Formazione

I diritti dell’infanzia secondo l’Onu

di Redazione

La Convenzione dei diritti dell’infanzia è stata approvata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. L’hanno ratificata 193 Paesi, fra cui l’Italia con la legge del 27 maggio 1991 n. 176. Stabilisce una serie di regole e di obiettivi che gli Stati firmatari del documento s’impegnano a rispettare e a perseguire nei confronti di chi ha meno di 18 anni, o più in generale di chi non ha ancora raggiunto la maturità anagrafica secondo le leggi applicabili. La Convenzione si riferisce ai bambini e agli adolescenti di tutto il mondo.
Si apre con l’enunciazione del principio di uguaglianza, all’art. 2, per cui gli Stati si impegnano a rispettare i diritti enunciati e a garantirli senza distinzione di «razza, sesso, colore, lingua, religione, opinione politica, dell’origine etnica, sociale, della situazione finanziaria, della loro incapacità e da ogni altra circostanza». In considerazione dell’età e del grado di maturità, al fanciullo l’art. 12 riconosce «la capacità di discernimento e il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa. Al fanciullo si dà pertanto la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria e amministrativa che lo coinvolga». È un dovere quello che gli Stati si devono assumere al fine di garantire ai fanciulli disabili una vita piena, dignitosa, «in condizioni che favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita di comunità», afferma l’art. 23.
L’educazione è un diritto «e al fine di garantire l’esercizio di questo diritto in misura sempre maggiore e in base all’uguaglianza delle possibilità», l’art. 28 invita gli Stati firmatari della Convezione a «rendere l’insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti, ad adottare misure adeguate come la gratuità dell’insegnamento e l’offerta di una sovvenzione finanziaria in caso di necessità». L’art. 28 invita gli Stati a garantire l’accesso all’insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato e a fare in modo che l’informazione e l’orientamento scolastico e professionale siano aperti e accessibili, a promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola.


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