Economia
Dow Jones sostenibile, l’Italia in ripresa
Presenze raddoppiate nel DJSI. Come si spiega la performance?
di Paola Mattei
Per i grandi gruppi la Csr diventa fattore sempre più strategico. Spiccano
i casi di Mps, che riesce ad entrare in tutt’e due i maggiori indici. E quello
di Fiat, prima tra i big dell’auto nella riduzione delle emissioni di CO2Cinque nuovi ingressi, per un totale di dieci aziende rappresentate, nell’indice di sostenibilità più autorevole del mondo. Raddoppiare la presenza non è performance da poco, anche se altri Paesi sono ancora lontani (la Francia è a 24, la Germania a 23, la Spagna a 19). Il Dow Jones Sustainability Index (DJSI) raccoglie 317 aziende mondiali scelte tra le 2.500 a maggior capitalizzazione. Complessivamente è un indice che capitalizza 5.685 miliardi di euro e che è benchmark per la gestione passiva di strumenti di investimento che muovono 8 miliardi di dollari. Tra l’altro, nell’anno della grande crisi delle borse, il DJSI ha retto molto meglio, registrando una sovraperformance rispetto all’indice Msci World.
Fiat, Atlantia, Snam Rete Gas, Mps e Terna si sono andati ad aggiungere ad Enel, Eni, Pirelli, Telecom Italia e Unicredit già presenti lo scorso anno. Unico neo, l’uscita di Italcementi. I criteri di selezione del DJSI prendono in esame numerosi parametri delle tre diverse dimensioni (economica, ambientale e sociale) in cui si articola il concetto di sostenibilità. In campo ambientale, ad esempio, a Fiat è stato riconosciuto il primato, tra i principali costruttori in Europa, per il più basso livello medio di emissioni di CO2 (fonte, Jato Dynamics), risultando la più virtuosa sia a livello di brand sia come Fiat Group Automobiles: un settore, quello automobilistico, nel quale è complessivamente leader Bmw per il quinto anno consecutivo. Il gruppo tedesco acquista un punteggio molto alto, grazie alle iniziative sociali intraprese a sostegno dei suoi centomila dipendenti.
In campo bancario importante performance di Mps. Il gruppo senese era già presente nell’altro indice, il Dow Jones Sustainability Index Stoxx (DJSI STOXX), elaborato sul listino europeo del Dow Jones. Quale ricaduta ha l’ingresso in indici come questi? «Importante», spiega Antonio Vigni, direttore generale della Banca Monte dei Paschi. «Il 2,4% dei nostri investitori istituzionali fa parte di quella tipologia di investitori che credono nei processi economico-produttivi socialmente responsabili».
Discorso analogo per Enel, presenza confermata in tutt’e due gli indici: sulla base dell’ultima rilevazione di Shareholder ID di luglio 2009, i fondi Sri (Socially responsible investing) hanno in portafoglio circa il 17% del flottante istituzionale di Enel, pari al 5% del capitale sociale.
Tra le new entry c’è anche Atlantia, che da maggio 2007 è la nuova denominazione di Autostrade spa. È risultata tra le best performer del settore dei trasporti e delle infrastrutture, ottenendo il massimo punteggio nelle aree di Customer Relationship Management, Fuel Efficiency, Environmental Reporting e Occupational Health and Safety.
Tra le altre performance da registrare quelle di Unicredit, presente nel DJSI ormai dal 2000, quella di Enel, che raggiunge la sesta presenza consecutiva e quella di Pirelli, che si conferma per il terzo anno consecutivo leader mondiale del proprio settore (Autoparts & Tyres). Fuori dall’Italia da annotare la conferma di Tnt, che per il terzo anno consecutivo ha ottenuto il più alto punteggio fra le aziende comprese nel DJSI con un punteggio di 95/100.
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