Sostenibilità

C’erano una volta le liberalizzazioni

Editoriale

di Lorenzo Miozzi

Oggi si discute su modifiche e cancellazioni di quelle norme. Si cerca di tornare indietro sui farmaci, sulle professioni, sulle assicurazioni, sulle banche ? praticamente su tutto.
Si sa che, fin dal giorno della loro presentazione, le liberalizzazioni avevano istantaneamente sollevato le ire delle corporazioni. Intere categorie in sciopero e alcuni settori bloccati per protestare. Mobilitazioni, a volte anche dure, messe in atto da chi temeva di perdere il proprio status. Il governo era andato avanti e quei provvedimenti sono diventati legge. I risultati sono sembrati subito incoraggianti. Il rapporto tra consumatori e banche, assicurazioni, farmacie e compagnie telefoniche è migliorato. Piccoli passi che hanno fatto sperare.
Più il tempo passa, però, e più sembra distante lo spirito di quei provvedimenti. La politica oggi non ha voglia né tempo di occuparsi di questi argomenti se non, appunto, per dare ascolto a qualche lobby e tirare una riga su qualche norma un po’ fastidiosa. Le corporazioni, quindi, stanno lentamente ricreando quei privilegi che erano stati eliminati. Alcuni si oppongono di fatto all’applicazione delle normative. Si pensi alle banche e a quanta fatica fa il consumatore per cambiare il proprio mutuo. Altri invece si dedicano alla pressione politica cercando di far passare per modifiche migliorative provvedimenti che altro non sono che abrogazioni.
Credo che i soggetti che oggi stanno operando di fatto contro le liberalizzazioni stiano facendo un pessimo servizio al Paese, ai consumatori e ai loro stessi interessi. L’opinione pubblica era ed è favorevole alle liberalizzazioni, alla concorrenza e all’eliminazione di privilegi ingiusti e ingiustificati. Certo, nel nostro Paese è più facile che in piazza scendano i tassisti o gli avvocati per manifestare “contro” piuttosto che i “cittadini” per manifestare “pro”. Questo non significa però che non si debba ascoltare quella parte di italiani, la maggioranza, che vorrebbe un mercato più trasparente e una liberalizzazione vera. Soffocare questa voce è miope sia a livello politico che a livello imprenditoriale.

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