Mondo

Anteprima sulla mobilitazione del 15. Un grande weekend sotto il cielo arcobaleno

Tutt’Europa sfila contro la guerra. In Italia i sindacati saranno in piazza insieme. E ci saranno anche esponenti del Polo.

di Ettore Colombo

Scalda il cuore viaggiare su internet, con tanto di siti che pullulano e rilanciano email e messaggi per la pace o anche solo uscire di casa e scoprire che, dai balconi di molti, troneggiano e sventolano allegre le bandiere arcobaleno della pace, in questi giorni. “Sarà la più grande manifestazione che la storia del pacifismo ricordi. Ero sul palco, nel 1991, quando scendemmo in piazza contro la prima invasione dell?Iraq. Bene, credo che, anche rispetto a quella storica volta, non ci saranno paragoni possibili. La manifestazione per la pace e contro la guerra del 15 febbraio sarà cinque volte più grande di quella di allora e dieci volte più grande di quelle degli anni 80”. Parola di Tom Benetollo, presidente nazionale di quell?Arci che supporterà lo sforzo logistico più grande in vista della manifestazione nazionale di Roma del 15 febbraio lanciata dal Forum sociale europeo e cui aderisce l?intero movimento pacifista. “Io, senza essere cattolico e tanto meno accusabile di filo-papismo, credo proprio che, in questo caso come già nel 91, non si possa che stare con il Papa. Ricordo, di Giovanni Paolo II, una definizione bellissima che feci subito mia: ?La guerra è un?avventura senza ritorno?”. Anche il Polo? è un fiume in piena, Benetollo, e s?accalora a spiegare cosa dovrebbe e potrebbe fare l?Onu, ma poi snocciola dati e aspetti organizzativi, in vista del grande giorno. Sede logistica e organizzativa della manifestazione sarà l?Arci Lazio, dalla cui sede s?irradiano già tutte le comunicazioni relative al corteo del 15 febbraio, ma una mano la daranno anche i partiti di sinistra, che mercoledì 5 febbraio hanno indetto un?affollata riunione di tutti i parlamentari dei gruppi di Camera e Senato per prendere una decisione (comune?), chiara e inequivocabile (?!), sul no alla guerra, anche se resta, in parte della Margherita e dello Sdi e degli stessi Ds, non certo in Pdci e Verdi, la riserva mentale (e politica) di un possibile avallo a una guerra ?sotto egida Onu?. Piuttosto, sarà interessante vedere cosa faranno quel giorno i 50 e passa deputati della Casa delle libertà che hanno diffuso un bel documento contro la guerra preventiva. Certo è che il movimento pacifista oggi si sente forte di una mobilitazione vasta, estesa e sentita che abbraccia non solo tutte le varie anime del movimento no global, ma anche il popolo dei cosiddetti new global. Come dimostra, tanto per dirne una, la presenza, nella costruzione del corteo del 15, della rete Lilliput, che ha lanciato una campagna di pressione sui parlamentari del proprio collegio, invitando i cittadini a favore della pace a “inondarli di email”. Senza dire di quanto stanno facendo i cattolici cosiddetti moderati che hanno firmato come singole personalità il manifesto-appello ?Retinopera? e che si ritrovano il 14 febbraio, a Roma, a prendere una posizione netta e chiara sulla guerra, sulla scia delle parole del Papa. Pacifico Pezzotta Tra i firmatari più importanti del documento, Luigi Bobba, presidente nazionale Acli, Sergio Marelli, direttore generale della federazione di ong Focsiv, e Savino Pezzotta, segretario della Cisl, che con un sorriso ci dice: “Nel mio studio troneggia la prima pagina dell?Italia, un quotidiano cattolico del secolo scorso, che riportava le parole di Benedetto XV contro la guerra, dal Papa definita ?un?inutile strage?”. “Ecco, questo è il mio pensiero”, dice Pezzotta, che però ammonisce anche a “non strumentalizzare la manifestazione del 15, come già alcuni cercano di fare”. Forse ce l?ha con i partiti della sinistra, forse con la Cgil, certo è che le sue parole suonano chiare, utili e di ammonimento a tutti i pacifisti: “Prima ancora di definirsi tali bisogna essere pacifici dentro di sé, nel proprio animo, riconoscendo le differenze altrui e sfuggendo alla logica perversa da amico-nemico”. La Cisl, comunque, in piazza ci sarà. Se non Bush, almeno Silvio Berlusconi stavolta proprio non potrà non tenerne conto.


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