Non profit
Via dall’Afghanistan? Nel governo tutti (o quasi) contro Bossi
Il leader della Lega accende le polemiche
di Redazione

«Non ci sono opinioni diverse nella maggioranza» sul ritiro della nostra missione in Afghanistan. Ad assicurarlo è il ministro della Difesa Ignazio La Russa in una breve conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo le ultime dichiarazioni di Umberto Bossi. Il leader del Carroccio è stato mollati perfino da Roberto Maroni («sarebbe una resa alla logico del terrorismo»), ma ha raccolto il plauso di altri esponenti della Lega. Primo fra tutti Stefano Stefani. Il presidente della commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera, che spiega: «Per exit strategy si deve intendere non un tentativo intimidatorio ben riuscito ai terroristi afghani, non siamo dei vigliacchi, ma una soluzione graduale alla situazione in Afghanistan. Portare a casa i ragazzi e’ la nostra speranza, e’ la speranza di Bossi’».
La verità è che le parole di Bossi hanno aperto un caso e hanno visto tutta la maggioranza assumere posizioni molto diverse. il sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, ha affermato che «le decisioni sulle missioni sono demandate al Parlamento» e che «quando ci sarà il rinnovo della missione il Parlamento si esprimerà». Tuttavia, ha ricordato, “non pensiamo ai Talebani come persone isolate. Il terrorismo islamico è presente, ha la sua intelligence, sa ascoltare cosa succede nei Paesi». E quindi, ha proseguito Crosetto, «dimostrare debolezza in questo momento potrebbe far pensare che il Paese è disposto ad arretrare di fronte a fatti di questo tipo, potrebbe far passare il messaggio che, anzichè un fatto in sostanza casuale come il kamikaze di ieri, indirizzare una serie di attentati contro gli italiani possa far uscire il Paese dalla missione. In pratica, significa esporre a maggiori rischi i nostri soldati». Quanto alla exit strategy, secondo il sottosegretario alla Difesa, se ne potrà parlare una volta che l’Afghanistan sarà in grado di provvedere alla sua sicurezza e combattere da solo per la democrazia.
Decisa anche la presa di posizione del ministro La Russa: «Le regole di ingaggio sono adeguate e non cambieranno. Non ci sono opinioni diverse nella maggioranza», ha detto. Ma poi ha ammesso che entro Natale è possibile il ritiro di 500 uomini.
Molto pesante anche l’uscita di Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL: «La situazione derivante dall’Afghanistan è molto seria perchè sono in ballo aspetti essenziali della politica estera e della difesa, i rapporti con la NATO e i nostri alleati più stretti, in primo luogo gli USA, la tutela e la copertura della vita dei nostri militari in missione in Afghanistan e in altri Paesi. Rispetto a tutto ciò è sbagliato assumere posizioni opportunistiche ed ambigue. In primo luogo, chi, dopo l’attentato terroristico di ieri, parla di ritiro delle nostre truppe a Natale mette a repentaglio la vita dei nostri soldati».
Infine Berlusconi. «Addolorato ma fiero del coraggio e dell’abnegazione dei nostri ragazzi e anche ammirato della dignità e della forza dei loro cari. Questa è l’Italia migliore da cui dobbiamo prendere esempio. Silvio Berlusconi». È quanto ha scritto il presidente del Consiglio sul libro delle firme posto all’interno del sacrario del Palazzo dello Stato maggiore dell’Esercito, dove il premier ha reso omaggio ai sei parà della folgore caduti ieri nell’attentato in Afghanistan.
Ma poi Berlusconi ha ammesso che bisogna mettere a punto un transition strategy sull’Afghanistan. «Noi avevamo già un progetto», ha detto, «sempre condiviso con gli alleati, di riportare a casa i soldati che avevamo mandato in occasione del periodo elettorale. E poi bisognerà mettere a punto una transition strategy per caricare di maggiore responsabilità il nuovo governo».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.