdl”. E’ l’articolo di punta di ITAIA OGGI sul pronunciamento della corte costituzionale a cui spetta dire se il lodo Alfano è costituzionalmente legittimo oppure no. Ma il titolo non deve trarre in inganno. Più che tensione tra i leader della coalizione di maggioranza, l’ipotesi di elezioni anticipate, emerge dall’analisi del pezzo, sta invece ricompattando il Pdl. Persino Fini, secondo ITALIA OGGI, cancella l’ipotesi di governi alternativi. «La maggioranza è quella che esce dalle urne» ha detto ieri tagliando corto sulle voci e sulle speculazioni che lo volevano alla guida di un possibile governo del presidente. Dalle barricate del Pdl, alle spallate giudiziali-mediatiche contro il premier. Da 13 anni Berlusconi è attaccato dalle toghe in vista di eventi chiave. E’ la tesi del pezzo “Decisioni a orologeria” dedicato interamente alla sentenze e agli avvisi di garanzia che arrivano al Cavaliere quando si avvicinano scadenze politiche importanti. Una rassegna di avvisi di garanzia, scandali e processi che vanno dal primo attacco del ‘94 quando il Corsera gli fece arrivare un avviso di garanzia a mezzo stampa, alla vicenda della escort Patrizia D’Addario, un caso giudiziario che, scrive ITALIA OGGI, «è solo l’ultima delle vicende giudiziaria che vede coinvolto il premier, anche se il processo portante, quello cioè sul filone della mala sanità in Puglia, passa del tutto in secondo piano e non vede il coinvolgimento di Berlusconi».
“Tutti con Berlusconi, addio golpe” titola in copertina IL GIORNALE perchè come scrive Alessandro Sallusti nel fondo «Il tentativo di ribaltone è fallito. Una alternativa a Silvio Berlusconi non c’è e se l’attuale governo dovesse cadere saranno gli elettori e non gli intrighi di palazzo a decidere quale sarà il prossimo. A far morire sul nascere i sogni dei complottisti entusiasti della sentenza ammazza Silvio sul lodo Mondadori e fiduciosi di quella in arrivo a ore sul lodo Alfano, sono state due brevi frasi. La prima di Gianfranco Fini: «La maggioranza è solo quella che esce dalle urne». La seconda di Umberto Bossi: «Siamo pronti al voto anticipato». Una vera doccia fredda per chi sperava di usare vicende giudiziarie per spaccare il centro destra e costituire una maggioranza parlamentare diversa da quella uscita dalle urne». Sallusti continua sullo scenario politico : «Berlusconi dopo aver incassato la fiducia di Fini e Bossi e visionato gli ultimi sondaggi che danno il suo gradimento in crescita ha dichiarato: «Sappiano tutti gli oppositori che il governo porterà a termine la sua missione quinquennale e non c’è nulla che potrà farci tradire il mandato che gli italiani ci hanno conferito. È chiaro a tutti che la strada del governo sarà in salita ma aver blindato la maggioranza è un passo avanti importante». Sul fronte politico anche l’intervento di Marcello Veneziani, il titolo è anche la sintesi del pezzo: “Lo vogliono morto, ma senza di lui i morti sono loro”. Nicola Porro invece si occupa del versante giudiziario e quindi della sentenza del Lodo Mondadori per spiegare che “L’atto d’accusa è solo un teorema” ammettendo «che “lo sputtanato” ha qualche responsabilità: poteva essere più accorto». Porro ripercorre la vicenda e analizza il dispositivo della sentenza del giudice civile Mesiano che ha deciso il maxi-risarcimento per “presunzione” di responsabilità. E alla fine chiede: «Un giudice si dice largo di manica nell’accettare prove per un giudizio civile, ma una volta acquisite emette di fatto una condanna penale. Vi sembra strano? E’ ciò che è accaduto»
“Golpevole” così IL MANIFESTO riassume la situazione politica con la sentenza del Lodo Mondadori che ritiene Berlusconi colpevole di corruzione di magistrati. Il premier ha reagito gridando al golpe e richiamando alla memoria i fatti del 1994. Il quotidiano comunista tratta l’argomento in maniera ironica e tagliente. Matteo Bartocci firma “Niente panico è solo un golpe” il cui incipit recita «per Silvio Berlusconi la democrazia si riduce a questo: golpe o plebiscito». Nel frattempo si attende che la Corte Costituzionale voti la legittimità della norma sull’immunità, quella che il Manifesto chiama «salvapremier». Secondo il costituzionalista Pugiotto, che il quotidiano intervista, la proposta è uguale a quella del 2004 dunque dovrà essere bocciata nuovamente». C’è la possibilità che il giorno del voto della consulta venga spostato data la tensione che si sta creando.
Tre pagine, su AVVENIRE, dedicate al «fulmine sul premier», come recita il lancio in prima pagina. Tante infografiche per sintetizzare la guerra di Segrate e le pene stabilite per i vari imputati, con un “Berlusconi corresponsabile” nel titolo all’interno, l’ipotesi di una grande manifestazione organizzata dal Pdl e Berlusconi che «ripete in mille occasioni che c’è un’unica maggioranza che arriverà fino alla fine della legislatura». Nelle altre due pagine, focus sul Lodo Alfano, che sarà sotto esame della Corte costituzionale oggi e domani, con Napolitano al suo posto, che non si asterrà dal giudizio. A box le critiche mosse dal Consiglio d’Europa, per bocca di Drago Kos, presidente del gruppo che si occupa di contrasto alla corruzione: «il lodo Alfano non rappresenta “un contributo a una sincera lotta” al fenomeno».
“Giustizia, la furia di Berlusconi”. Apre con questo titolo la prima pagina de LA STAMPA. «Sarebbe fuori dell’ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il “dominus” della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti». LA STAMPA ricostruisce il caso Cir-Fininvest e la vicenda giudiziaria che va avanti da vent’anni nelle prime quattro pagine dell’edizione di oggi, aprendo con un pezzo di cronaca che riporta i passaggi salienti della «monumentale sentenza «che obbliga la Fininvest a risarcire la Cir. Accanto, le reazioni del mondo politico. Berlusconi, innanzitutto, che, al di là delle reazioni furibonde «fa sapere attraverso suoi collaboratori di essere pronto pure a elezioni anticipate» e e del Pdl che con una nota congiunta ha parlato di «disegno eversivo» riferendosi anche alla sentenza sul Lodo Mondadori. Per Finocchiaro, Soro, Zanda e Sereni del Pd la nota congiunta è «gravissima». «Nelle parole degli esponenti del Pdl c’è tutta la spudoratezza di chi considera le aziende e i comportamenti del premier al di sopra delle leggi penali, amministrative e civili e financo delle leggi etiche». “Fini e Casini stoppano le voci sui complotti: ‘No a governi tecnici'”, è il titolo di un pezzo a parte sulle voci di accordo sottobanco fra i due leader. Ieri Gianfranco Fini ha dichiarato che «nessun governo tecnico è possibile» e il leader dell’Udc, ha definito «segno di un disorientamento inquietante nel Pdl» l’invocata manifestazione di piazza «contro inesistenti complotti contro il governo». LA STAMPA fa seguire due pagine sul Lodo Alfano: “Lodo Alfano, arriva il giorno del giudizio” è l’apertura, più un pezzo di retroscena sugli scenari istituzionali, dalle elezioni anticipate alla possibilità molto probabile che il Pdl chiami il suo “popolo” a una manifestazione di piazza, e un commento di Michele Anis che segue dalla prima pagina che spiega in termini giuridici su cosa è chiamata a esprimersi la Consulta. Sul lodo Schifani la Corte si era espressa dicendo che separare le alte cariche «viola il principio di eguaglianza». Se dovesse confermare questo giudizio, ci saranno ancora due “vie d’uscita”: estendere il lodo a ministri e parlamentari o cambiare la Costituzione.
E inoltre sui giornali di oggi:
MESSINA
LA REPUBBLICA – Doppia pagina sulla sciagura siciliana. Si riduce il numero dei dispersi (9) mentre emerge un altro recentissimo rapporto, del 2008, in cui si avvertiva che l’area era a rischio. Un rapporto ignorato come gli altri. Il governatore Lombardo, ora anche commissario per l’emergenza, avverte che non saranno più tollerati abusivismi e irregolarità. Ma per capire quanto valga il suo monito basta leggere accanto: “Permessi facili e abusi condonati così si costruisce nelle strade della morte”. Colline sbancate, case sul greto dei torrenti, ma per i comuni è tutto regolare. Un viaggio allucinante nelle strade di Giampilieri. Per Legambiente se la bomba d’acqua fosse caduta sul versante opposto dello stretto, i danni sarebbero stati anche più gravi: a Reggio Calabria campi di calcio, mercati, case per studenti e centri direzionali sorgono in zone pericolose.
VELO E ISLAM
CORRIERE DELLA SERA – “Il grande imam dei sunniti: «Il velo integrale non è Islam»”: La somma autorità di Al Azhar si schiera per la prima volta. Il «niqàb» sarà vietato in tutte le scuole religiose. Che la laica Francia se la prenda con il burqa non sorprende più di tanto. Che la somma autorità religiosa di tutti i musulmani sunniti condanni duramente il velo integrale può invece stupire. Eppure sheik Mohammad Tantawi, Grande Imam dell’Azhar, questa volta è stato chiaro. «Il niqàb , il velo che copre il volto, è una tradizione del tutto estranea all’Islam», ha detto a una stupitissima liceale visitando la sua scuola al Cairo. «Perché lo porti? Non è religione questa, e io di religione credo di capirne più di te e dei tuoi genitori». E ancora: «Emanerò una direttiva per proibire l’uso di questo velo in tutte le scuole di Al Azhar. Allieve e insegnanti non potranno più portarlo».
IL GIORNALE – L’imam del Cairo Mohamed Said Tantawi mette al bando il niqab e il GIORNALE riporta a pag. 22 la vicenda accaduta domenica scorsa in un liceo della capitale egiziana dove questo imam in occasione di una sua visita ha invitato un’alunna a togliersi il velo spiegando che «il niqab, il velo integrale, è una usanza tribale che non ha niente che vedere con la religione». Interpellata sul caso Daniela Santanchè commenta: «Finalmente un messaggio civile. E’ una grande vittoria ed è indicativo che arrivi dal Cairo».
AFRICA
AVVENIRE – Come già riportato da Vita.it, in Sud Sudan sette ragazzi fra i 15 e i 20 anni sono stati sequestrati e crocifissi da membri del Lord’s Resistance Army. Lo ha denunciato il vescovo di Tombura Yambio, nel Sud Sudan, che ha lanciato un appello alla comunità internazionale. Negli ultimi due mesi sono state 11 gli attacchi dei ribelli ugandesi contro comunità cattoliche del Sud Sudan. Nello scorso week end gli scontri tribali nell’area hanno provocato 23 vittime.
CRISI
SOLE24ORE – Nuova, decisiva puntata della vicenda France Télécom: il numero due Louis Pierre Wenes, si è dimesso dall’incarico ed è stato sostituito da Stephane Richard, ex capo di gabinetto del ministro dell’economia Christine Lagarde e vicino al presidente francese Nicolas Sarkozy. Il piano di mobilità dei dipendenti, che era già stato congelato fino al 31 ottobre, verrà sospeso fino alla fine dell’anno. Wenes, 60 anni, era arrivato a France Telecom nel dicembre 2002 come direttore degli acquisti e per il miglioramento della performance. Nel 2005 è diventato supervisore del piano di modernizzazione “Next” e nel 2006 è stato incaricato delle operazioni in Francia e la trasformazione dell’ex gruppo pubblico, privatizzato nel 1998. Da febbraio Wenes era anche direttore generale aggiunto. La sua sostituzione giunge dopo un crescendo di proteste dell’opposizione e del sindacato per l’ondata dei suicidi fra i dipendenti, 24 in 18 mesi.
BIOTESTAMENTO
CORRIERE DELLA SERA – Il Consiglio comunale di Firenze dice sì al biotestamento. Riporta il CORRIERE: «Il consiglio comunale approva una delibera (presentata dal Pd, partito di maggioranza) che istituisce il registro dei testamenti biologici ancor prima di una legge nazionale e a Palazzo Vecchio scoppia la polemica. Tre consiglieri del Pd votano contro e di fatto si schierano con l’opposizione di centrodestra e il sindaco, Matteo Renzi, decide di non partecipare ai lavori dell’assemblea e di non rilasciare dichiarazioni. A rendere ancora più esplosiva la vicenda arriva in serata una nota durissima dall’Arcidiocesi, dunque espressione diretta dell’arcivescovo Giuseppe Betori, nella quale non solo si boccia il provvedimento, ma si esprimono «rammarico e preoccupazione per la decisione».
NOBEL
LA STAMPA – “Medicina, un Nobel al femminile”. Va in prima pagina la notizia che per la prima volta il Nobel va a due donne contemporaneamente. Si tratta di Elisabeth Blackburn e Carole Greider, entrambe americane. Hanno risolto un mistero che si annida nel Dna: come funziona quel processo di duplicazione dei cromosomi in grado di «sfidare il tempo e garantire agli organismi lunghe esistenze».
Nessuno ti regala niente, noi sì
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