Mondo

Via libera ai controlli vessatori

Associazioni: approvato il modello per la comunicazione dei dati «rilevanti», ma già noti all'amministrazione

di Gabriella Meroni

È stato pubblicato dall’agenzia delle entrate il modello con le istruzioni per la comunicazione dei dati «rilevanti ai fini fiscali» che le associazioni dovranno inviare al fisco. L’obbligo è stato introdotto l’anno scorso dal decreto anticrisi (DL 185/08) all’articolo 30,  contro cui si erano già scatenate le proteste del Forum del terzo settore (vedi qui), che aveva bollato la norma come «vessatoria».

In realtà, il modulo diffuso il oggi avrebbe dovuto, secondo il decreto, essere pubblicato entro il 31 gennaio di quest’anno, ma poi i tempi tecnici sono slittati; sta di fatto che da questo momento l’obbligo di invio sussiste, come specificano le Entrate, per gli enti già costituiti al 29 novembre 2008, data di entrata in vigore del DL 185, e anche per quelli nati in seguito a tale data.

I tempi, oltretutto, sono piuttosto stretti: gli enti più “anziani” (già esistenti al 29/11/08) devono presentare il modello entro il 30 ottobre 2009; gli enti “giovani”, invece (costituiti in seguito) hanno tempo sessanta giorni dalla data di costituzione, oppure sempre entro il 30 ottobre se il periodo di sessanta giorni è scaduto prima.

Come si ricorderà, la ratio del provvedimento è stabilire quali soggetti del terzo settore meritano i regimi fiscali di favore. Per fare ciò, il fisco chiede agli enti una serie di dati, che però in realtà le amministrazioni statali o locali preposte dovrebbero già conoscere, in particolare se si tratta di organismi iscritti ai vari registri del volontariato, dell’associazionismo, delle onlus ecc. Si legge infatti nel modulo che le associazioni sono chiamate a dare informazioni circa le attività commerciali, la presenza dello statuto, la personalità giuridica, i compensi ai dirigenti, il bilancio o rendiconto, i locali di proprietà o in affitto, il settore di attività e anche – attenzione – le entrate, di cui si deve specificare l’origine (pubbliche o private), e le attività di raccolta fondi. Insomma, un vero e proprio accertamento fiscale fai-da-te, una visita della Finanza virtuale, un’ispezione dell’era 2.0. Le reazioni del terzo settore, ci scommettiamo, non si faranno attendere.


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