Mondo

Nobel alla pace

Con altri 41 premi Nobel come lui ha firmato un documento in cui chiede a Bush di non fare la guerra. In questa intervista spiega le ragioni della sua adesione.

di Paolo Manzo

Ben 41 Nobel Usa hanno firmato un Manifesto contro la guerra preventiva. Tra loro anche Franco Modigliani. “È un momento in cui noi tutti ci sentiamo a disagio con questo presidente cowboy. Bush junior si comporta da cowboy in ogni cosa che fa”, ha detto il Nobel in una lunga intervista concessa a Vita. “Chi oggi ha ancora la testa a posto, è contro la pazzia della guerra preventiva. E in ogni caso la guerra non la si deve fare da soli, come continua a ripetere il cowboy. Bush dice ?Non ho paura?. Senza capire che non è quello il punto. Neanche un brigante quando va a fare una rapina ha paura”. Modigliani nell?intervista analizza alcuni provvedimenti economici presi da Bush. “All?America non serviranno”.

L?intelligenza contro la forza bruta. O se preferite, la mente (saggia) che s?oppone al braccio (che ha una gran voglia di menare le mani). Così si potrebbe sintetizzare la posizione dei Nobel Usa contro il bellicismo di George W. Bush, e per rendersene conto è sufficiente leggere il testo del Manifesto contro la guerra preventiva, firmato da 41 cittadini a stelle e strisce che hanno ricevuto l?importante premio dell?Accademia svedese delle scienze. Un Manifesto pubblicato sul New York Times, ma praticamente ignorato dalla stampa italiana. Un?assenza, la nostra, già strana di suo, ma addirittura incresciosa se si va a sbirciare tra i firmatari, dove fa bella mostra di sé il nome di Franco Modigliani, l?unico Nobel per l?economia nato in Italia. Distrazione o un allineamento all?atteggiamento italico molto filo-Bush? Mistero, ciò che invece è sicura è la ?discesa in campo? dei Nobel statunitensi, che hanno deciso di lanciare un messaggio concreto contro una guerra che, man mano che si avvicina, sembra sempre più assurda. Tra i 41 firmatari ci sono anche Hans Bethe, uno dei padri della prima bomba atomica, e Norman Ramsey, scienziato che lavorò al progetto Manhattan e preparò la bomba che fu sganciata su Hiroshima. Abbiamo contattato il professor Modigliani nel suo ufficio del Massachussets Institute of Technology, il mitico Mit. Anche per sfatare il preconcetto di una parte d?italiani che ritengono, sbagliando, che gli americani siano ignoranti e guerrafondai, che la pensino tutti come Bush junior. Un presidente, è bene ricordarlo sempre, che è arrivato alla Casa Bianca per 5mila miseri voti, contati e ricontati per mesi, e che oggi agisce sempre più in nome dei propri interessi e non in quelli del suo popolo (sarà, ma ricorda qualcun altro). Il professor Modigliani è cittadino americano a tutti gli effetti, anche se conserva uno stupendo italiano. Del resto, fino al 38, lui viveva a Roma. Poi il Duce, con le leggi razziali, decise che era venuto il tempo di dare inizio alla fuga dei cervelli-fase uno (la fase due pare sia in atto oggi), e il ventenne Modigliani partì con la famiglia per New York. Sono passati 65 anni da quella traversata in nave ma il suo italiano perfetto, la voce arzilla e la simpatia trascinante sono gli stessi del 38. Ascoltiamolo. “Deve sapere che negli Stati Uniti d?America c?è una crescente opinione pubblica contro la guerra preventiva. Lo hanno dimostrato le manifestazioni per la pace a Washington, anche qui a Boston. C?era tantissima gente. Tutti da queste parti sostengono che una guerra contro Saddam Hussein forse sarà necessaria. Ma non adesso. E badi che questa è un?idea assai diffusa tra le persone che pensano, soprattutto nelle università”.
Vita: Da lì è nata l?idea del Manifesto?
Franco Modigliani: Come detto l?idea era nell?aria ed è nata dall?iniziativa di Walter Kohn, un ex consulente dell?Agenzia per i progetti di ricerca avanzata di difesa del Pentagono. Con il dottor Kohn siamo stati compagni per anni al Carnegie Institute of Technology e, da sempre, lo conosco come uomo di pace. Sua è stata l?idea di fare qualcosa. Di qui la proposta di firmare il Manifesto.
Vita: L?adesione è stata massiccia, hanno firmato in 41?
Modigliani: Sì, è stato un successo immediato e chi non ha ancora firmato è perché era fuori città e non poteva essere raggiunto. Ma l?avrebbero fatto quasi tutti.
Vita: Professor Modigliani, come spiega il successo della vostra iniziativa?
Modigliani: È una sensazione, un momento in cui noi tutti ci sentiamo a disagio con questo presidente cowboy. Bush junior si comporta da cowboy in ogni cosa che fa. Anche la sua riforma di detassare i dividendi ha dell?incredibile: vuole togliere l?aliquota progressiva, con la scusa che sono già tassati dall?impresa?
Vita: Che accadrà se passa l?idea di Bush?
Modigliani: In primis, diminuiranno molto le entrate fiscali. E si ridurranno massicciamente le tasse dei ricchi, dei pochi ricchi. Una manovra che non ha assolutamente nessuna ragione di essere, un disastro dal punto di vista distributivo.
Vita: Professore, lei che ha vinto un Nobel per le sue analisi su risparmio e mercati finanziari, sembra proprio costernato?
Modigliani: Guardi, dal punto di vista della distribuzione del reddito la proposta di Bush è incredibile. Dice di volere la riforma perché negli Usa c?è una doppia tassazione sui dividendi. Una proporzionale e pagata dalle società di circa il 35 per cento, e una progressiva pagata dalle persone fisiche, dalla gente. Bene, lui vuole eliminare quella progressiva. Se davvero vuole eliminare, come dice, la double taxation, la doppia tassazione, che imiti l?Italia. Dove l?imposta è una ma è progressiva, dove c?è il credito d?imposta. Già domani scriverò un articolo sull?argomento, in cui parlerò proprio di questo progetto incredibile. Ma la cosa più assurda è che Bush asserisce che questa sua manovra sarà una spinta per l?economia?
Vita: Una bugia?
Modigliani: Sì, perché, oltre alla forte diminuzione delle entrate fiscali, probabilmente la manovra farà diminuire ulteriormente gli investimenti. No, non ha nessun senso al mondo, se non quello di rendere più ricchi quelli che già lo sono.
Vita: Raramente, in passato, un presidente Usa era stato bocciato in economia così duramente da un Nobel, ma torniamo alla pace, professor Modigliani?
Modigliani: Sì, certo. è bene che la gente in Italia e in Europa sappia che l?opinione pubblica statunitense è stata momentaneamente ?sbandata? dagli eventi dell?11 settembre 2001. Ma chi oggi ha recuperato dalla sbandata, chi oggi ha ancora la testa a posto, è contro questa? pazzia. La pazzia della guerra preventiva. E, in ogni caso, la guerra non la si deve fare da soli, come continua a ripetere il cowboy.
Vita: Cosa la fa più arrabbiare dell?atteggiamento del presidente Bush?
Modigliani: Che continua a ripetere “Non ho paura, non ho paura”. Senza capire che non è quello il punto. Neanche un brigante quando va a fare una rapina ha paura? che vuol dire! Non vuol dire nulla il fatto che lui continui a ripetere che non ha paura. Va bene che lui non ne abbia, ma le conseguenze quali saranno? Disastrose, perché vanno contro quella sicurezza collettiva che, pure con tutti i suoi limiti e difetti, ci ha portato fin qui.
Vita: Professor Modigliani, lei è ottimista?
Modigliani: Io credo che sia possibile evitare questa guerra, sempre che non ci sia un?autorizzazione delle Nazioni Unite. Ma come guerra unilaterale credo sia evitabile. È importante che l?Unione Europea sia solidale, concorde con questa posizione. Se si riesce a convincere il resto del mondo, partendo da Germania e Francia, credo che anche gli altri Paesi seguiranno. Non credo che l?Italia resti appiattita sulle posizioni Usa, se vede che Berlino e Parigi si oppongono. Berlusconi era da Bush? Lei che dice?
Vita: È risaputo che in materia noi cambiamo parecchie volte idea durante il conflitto? figurarsi prima. Un?ultima domanda, professor Modigliani, ci sono altre iniziative al vaglio del gruppo dei Nobel statunitensi?
Modigliani: Al momento no, staremo a vedere. Ci sono molte cose a venire. Ma una cosa è certa: noi stiamo e staremo in guardia.

Info:
Il documento dei Nobel
Manifesto contro la guerra preventiva

Su 130 statunitensi che hanno ricevuto il Nobel, molti sono deceduti, ma tra quelli viventi e contattati solo 6, per ora, non hanno sottoscritto il Manifesto di cui presentiamo il testo integrale:

“Noi ci opponiamo a una guerra preventiva contro l’Iraq senza un vasto appoggio internazionale. Le operazioni militari contro l’Iraq possono, in verità, condurre a una vittoria abbastanza rapida nel breve periodo. Ma la guerra si caratterizza per la sorpresa, le perdite umane e le conseguenze non volute. Anche con una vittoria, noi riteniamo che le conseguenze economiche, ambientali, morali, spirituali, politiche, giuridiche e per la salute pubblica di un attacco preventivo contro l’Iraq da parte americana, metterebbero a repentaglio, e non rafforzerebbero, la sicurezza e il prestigio degli Stati Uniti d?America nel mondo”

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