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Rio 2016, il trionfo di Lula

I retroscena della vittoria brasiliana su Obama

di Paolo Manzo

Rio de Janeiro ospiterà le Olimpiadi del 2016. La notizia ha mandato in visibilio il Brasile e l’intera America Latina. W, hip hip hurrà, alleluia (già, in un paesino vicino a Bahia, c’è anche chi ha ringraziato gli orixà, le divinità del candomblé). Tutti contenti e felicissimi da queste parti, dal più grande scrittore verde-oro all times, quel Paulo Coelho, che si vanta di riuscire con la forza del pensiero (suo) a spostare le macchine quando si trova in mezzo agli ingorghi di San Paolo, a Lula il “presidente dei poveri”, l’ex sindacalista che con l’assegnazione al Brasile dell’Olimpiade 2016 ha praticamente raggiunto agli occhi degli oltre 50 milioni di poveri brasiliani un’aura di santità e che è amato in patria forse persino più di Pelé.

Rio da oggi si prepara dunque ad ospitare le Olimpiadi del 2016. Che non fosse solo una questione di sport questo in Brasile lo avevano capito tutti, perfino i venditori ambulanti che affollano le spiagge di Copacabana: negli ultimi giorni non parlavano d’altro mentre in città quelli del Comitato Rio 2016 stavano finendo di allestire gli schermi giganti per trasmettere in diretta la votazione.

L’assegnazione dei Giochi a Rio de Janeiro annunciata pochi minuti fa è una di quelle occasioni che capitano una volta nella vita. La scelta della città simbolo del Carnevale apre infatti, per la prima volta nella storia di tutto il Sud America le porte prestigiosissime dei Giochi. Un guinness che inevitabilmente pone il Brasile al pari delle grandi potenze della terra, dagli Stati Uniti alla Cina. Una cosa capita bene in primis dal presidente Lula che non a caso ieri era sbarcato in Danimarca a far compagnia ma soprattutto concorrenza al suo collega Obama, il grande sconfitto. Un fallimento diplomatico il suo, meglio fosse rimasto a casa anche perché la sua Chicago è stata la prima città delle 4 (Tokio e Madrid le altre due) ad essere eliminata.

“Nessuna altra città ha bisogno di ospitare le Olimpiadi”, aveva dichiarato Lula una settimana fa a New York “il Brasile invece sì”. Un’idea che evidentemente coltivava da tempo, tant’è che l’anno scorso lo si era visto schierato in prima fila all’inaugurazione dei giochi di Pechino e che ad aprile di quest’anno dopo il G20 di Londra si era fermato un giorno in più per visitare i lavori di realizzazione del Parco Olimpico in vista dei Giochi 2012.

E che si tratti di un momento decisivo per il paese verde-oro lo dimostra anche l’appoggio ottenuto  da paesi come Francia e Spagna per bocca del suo re. Il Presidente Nicolas Sarkozy, che con il Brasile sta facendo affari d’oro sul fronte dello shopping militare, già alla vigilia aveva affermato di appoggiare “al 100%” la candidatura di Rio contro le altre tre finaliste. Quanto a re Juan Carlos si era detto pronto a sostenere Rio se Madrid al primo turno non ce l’avesse fatta, cosa che poi non è accaduta e proprio la capitale iberica fino all’ultimo ha dato filo da torcere alla città carioca. Perfino alcuni membri del Coi, il Comitato Olimpico Internazionale, si erano detti favorevoli alla vittoria della città del Cristo Redentore come correzione di una grande negligenza della storia dei Giochi che finora aveva letteralmente ignorato questa parte di pianeta. Ora il torto è stato cancellato e per il Brasile questi Giochi rappresentano davvero una manna dal cielo, consacrando definitivamente il paese del samba e del Carnevale come un’arena sportiva di prima classe.

Certo, come in tutte le belle fiabe che si rispettino anche qui c’è un ma. Rio è sicuramente una città da cartolina che continua a levare il fiato a chiunque la veda per la prima volta ma, con la sua media quotidiana di 15 morti ammazzati al giorno, la realtà è che fa concorrenza alla Striscia di Gaza come aveva sottolineato bene un reportage choc del New Yorker di qualche giorno fa. Ma forse è solo un dettaglio.

Ma W, hip hip hurrà, alleluia lo gridiamo anche noi da San Paolo per almeno dieci buoni motivi.

Primo. Rio è a “cidade meravilhosa”, la cartolina del Brasile, un paradiso in terra grazie alla natura che ha regalato ai fortunati  che vi abitano. Secondo. Non era mai accaduto che un’Olimpiade fosse ospitata da un paese dell’America Latina ed era ora di infrangere il tabù. Terzo. Dopo essersi aggiudicato il mondiale di calcio 2014, il Brasile sarà un paese più preparato ad accogliere la più grande manifestazione sportiva del mondo. Quarto. L’Olimpiade sarà una grande occasione per “ripulire” Rio dalla piaga che la ha distrutta negli ultimi anni, la violenza legata al narcotraffico. Quinto. È un bene che non siano stati assegnati agli Usa i quarti Giochi in poco più di 100 anni perché va bene che “l’importante è partecipare” per dirla alla De Coubertain ma per il Sud del mondo è bene cominciare a vincere ogni tanto (non ce ne voglia Obama). Sesto. Ho vinto una scommessa con mia moglie che mi deve una cena. Lei pensava vincesse Chicago ma io ero quasi sicuro grazie ai siti di scommesse online inglesi, i più seri al mondo perché di solito ci azzeccano, che davano Rio favorita (thanks bookmakers!). Settimo. La vittoria di Rio dimostra che oggi il Brasile è diventata una potenza mondiale, al pari della Cina che non a caso si era aggiudicata le ultime Olimpiadi, riuscendo a raccogliere moltissimi consensi, soprattutto dai paesi di Africa, Asia e Sud America, continenti un tempo marginali e sempre al seguito dell’Occidente, oggi invece strategicamente centrali. Ottavo. Con i Giochi, almeno a Rio, si costruiranno strutture sportive nuove che potranno essere utilizzate in seguito anche da chi vive in povertà e non può permettersi i “clubs” le strutture private sportive, carissime e di élite. Nono. L’indotto olimpico creerà nuovi posti di lavoro. Decimo. I Giochi aiuteranno (forse) anche a fare uscire questo bellissimo paese da una cultura tradizionalmente calciocentrica, che sino ad oggi ha relegato tutti gli altri sport al dimenticatoio.

Qui il sito ufficiale dei Giochi 2016

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