Formazione

Servizi sociali, il boom che non t’aspetti

Aumentano gli iscritti agli Ipss. Il lavoro? Facile da trovare

di Francesco Dente

In Lombardia le iscrizioni sono triplicate in appena quattro anni. Ma la tendenza coinvolge l’intero Stivale. Oltre il 63% dei diplomati poi trova contratti a tempo indeterminato Troppo presto per parlare di boom. Di sicuro è un segnale sorprendente. Sempre più studenti della scuola secondaria siedono tra i banchi degli Istituti professionali per i servizi sociali. Gli Ipss, questa la loro sigla, negli ultimi quattro anni hanno registrato una crescita costante triplicando in alcuni casi gli iscritti.
È il caso, ad esempio, della Lombardia passata da 578 studenti nell’anno scolastico 2004/05 a 1.490 nel 2007/08. Una tendenza particolarmente interessante se si considera, invece, il calo di reclute segnato nello stesso periodo dagli istituti professionali. Dai dati forniti dal ministero dell’Istruzione risulta un aumento nel quadriennio di circa mille unità. Da 24 a 25mila iscritti. Il numero complessivo, tuttavia, è più alto. All’appello mancano infatti 7 regioni nelle quali gli Ipss, pur essendo presenti, sono accorpati ad altre scuole secondarie (licei, tecnici ecc) e dunque non rintracciabili dalla banca dati. In crescita anche gli istituti: i professionali con indirizzo (solo) per i servizi sociali erano 100 nel 2007/08. Tredici in più rispetto a quattro anni prima. Un trend che può essere messo in relazione con l’espansione della domanda di personale per l’assistenza.
«Le case di riposo ormai spuntano come funghi. È anche un tentativo delle famiglie di imboccare, in un momento di crisi, una strada che sembra promettere bene», spiega Onofrio Frenda, vicepreside dell’istituto Ettore Majorana di Gela, in provincia di Caltanissetta. «Nella nostra scuola», osserva invece Vito Amedeo Cozzi Lepri, preside dell’Istituto Gino Severini di Cortona, in provincia di Arezzo, «non c’è stato un incremento significativo degli iscritti. Semmai, nel tempo, è cresciuto il numero di studenti stranieri che sceglie questo indirizzo». Il 51% dei diplomati del Severini lavora tre mesi dopo la maturità. Più difficile l’impiego a Sud. «Si preferisce un lavoro in nero e dequalificato alla mobilità verso il Nord dove c’è maggiore richiesta», commenta Leda Bertone, vicepreside dell’Ipss Alfonso Motolese di Martina Franca, nel Tarantino. Non è l’unico ostacolo che divide dal mondo delle professioni. I diplomati preferiscono lavorare più con i minori (ludoteche, spazi tempo libero) che nell’assistenza agli anziani. Pesano, soprattutto, le differenze nel riconoscimento delle figure professionali da parte degli ordinamenti regionali.
Ma ci sono buone chance d’impiego? Sì. Secondo l’ultima rilevazione Excelsior 2009 di Unioncamere, nonostante il calo diffuso delle previsioni di assunzione, c’è invece un incremento di richieste di diplomati dei professionali dei servizi sociali (da 2.330 nel 2008 a 2.650). Con contratti a tempo indeterminato, inoltre, nel 63,7% dei casi contro una media del 42,6% dei licenziati degli altri professionali. Infine, altro dato interessante, i datori di lavoro riconoscono al titolo di studio degli Ipss un’importanza del 56,3% nella scelta del candidato da assumere a fronte del 16,9% registrato dall’intero settore formativo italiano.


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