Mondo

Cosa succede davvero in Libia

Lo rivela un documentario audio presentato oggi a Roma. Con le voci di tutti i protagonisti

di Daniele Biella

Dietro le quinte della disperazione. Un documentario audio inedito e di grande valore giornalistico che racconta quello che succede veramente al di là del Mediterraneo: è Noi difendiamo l’Europa!, risultato di un’operazione portata a termine dal documentarista tedesco Roman Herzog dopo settimane di lavoro sul campo, tra accompagnamenti delle autorità libiche, visite ai campi di detenzione e colloqui con i profughi che vi sono rinchiusi, spesso in condizioni estreme.

In tutto, 70 minuti di audio interamente registrati in Libia dove hanno voce i protagonisti, nel bene e nel male, della lotta all’immigrazione in Libia e dell’opposizione politica al regime. Il lavoro di Herzog arriva in anteprima in Italia grazie all’Osservatorio sulle vittime dell’emarginazione Fortress Europe e ad Audio doc: in particolare, il documentario viene trasmesso il 24 settembre 2009 alle ore 21 al Nuovo cinema Aquila a Roma (via L’Aquila 68) e il 25 settembre alle 20.30 al Laboratorio Zeta di Palermo (via Boito 7).

Diversi i momenti a forte impatto dell’audio (di cui Fortress Europe anticipa sul proprio sito un estratto di cinque minuti, cliccare qui): in particolare, sono drammatiche le testimonianze degli emigranti internati (in foto il campo di Misratah), che raccontano la loro fuga, le torture nelle carceri libiche e le violenze della vita quotidiana a Tripoli. Ancora, lasciano senza fiato le dure parole dei militari libici, che all’Europa chiedono di finanziare il loro apparato militare perché, come recita il titolo, “noi difendiamo l’Europa”. Oltre a profughi e forze dell’ordine libiche, trovano spazio anche i contributi di funzionari ministeriali, avvocati, religiosi, giornalisti e funzionari dell’Unchr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati.

Il documentario arriva al grande pubblico proprio pochi giorni dopo la dura presa di posizione del capo dell’Unhcr, Antonio Guterres, che ha definito “terribili le condizioni di detenzione nelle carceri libiche” e ha espresso “forti riserve sui respingimenti in atto da parte del Governo italiano: è un grave rischio che i richiedenti asilo vengano rinviati nei Paesi d’origine”. A lui ha fatto eco il commissario europeo per giustizia, libertà e sicurezza, Jacques Barrot, “la situazione attuale in Libia non è accettabile e non può perdurare. Ricordiamo all’Italia i principi che vietano di rinviare le persone nei Paesi in cui la loro vita è minacciata».

Ma la linea dura dell’esecutivo italiano sui respingimenti non cambia. Anzi: “Per l’ennesima volta il Governo risponde con la menzogna al duro atto d’accusa che gli viene rivolto”, denuncia sul blog Gabriele Del Grande, fondatore di Fortress Europe. “Il sottosegretario agli interni, Francesco Nitto Palma, ha detto in sede Ue: ‘Le riconsegne di immigrati finora effettuate sono perfettamente in linea con la normativa internazionale e conformi all’articolo 19 dell’accordo di amicizia tra Libia e Italia, che consente di rinviare sul territorio libico gli immigrati irregolari provenienti dal Paese nordafricano’. Peccato che la Bossi Fini vieti il respingimento di chi richiede una protezione internazionale”.

Non è tutto. “Palma ha aggiunto che ‘delle 757 persone salite a bordo delle navi italiane nessuno ha chiesto la protezione internazionale o ha dichiarato di essere perseguitato’”, riprende Del Grande. “Il sottosegretario ha quindi garantito come a bordo delle navi italiane che raccolgono gli immigrati irregolari ‘chiunque è libero e in grado di avanzare un eventuale richiesta di protezione internazionale, con personale a bordo atto a recepire domanda’. Palma si dovrebbe vergognare, e con lui chi gli detta le dichiarazioni da dare alla stampa. Siamo in contatto telefonico costante con i respinti eritrei e somali, e possiamo dire con certezza che tra i 1.329 respinti da maggio c’erano centinaia di rifugiati eritrei e somali.

Fortress Europe ha raccolto le prove: “Abbiamo la lista dei nomi di 75 eritrei respinti il primo luglio”, spiega Del Grande, “una ventina di loro sono stati feriti dai nostri militari durante il trasbordo sulla motovedetta libica. E le stesse Nazioni Unite hanno verificato l’accaduto. Sappiamo con certezza che almeno 150 somali sono stati respinti in due occasioni: il 12 e il 30 agosto. Altri 43 eritrei sono stati riportati in Libia l’8 settembre. Di altri 24 rifugiati eritrei e somali abbiamo anche documentato le storie, grazie al ricorso presentato alla corte europea dall’avvocato Lana”.


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