Mondo

Iraq: si discute in Parlamento

Un grande trambusto per il gesto dei Verdi che hanno tentato di ''imbandierare'' il governo, una raffica di espulsioni e di ammonizioni, poi un grande silenzio.

di Redazione

Un grande trambusto per il gesto dei Verdi che hanno tentato di ”imbandierare” il governo, una raffica di espulsioni e di ammonizioni, poi un grande silenzio, interrotto solo da quattro applausi unicamente dei deputati di maggioranza. E’ in un clima teso e nervoso che il presidente del Consiglio svolge a Montecitorio il suo atteso intervento sull’evoluzione della crisi irachena. L’aplomb istituzionale che il momento richiede e’ stato strappato quasi subito, e poi ricomposto. Il premier entra in aula alle 16,12: l’inizio del suo discorso e’ gia’ stato fatto slittare un paio di volte. Motivo: l’aula e’ impegnata nell’esame del decreto fiscale di fine anno, contestatissimo dalle opposizioni. Per scongiurare uno sfilacciamento dei tempi la conferenza dei capigruppo aveva posto una condizione (novita’ diligentemente scritta nell’ordine del giorno): l’informativa del presidente avrebbe avuto inizio ”una volta concluso” l’esame del decreto. Ma l’aula non e’ riuscita a finire in tempo. E, come rivela lo stesso presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, viene chiesto al premier, ”che certo non puo’ fare anticamera, di ritardare cortesemente di qualche minuto”. ”Mi scuso col presidente del Consiglio per questo ritardo” sono le parole che Casini pronuncia all’ingresso del premier. Scuse che, ed anche questa e’ una novita’ assoluta, Casini estende ”alla stampa”, ai numerosi giornalisti che da tempo hanno affollato le tribune. Ma Berlusconi non fa neanche in tempo a prendere la parola che il Verde Paolo Cento lascia il suo posto e corre verso i banchi del governo tirandosi dietro una enorme bandiera arcobaleno gridando: ”Pace!”. Protestano anche alcuni esponenti del Pdci con grandi cartelli con la scritta ”No basi, no guerra”, oppure un grandissimo ”11”, che non e’ il numero riferito ad un attaccante di calcio ma all’articolo della Costituzione che sancisca il ”ripudio” della guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Cento viene bloccato dai commessi e accompagnato fuori dall’Aula quando il presidente, dopo averlo richiamato due volte, fa scattare il cartellino rosso dell’espulsione. Casini sospende la seduta per una manciata di minuti. Giusto il tempo per far calmare gli animi. Piu’ movimentata l’espulsione di un altro esponente dei Verdi, Mario Bulgarelli, anche lui reo di aver agitato una bandiera della pace. Rimasto al suo posto durante la sospensione della seduta viene circondato dai commessi che attendono da Casini il via libera per l’allontanamento, mentre diversi deputati sia della maggioranza che dell’opposizione (contrari a queste forme di protesta) inveiscono per deprecare l’accaduto. Tanto che il capogruppo di An Ignazio La Russa si offre di ”scortarlo” fuori dall’aula. Invito declinato da Bulgarelli che, una volta ripresi i lavori, dopo essere stato anche lui richiamato formalmente per due volte, e’ accompagnato alla porta dai commessi. A Casini le proteste non sono piaciute affatto e le parole che usa lo dimostrano in pieno: ”E’ una indegna gazzarra che umilia il Parlamento e quello stesso concetto di pace che si intende evocare”. Non solo: si scusa con il governo. Quando Berlusconi inizia a parlare, il governo e’ da almeno mezz’ora presente quasi al gran completo (si nota l’assenza di Bossi). Ci sono Gasparri, Stanca, Matteoli, Frattini (che ha parlato a lungo con Fassino), Fini, Pisanu, Tremaglia, Alemanno, Urso, Tremonti. Il ministro della Difesa Martino si siede tra i banchi di An. Nutrita la pattuglia di sottosegretari con Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Quattro gli applausi che punteggiano il discorso del presidente del Consiglio. Quando ricorda che il centrodestra, all’epoca all’opposizione, non fece mancare il suo appoggio alla guerra nel Kosovo. Quando invita i pacifisti a ”rispedire al mittente” il plauso che Saddam ha loro manifestato nei giorni scorsi. Quando sottolinea i rischi che affrontano i nostri alpini impegnati in Afghanistan esortando l’opposizione a mostrare un segno di solidarieta’. Invito raccolto solo in parte: alcuni deputati della Margherita e un paio di diessini, tra cui Giovanna Melandri, battono le mani insieme alla maggioranza. Ma l’opposizione scattera’ in piedi (tranne Prc) quando sara’ Casini a ribadire la solidarieta’ della Camera ai nostri soldati. Il quarto applauso scatta quando parla dell’Onu. Quando finisce di parlare, la maggioranza si alza in piedi per applaudire, si alzano in piedi anche i ministri. L’applauso e’ lungo. Ma l’opposizione non partecipa.


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