Non profit

Tremonti sullo Scudo

Passa il provvedimento per il rientro dei capitali, mentre il ministro polemizza con le banche

di Franco Bomprezzi

Il governo blinda il provvedimento sullo scudo fiscale e passa indenne da un voto di fiducia alla Camera dove le assenze nelle file dell’opposizione risultano determinanti. Oggi Fini chiude il dibattito e fa votare entro le 15. I giornali legano questa vicenda a quella del sostegno alle imprese, con i Tremonti bond non utilizzati dalle banche. E’ l’economia intrecciata alla politica a guidare le scelte editoriali di oggi.

Molto asciutto il titolo di prima pagina del CORRIERE DELLA SERA: “Passa la fiducia sullo scudo”. «Dopo un aspro di­battito la Camera ha votato la fi­ducia richiesta dal governo sul decreto che estende l’applicabi­lità dello scudo fiscale. I sì sono stati 309 (Pdl, Lega, Mpa), i no 247 (Pd, Idv, Udc). L’iter parla­mentare si concluderà oggi en­tro le 15 con il voto finale sul provvedimento. Il termine è sta­to fissato ieri dal presidente del­la Camera, Gianfranco Fini, che ha annunciato il ricorso, se ne­cessario, allo strumento regola­mentare della «ghigliottina». Con la ghigliottina, finora mai utilizzata, il presidente può in ogni momento sospendere il di­battito e passare al voto. Fini, pur riconoscendo «oggettive anomalie procedurali nella complessiva vicenda dell’iter del decreto, trasmesso dal Sena­to a 10 giorni dalla sua scaden­za», ha motivato la decisione di chiudere la partita entro le 15 di oggi con la necessità di dare al presidente della Repubblica un tempo sufficiente a valutare il testo prima della promulga­zione. Il decreto deve infatti es­sere convertito in legge entro sabato, altrimenti decade».  Alessandro Trocino in “Congresso, pulsanti rotti e presenze tv. Il Pd fa i conti con i leader assenteisti” rivela come al momento del voto mancassero 59 deputati del Pd, quando ne sarebbero bastati «27 per mandare sotto il governo». Fra questi Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. A pag. 6 infine il vademecum dello scudo, che precisa come la data limite per far rientrare i capitali sia il 15 dicembre.

 Il nesso fra politica ed economia è anche l’apertura de LA REPUBBLICA: “Tremonti attacca le banche”. Mentre la Camera vota la fiducia sullo scudo fiscale, si apre per il governo un nuovo contenzioso. Quello con Unicredit e Intesa Sanpaolo, che si sono attirate le ire del ministro dell’economia per non aver utilizzato i bond pubblici. «Non è una questione di sgarbo a me o al governo», premette Tremonti, «quegli strumenti farebbero molto comodo alle imprese… I bond erano stati chiesti, anzi invocati, con pressione enorme dalle banche, non è che il governo fosse ansiosi di indebitarsi»; «la crisi dimostra sempre più che il sistema bancario italiano, troppo concentrato e verticalizzato, non va bene. Se le banche continuano a fare i soldi con la finanza si prepara la prossima crisi». Insomma ciò che ieri andava bene (la concentrazione) oggi spiace a Tremonti. Un esperto apparentemente neutrale, José Vinals, direttore del dipartimento mercati del Fondo monetario, difende la scelta dei banchieri (che hanno preferito il mercato perché spendevano meno): «se una banca ha bisogno di aumentare il capitale ed è in grado di farlo è meglio che ricorra al mercato piuttosto che all’aiuto pubblico». Non ricorda, Vinals – sottolinea Andrea Greco – che parliamo di quello stesso mercato drogato negli ultimi mesi da montagne di denaro pubblico, prestate gratis dalla Bce per non farlo morire… I banchieri sotto accusa, spiega il retroscena curato da Giovanni Pons (“Profumo: niente vincoli di Stato da soli sosterremo di più le aziende”), non hanno risposto a Tremonti: erano entrambi a Londra, dove hanno illustrato questa loro scelta ricevendo un mare di applausi dai partecipanti all’incontro organizzato dalla Merril Lynch. Profumo ha spiegato: «i soldi incassati con i Tremonti bond hanno qualità minore rispetto a un puro aumento di capitale, sono soldi stabili e strutturali che non devono essere rimborsati. E poi sono riconosciuti al 100% dalle aziende di rating». Se è così, perché l’ira di Tremonti? Perché i suoi bond vincolavano alla crescita degli impieghi (circa 6-7%) e dunque dei prestiti alle aziende. Mentre «le banche devono rispondere alla domanda che c’è e in questo momento le aziende serie chiedono poco credito», si sostiene nell’entourage di Profumo. Ma sarà vero? Il commento di Massimo Giannini (“L’élite che resiste”) è schierato dalla parte dei temerari che non usano i bond di Tremonti, «accecato dall’ideologia e dominato dalla demagogia. I banchieri sono colpevoli di tutto. Apolidi e irresponsabili, non sono eletti e non rispondono a nessuno… Dunque sono i veri colpevoli del fallimento mercatista… sono i veri nemici del popolo». Bene hanno fatto dunque la banche a scegliere il mercato e a non far entrare il Tesoro (che avrebbe imposto un aumento degli  impieghi, forma di dirigismo reale).

“Fiducia sullo scudo, i rilievi di Fini”: decide di puntare sul disagio del presidente della Camera il SOLE24ORE nel suo resoconto della giornata parlamentare di ieri. Fini aveva infatti avvertito della presenza di «anomalie» nel testo di legge, che però doveva secondo lui «andare avanti» comunque, cosa che è avvenuta grazie al voto di fiducia. In particolare Fini – rivela il SOLE – non ha mandato giù l’azzeramento del dibattito parlamentare su temi caldi quali le frodi fiscali e il falso in bilancio. Il SOLE propone tra l’altro in uno dei suoi eccellenti schemi tutte le fasi del procedimento per «scudare» (ormai è un neologismo) i capitali.

ITALIA OGGI non dedica l’apertura alla scudo fiscale, che tratta in una pagina interna con un articolo sull’uso della fiducia. Un commento di Pierluigi Mantini molto duro sia sui contenuti dello scudo «che garantisce l’impunità nei confronti dei reati dei colletti bianchi, dall’evasione al falso in bilancio»,  sia sull’abuso delle decretazione di urgenza (23 dall’inizio del governo): «Il regime parlamentare è alla deriva».

Sullo scudo fiscale IL GIORNALE ricorda in un box che oggi entro le 15 si svolgerà la votazione finale e che dopo il sì finale della Camera il decreto, che scade sabato,  passerà al vaglio del Capo dello stato. IL GIORNALE dà grande spazio all’allarme del ministro delle Finanze Giulio Tremonti: “Le banche  preparano un’altra crisi”. Ieri Tremonti ha voluto incontrare i giornalisti perché scrive Marcello Zacchè «lo hanno mandato fuori dai gangheri tre cose. Prima la decisione di Intesa e Unicredit, martedì,  di non emettere i cosiddetti Tremonti bond. Poi alcuni titoli dei giornali  che avevano presentato la vicenda come una sconfitta del ministro. Infine il nome stesso, trasformatosi in boomerang politico: Tremonti bond». Tremonti ha quindi precisato: «non è una questione di sgarbo a me o al governo per il quale non emettere debito va anche meglio. Il problema è che quegli strumenti farebbero molto comodo alle imprese». Tremonti ieri era a Milano  dove è approdato anche Giuseppe Pizzino, imprenditore siciliano che per ottenere da Unicredit di riattivare le linee di redito per la sua azienda di camice si è messo a fare lo sciopero della fame davanti alla sede milanese dell’istituto. «Non conosco il merito del problema di questo imprenditore ma il fatto che da Messina sia dovuto venire a Milano la dice lunga sull’asimmetria del credito in Italia». Zacchè riporta anche i dati dell’ufficio studi degli artigiani di Mestre che denuncia una contrazione annuale di prestiti bancari a breve e medio termine del 2,1% e del 10,7% e considera: «gli aiuti governativi richiesti dalle banche in difficoltà una volta ottenuti sono stati traditi. Pensati  per dare ossigeno agli istituti sono stati sfruttati dalle banche come garanzia incombente alla propria tenuta patrimoniale».

“Non vale uno scudo” è il titolo che campeggia su IL MANIFESTO sovrastato da una foto di una badante che spinge una carrozzina. Unisce così i due temi più importanti il quotidiano comunista che sottolinea il varo dello scudo fiscale e la chiusura del tempo disponibile per presentare domanda di regolarizzazione per le lavoratrici domestiche irregolari. Duro l’editoriale di Valentina Parlato “Il badante degli evasori” che punta sul nesso tra i due provvedimenti, «Si punisce chi porta ricchezza in Italia (i servizi alla persona lo sono) e si premia chi ha portato soldi all’estero falsificando bilanci e dichiarazione dei redditi». Per quanto riguarda la sanatoria poi Parlato sottolinea come le richieste «dovessero essere molte di più, ma qualcosa non ha funzionato. Sopratutto sia per l’ottusità della legge (a cominciare dai 500 euro richiesti per la sanatoria o per la non cumulabilità dell’orario svolto presso più famiglie) sia per l’egoismo di molti datori di lavoro. Sullo scudo fiscale invece l’accusa è che «più che condono mi appare una vera amnistia per varare la quale sarebbe stata necessaria una maggioranza qualificata del parlamento». Come è noto e ormai consuetudine purtroppo «invece il provvedimento è andato avanti a colpi di fiducia che non hanno messo in crisi la maggioranza». Un ultima stoccata anche al Pd che «è stato troppo assenteista, avrebbe dovuto partecipare compatto alle votazioni» per mettere in crisi il governo. «Ha ragione», aggiunge Parlato, «Bersani a rimpiangere il Pci».

LA STAMPA fa la cronaca della giornata di ieri in Parlamento, a pag. 9, sottolineando “i dubbi di Fini”. L’analisi di Paolo Baroni entra nel dettaglio del provvedimento: «Salvacondotto per un lungo elenco di reati, tra cui il falso in bilancio, ma non per i procedimenti in corso, niente obbligo per gli intermediari di segnalare le operazioni sospette a fini antiriciclaggio ma anche tempi più stretti per aderire alla sanatoria: sono queste le novità principali dello scudo fiscale che sarà approvato definitivamente oggi dalla Camera. (…)  va detto che lo scudo-ter protegge anche i reati di false comunicazioni sociali. Ma non solo, le garanzie sono estese a una serie di reati tributari e penali: dalle dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture o altri artifici, a quella infedele, dall’occultamento alla distruzione di documenti contabili alla soppressione di atti veri. Niente ombrello fiscale invece per chi ha un procedimento in corso. (…) L’obiettivo del governo è quello di finanziare con queste risorse scuola, università, sgravi alle imprese e probabilmente anche il rinnovo dei contratti del pubblico impiego».

A pagina 11 AVVENIRE titola “Sullo scudo fiscale la «ghigliottina» di Fini”. Sarebbe la «prima volta nella storia del Parlamento repubblicano» in cui la Camera ricorre alla «ghigliottina», ponendo in votazione il testo indipendentemente dalla fase dell’esame. AVVENIRE riporta le tensioni tra un «urlante» Roberto Giachetti del Pd «due giorni, due giorni!», alludendo alla durata dell’esame parlamentare e Fini, che replica seccato: «Non sono due giorni, ha perso una buona occasione per tacere». Duro anche l’intervento di Casini, secondo cui lo scudo «viola regole civili e tributarie», ed è espressione di «uno Stato forte con i deboli e debole con i forti». Infine l’appello di Di Pietro al Capo dello Stato: «Non si faccia connivente di un modo criminale di gestire la cosa pubblica». Intanto Silvio Berlusconi chiede «realismo», lo scudo permetterebbe di «recuperare i soldi sfuggiti al controllo dello Stato» e che «potranno sostenere la nostra economia». Se il presidente della Camera precisa di voler prescindere da «valutazioni sul merito del provvedimento», l’opposizione minaccia ostruzionismo durante tutta la discussione degli ordini del giorno.

E inoltre sui giornali di oggi:

TERREMOTO
LA STAMPA – Il commento è affidato al geologo Mario Tozzi, sotto il titolo “Il mondo non finirà nel 2012”: «Ma il terremoto evoca la nostra atavica debolezza, l’incapacità di confrontarsi con la natura quando la riteniamo davvero arrabbiata: in realtà la natura fa il suo corso senza curarsi di noi o di altri viventi e non ci sarà nessuna fine del mondo per congiunzioni astrali di pianeti nel 2012 o per un susseguirsi di terremoti violenti. La tremenda sequenza calabrese della fine del XVIII secolo, i vari big-one della California o del Giappone, gli tsunami del Sud-Est asiatico, le scosse dell’intero «anello di fuoco» del Pacifico sono solo i segni di un pianeta attivo e dinamico che dovremmo  semplicemente guardare con rispetto».

AVVENIRE – Il terremoto è il tema d’apertura cui sono dedicati approfondimenti alle pagine 3, 4 e 5. Un interessante focus su Padang, anch’essa distrutta dal sisma, “In ginocchio la città oasi di convivenza”. Capoluogo dell’isola di Sumatra, la città ospita una grossa comunità cinese ed è «emblema di un islam moderato e tollerante». Molti sarebbero i giovani che vi si trasferiscono per sfuggire alla repressione delle altre province. Un altro articolo è dedicato alla violenza contro i cristiani nello Stato musulmano più popoloso al mondo: «i religiosi non possono indossare simboli sacri», e ora, per ricostruire le chiese distrutte, «bisognerà attendere speciali permessi, anche per decenni». I primi interventi, dalla Cei un milione di euro dai fondi dell’otto per mille e la mobilitazione della Caritas Italiana.

TUMORI
CORRIERE DELLA SERA – Outing del leader dell’Italia dei Valori che ad Aldo Cazzullo racconta la sua malattia e dice: “«Io e il timore alla prostata. Sono solidale con il Cavaliere»”. «A un certo punto, l’urologo che mi sta­va facendo l’ecografia mi ha detto: ‘Caro Di Pietro, in effetti qui c’è una massa, tra la vescica e la prostata…’». Una massa? «Sì, un tumore. Benigno, come ha poi rive­lato l’esame istologico. Due mesi fa sono stato operato alla prostata. Lo so che in Ita­lia nessuno lo dice. Ma io non mi vergo­gno. Anche perché ho già fatto la prova del nove….». Cioè, scusi? «Ci siamo capiti benissimo». E com’è andata, la prova del nove? «E’ riuscita». «C’ha pensato, Di Pietro? Proprio lei, lo stesso male di Berlusconi», incalza Cazzullo. La risposta di Di Pietro: «Non credo sia esattamente la stessa cosa. Io non so co­s’abbia avuto Berlusconi. C’è chi dice che abbia avuto un cancro alla prostata, c’è chi dice di no». Lui stesso ha raccontato la sua malattia. «Sì, e sulla malattia non si scherza. Se l’ha avuto, è stato bravo a uscirne fuori completamente. Mi congratulo con lui per la sua buona sorte, per i suoi medi­ci, e per la sua tenuta. La cattiva sorte non si augura a nessuno, la salute si augura a tutti, anche agli avversari. Anche a Berlusconi».

RU486
IL GIORNALE – «L’agenzia del farmaco conferma l’ok alla commercializzazione del medicinale. Negli ospedali però arriverà solo dopo i risultati dell’indagine del Parlamento. Francesca Angeli scrive: «L’Aifa pur essendo un organismo tecnico non poteva ignorare il fatto che  sulla ru486 si consuma da tempo un aspro di battito politico. Dunque per rispetto istituzionale ha preferito attendere gli sviluppi dell’indagine conoscitiva promossa dal Parlamento».

FINE VITA
AVVENIRE – “Con Ippocrate e con ogni malato senza costruire «zone grigie»” è l’editoriale di prima pagina. «I problemi bioetici vanno affrontati applicando il principio ippocratico della difesa della vita e non facendo appello alla “libertà” o all’ “autodeterminazione” del malato»», è la tesi di Francesco D’Agostino, contro una «legislazione “liberale” e rispettosa di tutte le “zone grigie”». All’interno, un inserto dedicato interamente alla legge sul fine vita, la cui discussione alla Camera è stata rinviata a dicembre.

REGOLARIZZAZIONE
ITALIA OGGI – Interessante intervista a Marina Caldirone, presidente dei consulenti del lavoro. «Non si deve parlare di flop. La vera barriera  è il rispetto dell’orario settimanale di almeno 20 ore con lo stesso datore di lavoro. La realtà del lavoro domestico in Italia è ben altra. E poi non è stata chiarita bene la non punibilità in caso di non perfezionamento della pratica. I datori si sono lasciati prdnere dalla paura».

IL GIORNALE – Oggi entrano in vigore le sanzioni per le colf e le badanti clandestine e «se scoperte saranno  espulse dopo avere pagato una multa dai 5 ai 10mila euro. Chi persevera e rimane in Italia potrebbe essere arrestata e rischia da uno a quattro anni di carcere. Anche per i datori di lavoro sono rogne. Chi si tiene in casa unA badante clandestina può venire denunciato per utilizzo del lavoro nero, un reato punito con la reclusione dai sei mesi ai tre anni e multa di 5mila euro. Inoltre l’Inps potrebbe reclamare  sanzioni contributive». Carlo Giovanardi risponde a chi parla di flop. «Nel 2002 sono state regolarizzate 300mila fra colf e badanti. Con questa sanatoria altre 300mila persone.  Con i decreti flussi fra il 2002 e il 2008 entrarono altre 300mila fra colf e badanti che erano in gran parte in Italia senza permesso di soggiorno. Si tratta di 900mila persone, pari all’1,5% della popolazione italiana».

IMMIGRAZIONE
SOLE24ORE – Una brutta storia arriva dalla California, dove la American Apparel, azienda trendy di abbigliamento molto amata dai giovani, è stata costretta a licenziare in tronco, in un solo giorno, 1800 lavoratori immigrati irregolari. Motivo, l’applicazione letterale della legge sull’immigrazione decisa da Obama per scoraggiare chi assume stranieri senza permesso di soggiorno. La mossa ha destato un’ondata di proteste in California, per due motivi; primo, lì l’economia si regge sugli irregolari che arrivano dal Messico, e la inea dura del governo contro gli irregolari rischia di portare al collasso un’economia già molto provata; secondo, la American Apparel è un’azienda modello, fondata da un ebreo canadese immigrato a sua volta, che paga i dipendenti molto più della media, offre a tutti la copertura sanitaria e distribuisce i dividendi non solo tra gli azionisti ma anche tra i lavoratori. Oltretutto, American Apparel non ha assunto intenzionalmente gli irregolari, ma si è basata su documenti “regolari” che i lavoratori avevano prodotto ma che in realtà erano falsi.

SERVIZIO CIVILE
AVVENIRE – A pagina 12 “Il servizio civile deve rimanere nazionale”, «perché attiene alla difesa della Patria». Carlo Giovanardi chiarisce il senso della riforma del servizio civile, al primo confronto pubblico con gli enti dall`approvazione del disegno di legge delega che vuole mettere mano alla materia. Un «no» alla richiesta di aprire agli immigrati, un «ni» alla possibilità di stabilire un contingente fisso annuo di volontari. Il problema dei fondi «resta una spada di Damocle»: 27mila volontari nel 2009 a fronte di 100 mila domande.        


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA