Non profit

Il prof. Ciro Ferrara sale in cattedra a parlare di filantropia

Per i 18 anni di Cariplo un evento irrituale a Milano

di Carmen Morrone

L’allenatore della Juve si rivolgerà a una platea
di diciottenni. Obiettivo: spiegare cosa si può fare lavorando in una fondazione. E raccontare cosa è riuscito a fare lui
con Cannavaro
Quest’anno gli impegni non gli mancano, visto che siede sulla panchina della Juve ed è atteso da mille sfide al cardiopalmo. Ma Ciro Ferrara ha voluto restar fedele all’altro impegno, quello preso con il suo amico e compagno di tante avventure calcistiche, Fabio Cannavaro, di dar vita a una fondazione per dare sostegno concreto alla loro città di origine: Napoli. Nata nel 2005 con 55mila euro di capitale iniziale, vuole essere un punto di riferimento per i ragazzi napoletani che vivono situazioni di marginalità. Perciò il 12 ottobre Ferrara salirà in cattedra per spiegare ad un’altra platea di giovani, a Milano, il senso di questa sua scelta.

Vita: Le hanno dato un compito: spiegare ai giovani che senso ha una fondazione. Da dove comincerà?
Ciro Ferrara: Immagino che i ragazzi milanesi siano già a conoscenza di cosa è una fondazione. Scenderò nel dettaglio della nostra fondazione spiegando che noi amiamo definirci anche «mediatori filantropici».
Vita: Che sarebbero?
Ferrara: Vuol dire che attraverso il nostro lavoro e attraverso la promozione delle nostre attività ci poniamo come intermediari tra gli enti che erogano i fondi e le associazioni. I fondi raccolti vengono incanalati nella realizzazione di progetti sociali a favore di minori che vivono situazioni di disagio nella mia città. Non facciamo altro che creare un ponte tra aziende, enti pubblici e privati sensibili alla nostra causa e le associazioni che conoscono i bisogni di quelle zone. Mettiamo la nostra faccia per facilitare la realizzazione di progetti che abbiamo giudicati buoni.
Vita: I ragazzi sono destinatari del vostro lavoro. Ma c’è spazio per loro anche come operatori nella struttura di una fondazione, ad esempio la vostra?
Ferrara: Sì, con noi sono coinvolti diversi ragazzi sotto i 25 anni. Inoltre decine di volontari molto giovani ci vengono in aiuto per esempio quando organizziamo degli eventi, o nel monitoraggio dei progetti in corso. Dalla nostra esperienza abbiamo constatato una grande sensibilità alle cause sociali da parte dei più giovani. E poi dobbiamo considerare anche tutti quelli che lavorano nelle associazioni di cui sosteniamo i progetti.
Vita: Quali i prossimi programmi?
Ferrara: La fondazione è impegnata su diversi fronti. Innanzitutto nelle attività che quotidianamente svolgiamo come il monitoraggio dei progetti in corso, impegno che ci prende molto tempo. Poi c’è il lavoro per cercare fondi da destinare ai progetti che sono in scadenza. Nella nostra filosofia puntiamo a garantire continuità ai progetti soprattutto quando riscontriamo che diventano dei veri e propri punti di riferimento per i ragazzi che ne sono coinvolti. Ma tengo a sottolineare l’appuntamento del 26 ottobre a Napoli per il convegno dell’Istituto italiano della donazione, di cui la nostra fondazione è diventata socio aderente. L’istituto garantisce la trasparenza nelle operazioni di raccolta ed erogazione di fondi: un riconoscimento per noi importante. E poi c’è in cantiere un bel progetto per Natale…
Vita: Ci anticipa qualcosa?
Ferrara: Se tutto andrà in porto, si terra a Napoli al Madre, il nuovo Museo d’arte contemporanea. Ci sarà un’estrazione al lotto per l’assegnazione di decine di opere donate alla fondazione da grandi artisti napoletani Sarò io stesso a effettuare l’estrazione, un mestiere che mi mancava… Le opere saranno estratte a sorte tra i donatori che partecipano all’evento.
Vita: E a chi finiranno i fondi raccolti?
Ferrara: Ci sono un po’ di progetti che si sono già fatti avanti. Li stiamo valutando, poi decideremo.


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