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La biologia non basta, ci vuole (anche) la biografia

In occasione della Giornata Mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia organizza un convegno a Milano

di Redazione

Se si mette al centro la persona, la cura non può ridursi alla biologia. Deve necessariamente tener dentro la biografia di una persona, la sua storia, la sua identità, la sua personalità, le sue relazioni, la sua famiglia. Tanto più se la malattia in questione è una malattia che con questi pezzi biografici gioca in maniera così pesante, come fa l’Alzheimer.

Per porre l’accento su questi aspetti della presa in carico di un paziente con Alzheimer e della sua famiglia, la Federazione Alzheimer Italia e la Fondazione Golgi Cenci organizzano il convegno “Biografia, non solo biologia”. L’appuntamento è a Milano per lunedì 21 settembre, giorno in cui si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International, per ricordare il dramma di una malattia che colpisce più di 26 milioni di persone in tutto il mondo e oltre 500mila in Italia (il 20% della popolazione sopra i 65 anni). Numeri perlatro destinati a raddoppiare nei prossimi vent’anni.

L’evento si terrà dalle 9 alle 13 presso la Sala Colonne della Banca Popolare di Milano, in via San Paolo 12 e ha il patrocinio del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, della Sezione Lombarda della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, dell’Assessorato alla Salute del Comune di Milano, della Provincia di Milano e con il patronato della Regione Lombardia.

Sono previsti interventi di Ferruccio Fazio, viceministro della Salute; Antonio Guaita, geriatra e direttore della Fondazione Golgi Cenci; Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia; Peter J. Whitehouse, professore di neurologia alla Case Western Reserve University di Cleveland; Gianluigi Forloni, capodipartimento Neuroscienze dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri;  Alberto Spagnoli, psicoterapeuta e direttore dipartimento Psicogeriatria presso il Centro S. Ambrogio Fatebenefratelli di Cernusco sul Naviglio; Giovanni B. Frisoni, neurologo e vicedirettore scientifico presso l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia.

Numerosi gli argomenti in discussione: l’inadeguatezza dei modelli medici basati puramente sulla biologia genetica riduzionistica e la necessità di integrarli con le biografie personali dei malati; l’importanza della ricerca di marcatori biologici con cui monitorare la malattia in fase preclinica; la comunicazione con il malato per raggiungere la sua soggettività e l’importanza delle politiche di inclusione che mantengano un legame tra il malato, la sua famiglia e la comunità di appartenenza; le nuove sfide etiche e deontologiche legate alla comunicazione della diagnosi; la necessità di una stretta collaborazione tra famiglia e professionisti della salute.

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