La bachicoltura che unisce le vite

Anziani

Vecchi a chi? Siamo agri-saggi

di Gilda Sciortino

La comunità Don Milani di Acri (Cs) ospita 15 anziani, che recuperano autostima e benessere vivendo a stretto contatto con la natura e la bachicoltura, tra prodotti officinali e laboratori con i bambini. Un modello alternativo di residenzialità, che mostra come le difficoltà si possono superare aprendosi agli altri

Coltivare e divulgare saperi risvegliando interessi sopiti e antichi ricordi che si trasformano in memoria viva. Lo fanno gli “agri-saggi del villaggio”, ospiti della “comunità Don Milani” di Acri, in  provincia di Cosenza, dove è la natura a esprimere tutta la sua potenza attraverso laboratori di bachicoltura, botanici e di “orti colti” che danno vita a prodotti dalle virtù benefiche.

Un luogo in cui  il sorriso apre le porte a chi decide di farvi ingresso, rendendo palese che la costante ricerca del benessere personale e sociale qui si raggiunge attraverso infusioni di autostima, relazione autentica con gli altri, consapevolezza delle proprie risorse e dei limiti, capacità di stare, progettare e costruire insieme agli altri.

Nata nel 1982 grazie all’impulso del suo fondatore, Nello Serra, a oggi ha sviluppato un’esperienza ventennale nella bachicoltura e nella conoscenza delle piante officinali, gestendo un’azienda agricola di 5 ettari coltivati a orto e frutteto dagli anziani e dalle persone in difficoltà accolti nella struttura. Sono gli stessi soggetti che vivono la dimensione della comunità mettendo a disposizione i propri talenti. L’incontro transgenerazionale con le scuole e famiglie che decidono di venire in visita, poi, crea buone prassi e aiuta il recupero delle fragilità.

«Sono figlio di un contadino povero che pensava che la ricchezza fosse non solo il raccolto ma anche lo studio. Ho chiamato la cooperativa “Don Milani” perché lui sul piano del metodo accoglieva solo i ragazzi bocciati e non quelli che andavano bene. Aiutava il figlio dell’operaio e non il figlio del dottore. Io, bocciato addirittura in seconda elementare, decisi di vendicarmi con la scuola studiando sempre di più per non replicare, nel caso fossi diventato maestro, ciò che hanno fatto a me», racconta Nello Serra.

Lo stupore dei bambini che, grazie a Nello Serra, vedono da vicino i loro primi bachi da seta. Foto di Nello Serra

Una ricerca personale, quella di Serra, che voleva tornare utile alla collettività. «Emigrato a Milano per non dovere mendicare un posto di lavoro, nonostante da dirigente del Partito comunista quale diventai nella mia terra mi era stato promesso un posto al Comune, ho lavorato con i ragazzi del carcere minorile Beccaria, aiutando quelli in difficoltà. La mia formazione è stata con don Gino Rigoldi nelle strutture per tossicodipendenti. Una volta tornato in Calabria, fondai la comunità ospitando 16 ragazzi con disabilità e dando loro il know how per autogestirsi. Purtroppo, però, si ammalarono, invecchiarono, quindi decisi che dovevo integrare non categorizzando. Furono alcuni bambini delle elementari che mi dissero che dovevo creare una “casa per tutti”».

Io, bocciato in seconda elementare, decisi di studiare sempre di più per non replicare, nel caso fossi diventato maestro, ciò che hanno fatto a me

Nello Serra

Graduale, ma costante, il percorso che ha costruito la comunità che è oggi. Grazie all’aiuto proveniente dal 5 per mille e la donazione di un terreno di cinque ettari, più un altro di un ettaro nel quale si farà ben presto attività di castanicoltura, il sogno si è in parte realizzato. A essere ospitati oggi sono soprattutto otto anziani in maniera residenziale, arrivati qui perché le famiglie non avevano più la forza di gestirli. Altri sette frequentano solo di giorno per partecipare alle attività di agricoltura sociale. Tutti, però, condividono il pranzo di mezzogiorno trasformando questo momento per un’occasione di scambio e confronto e esperienze. La “Don Milani” non è mai stato il posteggio in cui spesso si trasformano molte strutture del genere perché – questo risulta chiaro sin dall’inizio – devono tutti collaborare. Infatti figli e nipotini sono sempre presenti e trasformano le giornate dei loro cari in occasioni di festa. Un lavoro importante quello che viene fatto con le famiglie, coinvolte sempre nella vita dei genitori che un tempo si erano presi cura di loro. Ovviamente la porta è sempre aperta anche per chi non si può permettersi di pagare in quanto indigente o in difficoltà perché, è la filosofia che ha sempre animato la vita di Nello Serra e dei suoi operatori, «non si boccia proprio nessuno».

I bambini piantano semi di conoscenza sin da quando mettono piede nella comunità /Foto Nello Serra

Oggi la comunità Don Milani è una fattoria sociale e fa parte di BioAS, associazione nazionale di Bioagricoltura sociale. Offre un contesto integrato nel quale gli anziani lavorano per esempio l’orto e scoprono le piante officinali grazie all’esperienza ultraventennale di Serra, in assoluto uno dei pochi in Italia a riconoscere almeno 200 piante e le loro proprietà.

«Le provo prima su di me, poi applico i protocolli per la cosmesi, l’alimentazione, la fitoterapia. Mi piace trasmettere ciò che conosco, non tengo nulla per me. Sono disponibile a donare il mio sapere a chiunque voglia imparare, a partire dal mondo dei bachi da seta, le cui proprietà sono conosciute da pochi. Grazie a un bravissimo chimico, per esempio, ho creato una crema per la psoriasi eccezionale, come anche un olio vegetale che si usa in cosmesi, ma si potrebbe fare molto di più se ci fosse la possibilità di estendere l’attività», racconta.

Riconosco almeno 200 piante e le loro proprietà. Non tengo nulla per me. Il mio è un sapere che va condiviso

Nello Serra

Ed è proprio nell’allevamento dei bachi da seta che gli anziani vengono occupati giornalmente, collaborando a creare prodotti nati a uso interno per curare le piccole e grandi patologie degli ospiti, che gli abitanti di Acri ha scoperto perché ottimi ed efficaci, ma che acquista anche per aiutare l’economia di una comunità che si alimenta attraverso le donazioni e il contributo che danno le famiglie per ospitare i loro cari. Ed è sempre un passaparola quello che ogni settimana vede gli anziani accogliere così tanti bambini desiderosi di scoprire i bachi, trascorrendo una giornata in mezzo all’orto a zappettare e raccogliere prodotti freschissimi che hanno il sapore che regala solo la vita sana. «Solo per fare un esempio», dice ancora il fondatore della comunità Don Milani, «dai bozzoli di seta si produce un ottimo scrub. Contengono, poi, due proteine, la sericina e fibroina, che fanno miracoli».

Marietta ha 102 anni e sul suo viso leggi la serenità data dal vivere finalmente la vita che meritava. Chi l’ha vista quando è arrivata e la rivede oggi, si accorge che è rinata e che ha davanti a sé molti più anni di quelli che le avevano prospettato. Nicola è un’altra forza della natura, instancabile. Alla veneranda età di 101 anni, dà del filo da torcere a tutti. «Anche il mio stato di salute è migliorato negli ultimi venti anni. Sarà il cibo, la natura, lo stare in compagnia di persone che hanno ricominciato a vivere, non so. È una chimica che travolge e contagia chiunque entra a fare parte, come ospite ma anche come semplice visitatore, della nostra comunità», prosegue Serra.

Una delle attività in mezzo alla natura che gli anziani condividono. Foto di Nello Serra

Le persone anziane, ma anche e soprattutto quelle con Alzheimer, qui rinascono. «Magari non ricordano nulla, magari vaneggiano ma, quando le metti a sbucciare i fagioli, a pulire il finocchietto, a tagliare le patate, a studiare le erbe officinali o a lavorare i bachi da seta, si trasformano. Certo, gli anni ci sono e pesano, ma si può anche decidere di non farseli pesare attraverso, non lo dico solo io, un’usura elegante».

Gli anni ci sono e pesano, ma si può anche decidere di non farseli pesare attraverso un’usura elegante.

Nello Serra

Che in questa struttura ci sia un pizzico di magia lo dimostra concretamente la natura. «Abbiamo una pianta di bardana che dista almeno cento metri dalla casa. Un seme, tre o quattro anni fa,  è causalmente caduto a fianco della porta principale e ogni anno rinasce. Io dico che è il “genius loci” della comunità».


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