Non profit
Diritto d’asilo, altro che investimenti
Intervista al viceministro per il Commercio estero, Adolfo Urso
di Redazione

«In Eritrea dovremmo concederlo a tutti quelli che lo richiedono». Interventi economici? «Saremmo folli a consigliare di operare in quel contesto»«Asilo politico a tutti gli eritrei che lo richiedono. È un nostro dovere storico, umanitario e culturale. Soprattutto oggi nella situazione difficile in cui versa il Paese africano». Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico con delega al commercio estero, conosce da vicino l’evoluzione politica e sociale dell’Eritrea. Nel Corno d’Africa ha guidato diverse missioni economiche di imprese italiane a caccia di investimenti. E proprio Asmara avrebbe dovuto essere al centro del suo «Progetto Africa», per allacciare rapporti di affari e di sviluppo con il Continente nero. Oggi però l’imperativo è un “indietro tutta” perché «le condizioni sono radicalmente mutate, e saremmo folli a consigliare di investire in quel Paese».
Vita: Il «Progetto Africa» include una decina di Paesi. Resta fuori l’Eritrea, una nostra ex colonia. Perché?
Adolfo Urso: In Eritrea è diventato difficile se non impossibile operare sul piano economico. Certo, alcune aziende italiane sono presenti sul territorio, ma a causa del deterioramento della stabilità politica non possiamo incoraggiare nuovi investimenti. Agricoltura, meccanica, pesca, turismo nelle bellissime isole Dahlak: i settori promettenti sono tantissimi. Ma i tentativi fatti per migliorare rapporti tra i Paesi, facilitare la democratizzazione eritrea, non sono andati a buon fine, anzi.
Vita: Il clima politico è davvero così peggiorato?
Urso: Mancano i diritti civili e sociali, la tensione con l’Etiopia resta alta. Si tratta di un Paese ad alto rischio di conflitto. La Sace, la società che assicura gli investimenti italiani all’estero, non può fornire garanzie alle imprese del nostro Paese. Perciò occorre invitare alla cautela a chi si avventura in Eritrea.
Vita: Sì alla Libia, no all’Eritrea. Più della storia in comune possono le risorse naturali, gas e petrolio. L’Italia fa troppo poco per la sua antica colonia?
Urso: L’Eritrea è il Paese che meglio accoglie la presenza italiana. C’è un rapporto di grande amicizia e di stima, oltre alla vicinanza culturale. Ma senza regole e certezze, che Asmara oggi non può offrire, preferiamo guardare altrove. E così facciamo in Paesi in via di sviluppo della regione come l’Etiopia e la Tanzania. La precarietà nella quale versa il Paese è testimoniata dagli emigrati che arrivano con mezzi di fortuna sulle nostre coste.
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