Non profit

Così la burocrazia ha contagiato le ong

«Le reti del non profit a Bruxelles spesso perdono il contatto con i cittadini. Dovrebbero imporsi la stessa trasparenza che chiedono alle istituzioni»

di Carlotta Jesi

«La società civile europea dovrebbe imporre a se stessa la trasparenza e la democrazia che chiede alle istituzioni di Bruxelles. Altrimenti non è credibile». Pier Virgilio Dastoli, direttore uscente della Rappresentanza in Italia della Commissione europea che ha guidato dal 2003, non fa sconti alle ong. «Le reti di organizzazioni non profit con sede a Bruxells sono diventate grandi e piccole burocrazie con scarsi e insufficienti contatti con la base sul territorio». Reti che Dastoli conosce bene – per sette anni a Bruxelles ha animato un forum della società civile con oltre 200 sigle non profit – e che, proprio per questo, non s’arrende a veder diventare solo «entità virtuali». Il suo consiglio per riuscirci? Ricostruire, loro per prime, il rapporto con i cittadini.
Vita: La società civile sottovaluta l’importanza delle istituzioni?
Pier Virgilio Dastoli: Sottovaluta il fatto che, per avere politiche forti, servono istituzioni forti. L’errore del non profit è concentrarsi solo su questa o quest’altra politica in materia sociale. Rivendicare una politica se non esistono delle istituzioni in grado di applicarla è come fare una petizione di principio sapendo che non avrà risultati.
Vita: Come si esce da questa impasse?
Dastoli: La società civile deve lavorare per avere un vero governo europeo. Abbiamo cinque anni di tempo prima delle prossime elezioni, vanno usati per fare in modo che i partiti nazionali indichino il loro candidato alla presidenza della Commissione – cosa che non è mai avvenuta – e che questo candidato si presenti agli elettori dicendo come intende governare l’Europa. Oltre a questo, serve che la Commissione abbia davvero i poteri di un governo e quindi bisogna chiedersi se il Trattato di Lisbona riesca a garantirlo o se sia necessario andare avanti sulla strada di un’Europa più politica.
Vita: È rimasto deluso dal risultato delle elezioni dello scorso giugno?
Dastoli: Considerando che in tutti gli Stati le consultazioni sono state sfruttate dai partiti nazionali per polemizzare tra loro, è abbastanza stupefacente che quasi la metà degli europei sia andata a votare.
Vita: Sia il non profit sia i governi lamentano istituzioni eccessivamente burocatizzate…
Dastoli: Il numero di funzionari europei è inferiore al numero di funzionari del Comune di Parigi. Ciò che pesa non è l’eccesso di burocrazia europea, ma l’eccessiva presenza di amministrazioni nazionali a Bruxelles. Nella capitale europea esistono migliaia di comitati formati da funzionari nazionali che, in maniera poco trasparente, prendono decisioni apparentemente negli interessi dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Se vogliamo un’Europa più efficiente e più trasparente tali amministrazioni vanno eliminate.
Vita: Un bilancio del suo mandato?
Dastoli: Abbiamo rafforzato i legami con la società civile attraverso un tavolo di lavoro e di dialogo permanente tra non profit e Rappresentanza. Questi anni di lavoro a Roma hanno rafforzato in me la fiducia nella società civile organizzata che, nonostante tutto, ha più consapevolezza della dimensione europea che la sua controparte politica.
Vita: L’Europa riuscirà a riconquistare i giovani?
Dastoli: Certamente non proponendosi come portatrice di pace. Un messaggio che poteva andare bene dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi l’Europa deve agire su temi importanti come il cambiamento climatico, l’inclusione e la crisi finanziaria. Su cui, da soli, gli Stati membri non possono essere risolutivi.

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