Mondo

Bill Gates giramondo in India fece flop

Di come l'India scampò il pericolo. Cronaca di un non-incontro che fece notizia di Emmanuele Somma*

di Redazione

Fine Novembre 2002. Luogo dell’attentato: Nuova Delhi, capitale dell’India. Niente terroristi. Niente bombe. Niente dirottamenti. Semplicemente quello che mai si era realizzato prima si stava per realizzare. Per poco la città indiana non è stata trasformata nel teatro di una delle maggiori esplosioni degli ultimi tempi. Niente terrorismo, ho detto, che pure va tanto di moda ultimamente. Bill Gates e Richard Stallman per pochi giorni si sono trovati a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. Nella stessa città. Allo stesso tempo. Non era mai successo. Bill è il fondatore della Gates Foundation, la più generosa organizzazione filantropica di tutti i tempi, Rick è il fondatore della Free Software Foundation la più influente organizzazione dell’età dell’informazione. Bill ha lasciato la scuola di Harvard per creare un impero. Rick ha abbandonato il Massachusetts Institute of Technology per dar vita ad un movimento. Ecco le due icone viventi nel mondo del software. Bill era in India per una donazione di 100 mila dollari per debellare l’AIDS endemico in India. Ah, visto che c’era, ha trovato il modo di pubblicizzare ampiamente la decisione di investire 421 altri milioni per realizzare nuovi sviluppi software in India, in particolare una specifica versione di XP in lingua indiana nativa. Ah, visto che era lì, è riuscito a farsi firmare un accordo dal Primo Ministro indiano per impegnare il governo a utilizzare prodotti Microsoft nell’informatizzazione del paese. Occuparsi del mercato indiano – con i suoi quattro utenti – e spenderci sopra una cifra così rilevante può non sembrare una mossa di grande intelligenza. Ma uno non butta via mezzo miliardo di dollari senza ragione, neppure se si chiama Bill Gates. Non ci sono molti computer in India. Ma ci saranno. E Bill si deve ancora riprendere dalla fregatura dei cinesi, che lo hanno tenuto buono per anni mentre usavano i suoi programmi copiati gratis. Poi quando hanno capito che avrebbero dovuto iniziare a pagarli se volevano essere accettati tra i paesi “civili” e Bill si era posizionato alla cassa per riscuotere, loro gli hanno comunicato che non se ne faceva nulla e che poteva tenerseli i suoi programmi yankee perché s’erano fatti la loro distribuzione Linux cinese, e tanti saluti al capitalista. I cinesi sono svariati miliardi – e useranno Linux, con buona pace di Bill. Ma in India no: gli investimenti stranieri sono troppo importanti perché il governo possa permettersi di rifiutare un’offerta di aiuto come quella di Gates. Gli indiani hanno un nucleo di ingegneri e tecnologi molto preparati, una gran quantità di piccole aziende di informatica e tecnologia sono concentrate nella terra delle vacche sacre dove possono contare sulle capacità dei tanti che sono emigrati in America per studiare e dei tantissimi che lavorano duramente per stipendi comparabilmente più bassi di quelli occidentali. Queste aziende hanno qualcosa in comune: Linux. La quasi totalità delle offerte provenienti dall’India è infatti basata su soluzioni libere. Il basso costo d’accesso e la facile composizione di questo tipo di software è riuscita a realizzare un vero miracolo economico in una terra in cui le fondamenta industriali sono praticamente nulle. Una crescita tanto impressionante che inizia a produrre risultati così interessanti da diventare bandiera nazionale dell’India intera che le porta grande successo all’estero. Persino in Italia, tanto per fare un esempio, il prodotto di punta di questa nuova industria, il Simputer, una sorta di PDA a basso costo costruito tutto, dal software all’hardware, sulla base di licenze libere, è stato il vero evento del nostro ultimo SMAU quando il Ministro Stanca ne ha incontrato i progettisti e promotori tra mille fasti ed onori. Bill sa che in India non può giocare la sua carta migliore: non esistono utenti bloccati nelle sue tecnologie come nel ricco e pigro Occidente. Dovendo iniziare da zero i primi utenti informatici liberi di scegliere stanno mostrando chiaramente di preferire Linux. Se anche gli indiani come i cinesi dovessero scegliere Linux, visti i numeri esplosivi della popolazione, tra solo qualche anno sarà possibile sostenere che gli utenti Microsoft sono solo una stretta minoranza. Bill lo sa e corre ai ripari. Bloccare la pubblica amministrazione in Windows e Office ha esattamente questo significato. Ma… ma Rick ha imparato a giocare con l’opinione pubblica. Sapeva che la discesa trionfale del Paperone yankee nell’India martoriata da mille problemi prima di quelli tecnologici avrebbe finito per dare a Microsoft un indiscusso vantaggio d’immagine e che il self-made man avrebbe potuto rappresentare un esempio deleterio per la grande popolazione che solo adesso si avvicina ai grandi mezzi di informazione e non ne conosce completamente i trucchi e i rischi. Così si è presentato per ricordare che esiste un’altra strada. Era lì con la sua ingombrante personalità e soprattutto con una presenza quanto mai semplice. Solo per testimoniare che lui è diverso dall’altro. Un esempio che a noi occidentali suscita non più di un sorriso di simpatia. Ma in India no. L’uomo solo che con la disarmante semplicità delle sue parole giuste pretende di cambiare il mondo, ad un indiano ricorda l’uomo solo che ha effettivamente cambiato il corso della stora di quella nazione. Nel confronto nessuno yuppie di successo può confrontarsi con il leader umile che rappresenta la natura stessa dell’idea sociale di un indiano. Bravo Rick. Onore al merito. Neppure sprecando un altro mezzo miliardo di dollari Bill può competere se si capiscono e si sanno gestire i meccanismi della comunicazione. Bill torna a casa con un pezzo di carta straccia con l’autografo di quello che sarà (senza volerglielo augurare) un ex-primo ministro che non può impegnare una nazione per l’eternità. Rick torna a casa con qualche altro miliarduccio di potenziali utenti. Vorrei far notare che questa non-notizia di un non-incontro sovverte tutte le regole dell’informazione alle quali troppi ancora credono. Di questi tempi non basta avere tutte le telecamere puntate addosso, e tutti i mezzi di comunicazione supini. La propagazione di una semplice e buona idea, che nessuno può oggi pensare di bloccare, vince anche sulle peripezie. Ma la buona idea bisogna avercela… Emmanuele ‘exedre’ Somma esomma@ieee.org>, www.exedre.org> “Bill giramondo in India fece flop” © Gennaio, 2003 by Emmanuele Somma – All Rights Reserved. Questo articolo è apparso come editoriale su Linux Magazine n. 26 Gennaio 2003 Emmanuele ‘exedre’ Somma* esomma@ieee.org> è un “consumatore e produttore di software libero” che nel novembre 2000 denunciò lo spot televisivo della BSA “Copiare software è reato!” e ne ottenne la condanna e la censura come pubblicità ingannevole e per lo sfruttamento della credulità e della paura. Ha fondato e dirige Linux Magazine. Licenza di distribuzione: Questo lavoro può essere liberamente distribuito solo in forma completa e non modificata riportando questa attribuzione di paternità e licenza di distribuzione. Attenzione: a causa della particolare natura di questo lavoro non è possibile pubblicarne estratti o citazioni senza l’esplicito permesso dell’autore. 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