Economia

Vi spiego perché il Costa Rica perde in Pil, ma vince in felicità

Parla uno degli inventori dell'Happy planet index "sponsorizzato" da Sarkozy

di Rose Hackman

Un forte sistema di welfare, copertura sanitaria universale. Meno consumismo, più valori tradizionali. Così, anche
con meno di due dollari
al mese di reddito medio,
il Paese centroamericano ha scalato la classifica
del benessere mondiale
Appena un anno dopo il gigantesco crollo di Lehman Brothers, i leader mondiali stanno preparando l’imminente riunione dell’assemblea generale dell’Onu e il prossimo incontro del G20 a Pittsburgh: in agenda la discussione per trovare un consenso sulle nuove regole economiche globali. Nel frattempo, lo scorso 14 settembre il presidente francese Nicolas Sarkozy ha illustrato i risultati relativi a un rapporto speciale che aveva commissionato a un gruppo di esperti, rilanciando l’idea di sviluppare nuovi strumenti in grado di misurare la ricchezza del Paese. L’idea è di dare vita a una “rivoluzione statistica” che permetta alla società, secondo le parole di Sarkozy, di trovare un’alternativa alla religione dei numeri, mandando in soffitta il Pil e prospettando dei parametri nuovi come la felicità. Si tratta di qualcosa in linea con quello che è stato fatto dal think-tank New Economic Foundation’s (Nef), che in luglio ha lanciato il secondo Happy Planet Index (HPI). Con risultati sorprendenti: Il Costa Rica occupa la prima posizione. Segue, staccata di poco, la Giamaica. Il Vietnam è l’unico Paese non latino ad essere nella classifica dei primi dieci. Lontano dalla top ten, i Paesi europei. La posizione migliore è occupata dall’Olanda, 42esima; la Germania è 51esima; l’Italia 69esima. Ne abbiamo parlato con Saamah Abdallah, ricercatore capo dell’Happy Placet Index presso la Nef.
Vita: Perché pensa che l’Happy Placet Index sia uno strumento preferibile per valutare la ricchezza dei Paesi rispetto al Pil o all’indice che misura la qualità della vita?
Saamah Abdallah: Quello che abbiamo cercato di fare è di identificare quali siano gli scopi oggettivi che noi abbiamo come individui. Abbiamo scoperto che lo stare bene, come le persone si sentono, la salute, sono scopi universali che accomunano tutti. Ma abbiamo anche riconosciuto che le risorse naturali del nostro pianeta sono limitate, e preso coscienza di quello che emettiamo in termini di inquinamento. Alla luce di queste considerazioni, abbiamo concluso che ogni misura che testimonia il progresso della società debba tener conto di questi due dati di fatto.
Vita: Nel vostro test online, ci sono domande relative al coinvolgimento civico e del materiale sul rapporto dei partecipanti al test con le attività che svolgono nello loro comunità e come volontari. Avete riscontrato un consenso generalizzato sul fatto che queste attività contribuiscono a una maggiore felicità?
Abdallah: Si, c’è un’evidente correlazione. I Paesi dove c’è più capitale sociale in termini di coinvolgimento civico con le attività della comunità, sono risultati i più felici. Un recente studio suggerisce che in Usa il livello di “life satisfaction” non sta aumentando, a causa della diminuzione del capitale sociale come il passare tempo con la famiglia e in attività condivise con la comunità. Ciò che determina lo star bene delle persone è strettamente legato alle loro reti sociali.
Vita: Che cosa, al contrario dell’Europa, sta facendo di giusto il Costa Rica?
Abdallah: Il Costa Rica non è un Paese ricco per cui non può permettersi di spendere e di consumare come noi. Poi, il Costa Rica vanta una forte struttura sociale che è in grado di garantire un’aspettativa di vita più alta rispetto a quella in Usa. Se si tiene conto del forte sistema di welfare e della copertura sanitaria universale, non si può nemmeno considerarlo un Paese povero. Anzi, il network sociale e il sostegno del governo sono sufficienti per assicurare che la gente sia in salute e felice, nonostante viva sotto la soglia dei due dollari al giorno.
Vita: L’indice HPI è destinato a rivoluzionare la visione dei valori?
Abdallah: Certamente. In questo periodo post crisi credo che l’avidità materiale come motore del capitalismo sia stata screditata come valore universale. Le persone si stanno riavvicinando ai valori tradizionali e in essi stanno trovando maggior appagamento. Questa revisione di valori è una minaccia per i parametri imposti da molti Paesi occidentali. La luce ora brilla su un gruppo di leader latinoamericani.


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