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Si torna a congelare gli embrioni

I centri di procreazione assistita praticano di nuovo la crioconservazione. Un'inchiesta

di Sara De Carli

La rivoluzione di velluto è partita. I centri di procreazione medicalmente assistita stanno congelando embrioni. Quattro al Tecnobios di Bologna, uno all’Humanitas di Rozzano (Mi), due alla clinica Zucchi di Monza, ma anche al Plicilinico di Quartu, a Villa Mafalda a Roma, ai centri di Udine e Abano Terme, entrambi affiliati Tecnobios, a Chianciano, all’European Hospital di Roma… C’è persino il San Raffaele di Milano, che a giugno era finito nell’occhio del ciclone per il rifiuto a congelare embrioni per via del suo orientamento cattolico: di ritorno dal pick up, Makkia ora annunacia alla community di www.cercounbimbo.org che le feconderanno 5 dei 7 ovociti prodotti e che («non credevo alle mie orecchie») la dottoressa «ci ha chiesto come ci ponevamo di fronte alla possibilità di congelare embrioni». Il costo dell’operazione, nei centri privati, si aggira sui 600 euro l’anno per la crioconservazione e mille per il transfer, con “offerte promozionali” per i primi tre mesi. Sulla fecondazione di più di tre ovociti, poi, le cose sembrano assodate: i post parlano di quattro, cinque, sei ovociti fecondati, con un record di 12 ovociti fecondati all’European Hospital di Roma («effettueranno il transfer di due embrioni e congelermo gli altri», dice Cappuccina).

Dopo l’estate, il forum di www.cercounbimbo.org è tutto un fiorire di post soddisfatti, quasi «vittoriosi», che documentano («per la serie ci credo se vedo», è il ritornello costante) il ritorno della crioconservazione degli embrioni. La prassi di congelare embrioni, infatti, era stata vietata dalla legge 40 (che pur prevedeva alcune eccezioni): il divieto è stato smussato, a maggio, da una sentenza della Corte Costituzionale che, togliendo il limite massimo dei 3 embrioni da realizzare per ogni ciclo, amplia di fatto la possibilità di congelare embrioni.

Secondo il sito www.cercounbimbo.org, che già a giugno aveva approntato un censimento informale, i centri di PMA che stanno attuando pienamente la nuova norma sono 36: una lista parzialissima, basata esclusivamente sulle testimonianze postate dagli utenti, che fotografa solo una piccola parte dei 203 centri di secondo e terzo livello attivi in Italia. Sufficiente, comunque, per dare un’idea della tendenza: i temporeggiatori messi alla berlina sono 28. Giustificano la scelta di non congelare con l’attesa delle nuove linee guida per la legge 40, con problemi tecnici (non sarebbero attrezzati per congelare il Borgo Roma di Verona e il Del Ponte di Varese), con mancanza di personale (il Versilia di Viareggio). Molto di più si intuisce leggendo i post. E l’impressione è che, con l’autunno, le cose stiano davvero cambiando.

Linee guida entro fine anno

Cambiato è, innanzitutto, l’atteggiamento degli aspiranti genitori. Se a giugno sembrava che fossero tutti pronti a salire sulle barricate contro i centri inadempienti, con la vaga minaccia all’orizzonte di un medico concepito solo come “erogatore di servizi”, il clima ora è più sereno. Soprattutto, curiosando nel forum, sembra davvero la pratica diffusa sia quella di un “piano personalizzato”, che valuta caso per caso, paziente per paziente, qual è il numero giusto di ovociti da fecondare, embrioni da impiantare ed eventaulmente di embrioni da trasferire. E che, in questa cornice, tutte le parti in campo siano più soddisfatte.

L’impressione è confermata da Assuntina Morresi, consulente del sottosegretario Eugenia Roccella e membro delle due commissioni che lavorano su temi che confluiranno nelle nuove linee guida della legge 40: «È solo un’impressione, magari l’anno prossimo i dati ci smentiranno, ma mi sembra di cogliere un atteggiamento di grande responsabilità da parte dei centri. Non c’è nessuna corsa a riempire i frigoriferi di embrioni, il limite imposto dalla legge 40 ha insegnato un altro approccio».

La Morresi chiarisce ancora una volta che dal punto di vista giuridico i centri non hanno bisogno di aspettare alcunchè per cambiare la loro procedura e conservare embrioni: «L’unica cosa che cambierà è che con le nuove linee guida, che speriamo saranno pronte entro la fine dell’anno, sarà disponibile anche il nuovo consenso informato». Un punto delicato, perché molti pazienti lamentano appunto che i centri fanno ancora firmare il vecchio, che prevede esclusivamente la possibilità di fecondare tre ovociti, tutti da impiantare in utero. La Morresi tranquillizza: quel vecchio consenso «non inficia la possibilità di applicare le nuove regole. Certo è necessario armonizzare nuove regole e vecchio consenso: quando saremo pronti cadranno tutti i dubbi che oggi a volte persistono».


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