Mondo
Le adozioni sono in lista dattesa
Arrivano continuamente numerose segnalazioni sui tempi di attesa eccessivamente lunghi sui tempi necessari all'adozione.
Siamo una coppia che ha appena ricevuto il decreto di idoneità all?adozione internazionale dal Tribunale dei minori. Io e mio marito ci siamo rivolti a un ente autorizzato della nostra zona che ci dava fiducia, ma i responsabili ci hanno comunicato di aver chiuso la lista d?attesa. A questo punto, avendo inoltre saputo che anche in altri enti le liste d?attesa sono molto lunghe, temiamo che il nostro decreto possa scadere nell?attesa di trovare un ente disponibile e sbrigare per tempo tutte le procedure. Cosa dobbiamo fare? Questo problema delle liste d?attesa è temporaneo o indica che c?è troppa richiesta da parte delle coppie italiane? Lettera firmata
Proprio in queste ultime settimane giungono segnali sempre più allarmanti dal mondo delle associazioni autorizzate all?adozione. La coppia di lettori, infatti, non è stata l?unica a segnalarci un certo intasamento di alcune associazioni (fra l?altro fra esse pare vi sia pure una delle più conosciute e antiche) che hanno al momento lunghe liste d?attesa che non lasciano presagire nulla di buono.
Ci è stato segnalato, infatti, che vi sarebbero associazioni che, pur avendo una media consolidata di una settantina di adozioni annue, hanno in attesa non meno di duecento coppie. Ciò significa che stante l?attuale situazione ci vorranno almeno tre anni per poter avere un nome da abbinare ad alcune coppie e che, a questo punto, da tale data decorreranno i termini (spesso superiori all?anno) per ottenere che tale pratica giunga a buon esito.
E occorre sottolineare che a quelli si devono aggiungere i tempi per ottenere l?idoneità, che raramente sono realisticamente inferiori all?anno. Così pensare a una coppia che resti in attesa di un bambino in adozione per quattro o cinque anni (o forse anche di più… ) lascia assai perplessi, perché così tanti anni sono un termine lunghissimo, durante i quali la coppia è soggetta a mutamenti e, di conseguenza, potrebbero cambiare anche le condizioni dalle quali era sorta l?idoneità all?adozione ottenuta. E poi appare anche difficile pensare che a una coppia italiana possano essere richiesti sacrifici eccessivi rispetto a quelli ai quali sono chiamate le altre coppie europee nella stessa condizione.
La nostra legge sull?adozione internazionale, innegabilmente buona, ha già forse bisogno di qualche rivisitazione?
Non sapremmo. È certo che, nel caso in cui la situazione fosse confermata anche da altri enti autorizzati, il problema dovrebbe essere posto all?agenda dei politici.
Forse, in maniera troppo ottimistica, non si è voluta ipotizzare una fase di assestamento più lunga, che cioè concedesse un maggior periodo di tempo alle associazioni per divenire i veri ?esclusivisti? in materia di adozioni (è bene ricordare che con la legge precedente le pratiche adottive seguite dagli enti autorizzati erano residuali rispetto a quelle del cosiddetto ?fai da te?).
Occorre forse anche ragionare sulla necessità di nuovi e maggiori investimenti (probabilmente anche in termini di personale specializzato) in sede di Commissione per l?adozione internazionale, affinché si possano realizzare un maggior numero di accordi con quegli Stati che hanno bambini disponibili all?adozione e quindi maggiori sponde giuridiche alle nostre associazioni. Ovvero rendere più dialogante la nostra legge con quelle dei vari Paesi con cui le nostre associazioni operano.
Certamente il grido di allarme che giunge dalle coppie che ci hanno contattato non può e non deve passare sotto silenzio: la maggioranza attualmente al governo aveva assicurato, in sede elettorale, che avrebbe fatto di tutto per avere ?adozioni più facili?.
Non sappiamo se questo fosse giusto, ma certamente al momento questo non è avvenuto.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.