Non profit

troppo usa e getta, e l’ambiente scoppia

La psicosi della suina intasa i cassonetti. Come uscirne?

di Chiara Cantoni

Virus dell’influenza suina, vade retro. Ci si aspetta di vederlo spuntare dietro l’angolo: nel bicchiere mal sciacquato della mensa, nel fazzoletto passato di mano in mano all’asilo, nell’infermeria della materna, nelle salviette dei bagni. Ogni occasione è buona per evocare il fantasma dell’influenza. A garanzia delle norme igienico-sanitarie, il coro di mamme e papà invoca a gran voce la panacea di tutte le prevenzioni: l’usa e getta. Lo rivendica per i servizi delle scuole Cittadinanzattiva e se, ad agosto, come ha dichiarato la portavoce Denise Stadler, le mascherine vendute giornalmente nei negozi Coop hanno superato quota mille, la domanda di guanti monouso e disinfettanti è cresciuta del 50%.
Una prudenza legittima, che tuttavia pone interrogativi ragionevoli in materia di sostenibilità e smaltimento rifiuti. Che i timori di pandemia abbiano sdoganato i prodotti one shot, soprattutto in ambito sanitario e alimentare, è un fatto. Che si possa farne un uso intelligente è un altro fatto. Magari ricorrendo a materiali riciclabili o biodegradabili. Come le stoviglie (posate, piatti, bicchieri) realizzate in Mater-Bi, ottenuto dall’amido di mais, compostabile al 100% secondo la norma UNI EN 13432. Semaforo verde anche ad altri derivati vegetali, dal Pla, resistente fino a una temperature massima di 55 gradi e perciò più adatto a bevande e alimenti freddi o tiepidi; alla polpa di cellulosa, ricavata dagli scarti di lavorazione della canna da zucchero, che può essere utilizzata anche in forno o nel microonde. Gettando tutto nel bidone dell’umido, con sensibile riduzione nel volume di rifiuti indifferenziati e relativo costo di smaltimento. Al termine del loro ciclo vitale infatti, questi prodotti (packaging compreso) si trasformano in fertile humus pronto a essere ri-immesso nel ciclo naturale.
Ma occhio al bollino. In Europa a certificare la compostabilità di prodotti domestici è il marchio «Ok compost» rilasciato dall’ente belga Aib Vinçotte. L’ha ottenuta, per esempio, la gamma di stoviglie monouso Eczema, con diversi modelli di piatti, bicchieri, posate, tazzine, cannucce e tovagliette.
Sul fronte dell’igiene, invece, a fare da spartiacque è il sistema di etichettatura Ecolabel, riservato a diverse categorie merceologiche fra cui detersivi, fazzoletti, carta igienica, pannocarta, asciugamani e salviette idrosolubili (proposti per esempio dall’azienda Paolo Muratori). Tra “piani di morbidezza” e rotoloni senza fine, la multinazionale Kimberly-Clark, produttrice di Kleenex e Scottex, ha da poco annunciato la svolta verde: ricaverà entro il 2011 il 40% della sua produzione in Nord America da fibre riciclate o certificate Fsc.


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