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HONDURAS. Il presidente ritorna e sfida i golpisti

Manuel Zelaya, deposto da un colpo di stato lo scorso 28 giugno, è entrato ieri nel paese e si trova ora nella capitale e ha ricevuto l'appoggio degli Usa e della Ue. Il suo rivale ha imposto il coprifuoco in tutto il paese, c'è timore di scontri

di Daniele Biella

Il presidente legittimo è tornato nel suo paese. Manuel Zelaya, premier dell’Honduras estromesso da un golpe lo scorso 28 giugno, è riuscito nella serata di ieri ad attraversare il confine eludendo il controllo delle forze militari guidate dal presidente de facto Roberto Micheletti e a raggiungere l’ambasciata brasiliana nella capitale Tegucigalpa, dove si trova ora.

Immediate le reazioni all’arrivo di Zelaya in patria, a cominciare dallo stesso Micheletti, che ha imposto il coprifuoco per tutta la giornata di oggi. Anche l’amministrazione Usa, che nelle scorse settimane si era schierata a fianco del premier deposto (leggi qui), ha mostrato segni di approvazione: “ora che il presidente Zelaya è tornato, bisognerebbe ristabilire le sue funzioni, organizzare le elezioni programmate per novembre, garantire un atransizione pacifica dell’autorità presidenziale e ristabilire l’ordine democratico e costituzionale in Honduras”, ha dichiarato Hillary Clinton, capo del dipartimento di Stato degli Stati uniti.

Anche l’Unione europea ha preso posizione: “E’ indispensabile trovare una soluzione negoziale alla crisi istituzionale dell’Honduras”, scrive la presidenza svedese dell’Ue. “Sottolineiamo l’importanza di una soluzione negoziale all’attuale crisi in Honduras. L’Unione Europea esorta tutte le parti coinvolte ad astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare le tensioni e la violenza”. “In questo contesto”, aggiunge la presidenza Ue, “esprimiamo il suo forte sostegno agli sforzi fatti dall’Oea, Organizzazione degli Stati americani e sostiene le iniziative intraprese dal segretario generale cileno José Miguel Insulza per facilitare il dialogo e il ripristino dell’ordine costituzionale in Honduras”.


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