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Boffo, dimissioni e veleni

L'epilogo della vicenda del direttore di Avvenire alza la temperatura dello scontro politico e mediatico

di Franco Bomprezzi

È finito il calvario personale di Dino Boffo, ormai ex direttore di AVVENIRE, dopo le sue dimissioni irrevocabili comunicate ieri. E ovviamente il caso innescato dalle rivelazioni di Vittorio Feltri, direttore de IL GIORNALE, è tornato ad aprire le prime pagine dei giornali in edicola oggi. Soprattutto per scavare nei retroscena e per immaginare gli scenari futuri della Chiesa e della politica.

 

 

 

“Direttore Galantuomo”, entrambe con la maiuscola. È così che AVVENIRE dà notizia in prima pagina delle dimissioni, dopo 15 anni, del suo direttore. Al tema sono dedicate le prime sette pagine del quotidiano. L’apertura è data con la pubblicazione integrale della lettera di dimissioni di Boffo, sotto il titolo “Resto idealmente e moralmente dove sono sempre stato”, mentre subito sotto si mettono in risalto l’«inalterata stima» del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e il «profondo rammarico» del CdA di Avvenire. I redattori di AVVENIRE scrivono di «un’operazione di bassa macelleria giornalistica», Umberto Folena ripercorre la crescita del quotidiano sotto la direzione di Boffo, con le iniziative editoriali lanciate (da Popotus a èvita). Ovviamente c’è un pezzo che raccoglie le reazioni politiche, sotto il titolo “Le dimissioni scuotono il Palazzo” e uno che mette in fila le reazioni di solidarietà dell’associazionismo cattolico, ancora due pagine di lettere dei lettori («Sei stato e rimani il direttore del nostro giornale») e il botta e risposta sulle «10 falsità messe in pagina dal GIORNALE». Un appassionato appello a tutti i cattolici e a tutta la Chiesa, affinché si stringano attorno al loro giornale, arriva da monsignor Ersilio Tonini, che ha chiamato in redazione – scrive Francesco Ognibene – per comunicare la sua vicinanza alla redazione e per dire che vive queste dimissioni «come un lutto». Dice Tonini: «la Chiesa tutta deve sentire come cosa propria ciò che riguarda il suo giornale, cosciente che il futuro del mondo si gioca nella comunicazione». Per il vescovo di Ravenna è «evidente» che si tratta di un tentativo di silenziare i cattolici e indica questa strada: «non cercare il successo attraverso una gran quantità di notizie, ma proporsi come efficace strumento per l’animazione interiore delle coscienze. Dino Boffo è riuscito a farlo. […] Oggi AVVENIRE è uno dei punti di osservazione da cui si capisce meglio cosa sta accadendo, su quali fronti ci si gioca il tutto per tutto, dove i cattolici possono e devono intervenire».

In prima pagina il GIORNALE – che pubblica a pag. 5 la foto della donna, Anna B., coinvolta nella vicenda – fa il punto sullo “stato dell’arte”: “Boffo va, ma il caos aumenta” è il titolo di copertina e «La situazione è cambiata» è l’incipit dell’editoriale di Feltri. Che prosegue così: «Il direttore di Avvenire da una settimana alle prese con le conseguenze della notizia divulgata e documentata dal Giornale si è dimesso. E avrà avuto le sue buone ragioni per assumere una simile decisione. Vorrei precisare che il nostro obiettivo  non era quello di accrescere il numero dei disoccupati, bastano quelli che ci sono. Non conosco personalmente l’ex timoniere del giornale della Cei e non avevamo motivi per procurargli un danno». Feltri rivendica «invece di prendere atto che le notizie riportate dal Giornale erano fondate, tv e media hanno scatenato polemica pretestuosa su questioni formali di nessun conto. Invece di chiedersi: erano fondate le notizie del Giornale? A questo punto siamo comunque dispiaciuti perché il direttore dimissionario difficilmente racconterà come si sono svolti i fatti». La lettera con cui Boffo ha dato le dimissioni è passata al setaccio da Paolo Bracalini che sottolinea un «passaggio misterioso» e cioè: “Se qualche vanesio ha parlato a vanvera, questo non può gettare alcun dubbio sulle intenzioni dei superiori che mi si sono rivelate sempre esplicite e dunque indubitabili”. A questo punto Bracalini fa tre ipotesi: «I sospetti cadono su tre personalità. Il primo è Vittorio Messori che sul Corriere avrebbe espresso un’ambasciata  indiretta  del pensiero recondito della Santa Sede sullo scandalo criticando l’ipotesi che Boffo rimasse al sua posto. L’altro sospettato è Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e nella Cei presidente degli affari giuridici, che per primo aveva evocato le dimissioni per il bene della Chiesa. L’ultimo indiziato è Livio Fanzaga, direttore di radio Maria che a Libero ha sibillinamente dichiarato che se i vertici della Cei avessero avuto notizie certe avrebbero provveduto con la consueta prudenza». Andrea Tornielli svela: «Ecco il brano che Boffo aveva scritto in un primo tempo nella lettera a Bagnasco e poi tagliato: “tirata in campo persino la persona del Santo Padre nella mia piccola vicenda”».

“Boffo si dimette e accusa”, titola in prima pagina la REPUBBLICA di oggi. «La mia vita è stata violentata», ha accusato l’ormai ex direttore dell’Avvenire. Immediata la solidarietà della Cei: «Boffo è stato oggetto di un attacco inqualificabile». Il New York Times: «Il direttore di Avvenire è l’ultima vittima di Berlusconi». Il vicedirettore Massimo Giannini firma il Retroscena (“Nel duello Bertone-Bagnasco spunta il piano Esterno”): «Per la Chiesa il doloroso sacrificio di Boffo nasconde la frattura che si è aperta tra la Segreteria di Stato e la Conferenza episcopale». Giannini ricostruisce per filo e per segno le tappe dello scontro Feltri-Boffo, evidenziando la frattura che si è aperta fra le due sponde del Tevere. Da una parte il Vaticano indispettito dalla critiche al governo da parte del quotidiano dei vescovi italiani in particolare sul tema dell’immigrazione, dall’altra la Cei di Bagnasco molto più calda nel difendere Boffo. Prosegue Giannini: «Il cardinal Bertone, due anni fa, aveva lanciato la candidatura di Bagnasco alla conferenza episcopale con una convinzione, che la realtà dei fatti ha presto svilito in pia illusione: trasformare la conferenza dei vescovi in una cinghia di trasmissione della Santa Sede, dopo la stagione troppo lunga dell’autoreferenzialità ruiniana…Il caso Boffo precipita proprio in questa faglia, che divide Bertone da Bagnasco. E in questa faglia si inserisce anche l’ultima, clamorosa indiscrezione di queste ore: cioè quello che Oltre Tevere qualcuno definisce il Piano Esterno: Contrariamente a quello che si pensa – raccontano – il segretario di stato non vuole una Cei schierata con Berlusconi, che considera ormai fuori dai giochi. Il vero progetto che sta a cuore alla Santa Sede riguarda la nuova aggregazione di Centro, che ora avrebbe Pierferdinando Casini come perno politico e che in futuro vedrebbe Luca di Montezemolo come punto di riferimento finale».

Il caso BOFFO è in prima pagina su IL SOLE 24 ORE che in taglio alto titola “Boffo lascia Avvenire. Vertice Bagnasco-Bossi” e rimanda alle due pagine dedicate all’argomento (16-17). “Il punto” di Stefano Folli titola “Un giorno nero per il giornalismo, la politica e anche la Chiesa”. Per il giornalista si è consumato «un “character assassination”, ossia l’omicidio virtuale di qualcuno di cui viene distrutta a tavolino l’immagine pubblica» affossando quell’ultimo barlume di civiltà che rimaneva in questo paese, consegnando alla storia un grave precedente in cui il potere politico «si vendica dei giornalisti e alimenta una campagna mediatica per screditarlo sul piano personale». Ce n’è anche per la Chiesa colpevole di non aver difeso Boffo fino in fondo, per una questione di baratto: ossia per mantenere «il rapporto con una coalizione di centrodestra usa a concedere molto alla gerarchia cattolica». In ogni caso in chiusura arriva un ammonimento «La chiesa non dimentica» e ancora «Le vendette di Berlusconi si consumano subito, quelle dei vescovi richiedono tempi lunghi, a volte molto lunghi, ma spesso implacabili». In basso “Ora Bagnasco apre a Bossi” di Carlo Marroni fa la cronaca della cronaca dell’incontro tra Cei e Lega. A pagina 17 “Boffo lascia la direzione: «violentata la mia vita»” ancora di Carlo Marroni propone tutta la cronaca dei fatti che hanno portato alla dolorosa scelta il direttore del quotidiano della Cei.

“Boffo si dimette: violentata la mia vita” titola a sette colonne in prima il CORRIERE DELLA SERA. Servizi da pag.2 a pag.9, editoriale in prima di Massimo Franco, e vignetta di Giannelli: si vede Berlusconi che sentenzia: “Chi di veline ferisce, di velina perisce”, didascalia: “Morale della favola o la favola della morale”. Molto più cauto Massimo Franco: “Al di là dei rilievi che si possono muovere al modo in cui il direttore di Avvenire si è difeso da accuse mescolate al fango delle lettere anonime, prevale la sensazione di un’operazione politicamente poco lucida, oltre che inquietante”. I retroscena sono affidati a Gian Guido Vecchi: “La telefonata di Benedetto XVI” e a Francesco Verderami: “E ora Berlusconi vuole il disarmo”, mentre sempre in prima del CORRIERE parte un altro commento, quello di Beppe Severgnini: “Come ci vedono (male) all’estero”. Anche il CORRIERE pubblica integralmente la lettera di dimissioni di Dino Boffo e raccoglie il clima di amarezza e di solidarietà della redazione di AVVENIRE, ma già si accenna, in un pezzo non firmato, alla successione: “Delle Foglie candidato di Bagnasco, Fabi l’alternativa, interim a Tarquinio”. Testimonianza cattolica nel Pd, intervista a Rosy Bindi: “Tra noi contrasti ma seppe difendermi”. Fra le osservazioni della Bindi: “Non so quanto possa piacere all’interessato ma non mi interessa se è vero o no perché rifiuto la logica che si può criticare solo se si è senza peccato. E poi perché essere il presidente del Consiglio è una funzione paragonabile a quella di nessun altro”. Già, perché per la Bindi, l’aggressore di Boffo non è Feltri, ma Berlusconi. Il quale non sembra intenzionato a fermarsi: “Il premier avverte i ministri «Ci saranno altri attacchi», è il titolo a pagina 9 del pezzo di Verderami, che si conclude così: “Berlusconi vuole sostituire subito i vertici degli 007, il direttore dell’Aisi Piccirillo e quello dell’Aise Branciforte. A loro il premier addebita una «gestione carente» dei servizi. A loro pensa quando vede la sua immagine sfregiata sui media di tutto il mondo”. E, per concludere, la chicca sul CORRIERE di oggi di una intervista molto da macho di Fabrizio Roncone all’avvocato di fiducia del premier, il parlamentare pdl Niccolò Ghedini: «Il cavaliere spiegherà che non è impotente», a proposito della richiesta di risarcimento per danni all’UNITA’.

“Comunione e decapitazione” è il titolo a tutta pagina in prima del MANIFESTO che alle dimissioni di Dino Boffo dedica tre pagine di analisi che si aprono con il titolo “Gli altarini dietro l’altare”, nel sommario «Cade sotto la ghigliottina di Feltri la testa del direttore di Avvenire. Ma per Berlusconi è una “vittoria di Pirro”, giurano i cattolici di Pd e Udc. Oltre le macerie la chiesa punta su Comunione e liberazione. E Bossi offre la Lega a Bagnasco». Un commento, a firma Marco Mancassola, è intitolato “Un corpo politico imbarazzante”. «Almeno un paio di fili rossi legano il sexgate berlusconiano all’ultima fiammata di omofobia italiana, fiammata che ha visto da un lato le aggressioni omofobe a Roma e altrove, dall’altro gli attacchi mediatici al direttore dell’Avvenire. Il primo filo rosso è ovviamente il peso politico del sesso (….) Il secondo filo rosso è la miopia di chi la contrario non distingue l’importanza, metaforica e letterale, di questo cortocircuito tra politica e corpo, tra il cosiddetto pubblico e il cosiddetto privato (…)» e conclude «(…) L’antico inno leghista alla durezza anatomica era più di una battuta goliardica. Era il richiamo a un nuovo ordine di valori corporei. DI quello slogan, il nostro attempato capo di governo sembra aver assorbito e aggiornato lo spirito. Un don Giovanni ultrasettantenne, perfetta sintesi di brama sessuale e senilità, allusione vivente alla coppia eros-morte, ci governa e ci rappresenta. Alla faccia di tutti coloro che vorrebbero, semplicemente, vivere in pace con il loro corpo».

Il pezzo di ITALIA OGGI “Boffo toglie la Cei dall’imbarazzo” pubblicato nella sezione Primo Piano, indaga su chi voleva confermare Boffo, su chi riteneva che alla luce dei fatti il direttore dovesse dimettersi e su chi sarà a sedersi sulla poltrona del quotidiano dei vescovi. Scrive ITALIA OGGI: «L’idea che molti vescovi italiani sapessero della sentenza del tribunale di Terni relativa a molestie telefoniche imputate al direttore di Avvenire e nessuno si fosse preso la briga se non altro di valutare attentamente la situazione, non era andata giù al capo del corpo diplomatico d’oltre Tevere ma nello stesso tempo lo stesso Bertone aveva ritenuto che tutto sommato la vicenda poteva essere superata con Boffo ancora in sella ad Avvenire». E per il toto nomine, mentre la direzione è stata affidata ad interim a Marco Tarquini, vice di Boffo, secondo ITALIA OGGI in pole ci sarebbero Gianfranco Fabi, attuale direttore di Radio24, e Mimmo Delle Foglie, portavoce di Scienza & Vita. La cosa certa è che la decisione sarà solo presa soltanto al consiglio permanente della Cei di fine settembre.

“Si dimette il direttore di Avvenire”. Anche LA STAMPA apre con l’epilogo della vicenda Boffo-Feltri. Il servizio, oltre alla cronaca, riporta un pezzo raccolto all’interno della redazione di Avvenire nella giornata di ieri: il direttore telefona al Comitato di redazione e comunica la sua scelta, in contemporanea arrivano i primi lanci di agenzia, ed è in questo modo che parte dello staff apprende la notizia. «La reazione è comunque la stessa» scrive LA STAMPA «rispondere a un “ripugnante attacco mediatico” mantenendo ferma la linea del giornale». “Asse Bagnasco-Bertone. Finisce l’ora Ruini”: un articolo del vaticanista de LA STAMPA ipotizza i cambiamenti che la vicenda provocherà negli assetti all’interno della chiesa italiana e nei rapporti con il Vaticano. «L’uscita di scena di Dino Boffo affranca definitivamente la Conferenza episcopale dell’ex presidente Camillo Ruini che, se pur in pensione, aveva continuato a operare, dietro le quinte, come intermediario fra la Curia e il Governo. Tra le voci raccolte c’è quella di don Vinicio Albanesi, leader del “non profit” bianco e responsabile della Comunità di Capodarco, secondo il quale l’intera vicenda nasce da «una contraddizione insanabile che è alla base di “Avvenire”: essere “portavoce” della Chiesa italiana e nello stesso tempo organo di informazione, e Boffo è la prima vittima di questa contraddizione», anche se «Non si rimane direttore dei tre organismi di comunicazione per 15 anni di seguito». Secondo don Vinicio Albanesi sarebbe necessario ripensare «la collocazione di un’informazione cattolica pubblica» e l’«idea di un’informazione generalista cattolica gestita dai vescovi è da scartare».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

INFLUENZA

REPUBBLICA – “Nuova influenza, a Napoli il primo morto italiano”, è il titolo della fotonotizia (un’immagine di un medico del Cutugno di Napoli) che campeggia in prima pagina del quotidiano romano. «È morto a Napoli. A mezzanotte, all’ospedale Cutugno, il primo italiano colpito dal virus N1H1. Si tratta di un 50enne originario di Secondigliano ricoverato il primo settembre. Le sue condizioni erano apparse sin dal primo momento gravi a causa di varie patologie (renali, cardiache, epatiche)». Sul fronte vaccini intanto «la Cina batte tutti sul tempo e annuncia di essere pronta a commercializzare il monodose».

IL MANIFESTO – Luca Fazio intervista il professor Giuseppe Remuzzi del Mario Negri di Bergamo per il quale il virus H1N1 è una normale influenza. «Il peggio accadrà se non aiuteremo i paesi poveri». Non crede infatti «che stia arrivando la fine del mondo. “Non è questa la pandemia che causerà milioni di morti”. Inutile anche chiudere le scuole, oltre che dannoso anche per il Pil, inoltre alla domanda sul rischio di mutazione del virus risponde «Può succedere in Asia, Cina, Indonesia, in Africa. Se si ricombinasse con l’H5N1 (aviaria) sarebbe letale: 60% di mortalità contro l’1X1000 dell’H1N1. Può accadere se non proteggeremo i paesi poveri, bisogna impostare una politica globale mentre i paesi agiscono per conto loro: la salute dell’uomo e dell’animale sono una salute sola». L’ultimo accenno è alle Big Pharma «Per le industrie farmaceutiche è un affare colossale. (…) Già i farmaci antivirali hanno registrato picchi di vendita, e non solo non servono a niente ma è addirittura pericoloso utilizzarli prima che si manifesti il virus».

SCUOLA

IL MANIFESTO – «Così tagliano la nostra vita» è il titolo all’articolo di apertura a pagina 5 dedicato alle storie dei precari della scuola che raccontano il dramma della perdita del lavoro. Il racconto di tre insegnanti di Napoli che sono stati ricevuti con altri dal prefetto di Napoli. Una di loro dice: «Ci hanno detto di cambiare lavoro, ma io cosa ci scrivo sul curriculum per un supermercato e o un’azienda: che per 17 anni ho solo insegnato?». In un altro articolo si presenta il caso Palermo dove i precari sono in sciopero della fame. «Ricatto ed elemosina. La cosiddetta “risposta del governo” alla crescente protesta dei precari della scuola è uno schiaffo in faccia» attacca l’articolo di Francesco Piccioni.

 

PICCOLI GENI

CORRIERE DELLA SERA – Focus a pag. 15: “La vita complicata dei piccoli geni”, e si scopre che alunni “plusdotati” sono otto su cento, ma non è prevista nessuna assistenza dalla scuola. A Pavia il primo laboratorio per aiutare ragazzi di talento. I rischi: se non vengono seguiti in modo adeguato nei piccoli plusdotati si innescano meccanismi di isolamento e di rifiuto di insegnanti e amici. I segnali: spesso sono contraddittori, si annoiano, non seguono le lezioni, poi si scoprono quozenti di intelligenza sopra 120.

SERVIZIO CIVILE

AVVENIRE – In prima pagina la notizia della legge delega sul servizio civile approvata ieri dal Consiglio dei Ministri. “Il servizio civile diventa flessibile” è la sintesi del titolo. Obiettivo, dice Luca Liverani, «recuperare adesioni al Centro e al Nord». Tra le novità la durata più breve (dai 12 mesi attuali a un periodo variabile tra i 9 e i 12) e nell’orario di impegno (dalle 30 di media di oggi alle 36/20 ore di domani), con un compenso economico commisurato alle ore fatte. In appoggio un pezzo che raccoglie il giudizio della Caritas: «moderatamente positivo, con qualche distinguo». Don Giancarlo Perego chiede il recupero di un nodo fondamentale, abbandonato dalla bozza: l’apertura del servizio civile ai giovani stranieri regolari, in Italia da almeno 5 anni. Chiede anche più fondi e critica l’aggancio fra compenso e orario svolto: «così lo si equipara a una prestazione lavorativa, più fai più guadagni, che dovrebbe essere estranea alla logica del servizio».

 

SPRECHI

ITALIA OGGI – Sarà pure un bando trasparente, ma i costi rimangono pur sempre alti. Si tratta del bando di Bankitalia per il trasporto dei big dell’Amministrazione Centrale. Secondo il pezzo ” A Bankitalia 40 auto con Chauffeur”, la banca centrale guidata da Mario Draghi sa cercando una quarantina di vetture con conducente al costo di 5 milioni e 403 mila euro per 36 mesi compresa un’eventuale proroga di un anno. Le auto saranno a disposizione del personale dell’Amministrazione Centrale dove tra direttori di area e responsabili di servizio, si arriva a 45 persone. «Insomma», conclude ITALIA OGGI, «siamo quasi al limite di un autoveicolo a persona».

 

HOMELESS WORLD CUP

IL GIORNALE – Nelle pagine milanesi presentati i mondiali di calcio dei clochard che si svolgeranno a Milano fra il 6 e il 13 settembre. 480 atleti che sono ospitati in 35 tende che la Croce Rossa ha montato alla caserma Mameli. Secondo una ricerca dell’associazione organizzatrice, la homeless world cup, il 70% dei partecipanti nell’arco di sette edizioni, ha cambiato vita trovando un lavoro, una casa e avendo sconfitto i problemi di alcol e droga. La squadra italiana  quest’anno è composta anche da un paio di calciatori clochard reclutati nelle tendopoli dell’Aquila.

GRAN BRETAGNA

AVVENIRE – Denuncia shock in Gran Bretagna. Alcuni medici criticano duramente il protocollo Liverpool Care Pathway che prevede la sospensione di alimentazione e idratazione  per i pazienti in fase terminale, tenuti poi sotto sedazione fino alla morte. Il modello è in vigore dal 2004 in un migliaio tra ospedali e case di riposo e ha lo scopo di garantire che non vi sia accanimento terapeutico, ma ora i medici dicono «si alimenta una profezia che si autoalimenta», perché non è così facile stabilire quando un paziente è in fin di vita. Il giudice Giuseppe Anzani commenta così in un editoriale: «Mi appassiona questo scatto di dignità della professione medica. Un servizio sanitario non si apparecchia funzionalmente ai servizi cimiteriali».

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