Formazione

«Di Madre ce n’è una sola»

Avvocato al Tribunale di Calcutta, la nuova superiora generale ricorda il primo incontro con la suora albanese. Molti vedono in lei una copia vivente dell’“angelo dei poveri”.

di Tania Grandi

Dicono sia una copia di Madre Teresa. Stesso amore per i poveri, fede inesauribile nella Grazia del Signore, forza spirituale e soprattutto stessa semplicità. Suor Nirmala, già pochi mesi prima della morte di Madre Teresa designata a succederle come superiora generale delle Missionarie della carità (ordine che conta ormai 5000 suore, 450 frati, 569 ?case? in 120 nazioni), si schermisce: «Non sono una nuova Madre Teresa, sono solo una sua figlia, forse la più piccola». E piccola lo è davvero, suor Nirmala. Alta un metro e mezzo, l?erede di Madre Teresa è un?indiana del Nepal. Di famiglia indù, a 17 anni si è convertita al cristianesimo e a 17 anni e tre mesi è partita per Calcutta, per incontrare la Mother: «Al cattolicesimo mi sono preparata sin dalla prima infanzia», ricorda in esclusiva per l?Italia a ?Vita?. «Quando dissi alla mia famiglia che avrei preso i voti, mia madre ebbe paura per me. Temeva che avrei sofferto troppo, la fame e la miseria, le privazioni. Ma poi ,con gli anni, ha visto la mia felicità e si è rassegnata. Da piccola volevo essere medico e invece il destino decise per me. Un giorno capii che il Signore mi aveva chiamato a sé e parlai con un sacerdote amico. Volevo aiutare i poveri del Nepal. Lui mi parlò di Madre Teresa e pochi giorni dopo partii per Calcutta. Quando la vidi, alla Casa madre, stava lavorando e aveva le mani nere. Le chiesi di benedirmi e lei lo fece, macchiandomi la faccia. La terza volta che andai a trovarla le dissi di non accompagnarmi alla stazione dei treni: volevo rimanere. Lei disse: Bene, allora uscirai di qui solo con i piedi davanti». «Madre Teresa e Lady D, che grande amicizia» Grazie a Madre Teresa, suor Nirmala ha completato i suoi studi di diritto (oggi è avvocato al Tribunale supremo di Calcutta ed è assistente legale dell?ordine). «Quando fui eletta per portare avanti il lavoro di Madre Teresa, non riuscivo a pensare a nulla. Neppure alle difficoltà e alle responsabilità che avrei incontrato. Mi sono concentrata sull?amore a Dio, confidando nella Sua grazia e misericordia. Avessi riflettuto sul resto, sarei crollata. Era cosa troppo grande per me». Nel ?65 Nirmala fu mandata in Venezuela, poi nel 1971 fu richiamata a Calcutta, dove è stata l?ombra di Madre Teresa fino alla morte, diventandone l?infermiera personale. Era con lei anche quando, nel 1977, la Madre si incontrò con Lady Diana. Fu testimone di in incontro che segnò l?inizio di una grande amicizia e di uno strano destino che portò entrambe a morire a pochi giorni di distanza. «Si rispettavano e amavano molto», ricorda Nirmala. «Quando la principessa rimase vittima dell?incidente, Madre Teresa soffrì molto. Era già malata e peggiorò. Parlava di lei, pregava; fissò anche una messa in suo suffragio il sabato seguente, ma purtroppo morì il venerdì. Già il giovedì stava così male che non partecipò alla preghiera del pomeriggio, nella cappella. Il giorno dopo aveva molto male alla spalla e non cenò con noi. Continuava a tossire, poi è caduto il silenzio: il medico venne da me e mi disse che era morta. Mi precipitai nella casa delle novizie e le sorelle cacciarono un urlo, tutte assieme». «Vedrai, san Pietro mi farà entrare in Paradiso» Oggi la giornata della figlia più piccola di Madre Teresa è la stessa di allora. Sveglia alle 5, preghiera, poi le faccende domestiche. Alle 8 la messa e poi, come tutte le sorelle (250 nella sola casa madre), va nelle case dei lebbrosi, al centro dei morenti, al villaggio degli orfani o dei malati di mente. «Ora che lei è andata via con Gesù, il nostro scopo è lo stesso: servire i poveri fra i poveri, amare Dio e l?umanità, perché il suo spirito è rimasto, così come di lei è rimasta nell?aria l?umanità e il senso dell?umorismo. Quando stava già male raccontava un suo sogno. Arrivava in Paradiso e san Pietro rifiutava di farla entrare perché là non c?erano poveri. Prima che morisse, le chiesi cosa avrebbe fatto se san Pietro non l?avesse fatta entrare e lei rispose: ?Non ti preoccupare, la Vergine dirà di lasciarmi entrare perché mi sono comportata bene e ogni giorno della vita ho recitato una preghiera per Lei?. Il suo umorismo rispecchiava quello che era: una bimba. Si aspettava sempre che tutti si mettessero al servizio dei più poveri con gioia, una gioia così profonda che può scaturire solo da un cuore puro». A un anno dalla morte di Teresa, sorella Nirmana ha imparato a camminare da sola, per guidare l?ordine e continuare l?opera della Mother. Ma lei scuote la testa: «No, non sono come lei. Non ho la stessa esperienza, non l?ho fondato io quest?ordine. Spero solo che tutti preghino per me e mi aiutino a continuare a lavorare al servizio di Dio, sottomettendomi alla sua volontà. La Madre mi ha donato l?amore al prossimo e io le sono grata». Inflessibile con il Comune e con il governo A un anno dalla morte di Madre Teresa, avvenuta a Calcutta il 5 settembre 1997, suor Nirmala Joshi, 64 anni, è la garante della ?continuità? alla guida delle ?suorine?. Suor Nirmala in questi dodici mesi ha volutamente tenuto un ?basso profilo?: dirigendo l?ordine in forma collegiale assieme alle altre sorelle, rilasciando pochissime interviste, evitando di apportare innovazioni all?ordine. Ha avuto però scontri con il Comune di Calcutta, che intendeva dedicare una strada, un premio internazionale e una statua a Madre Teresa, e con un Comitato che raccoglieva fondi per questi scopi: ?Madre Teresa non vorrebbe, sono soldi spesi inutilmente? ha detto suor Nirmala, che è stata ferma nella sua posizione ed è riuscita a far ritirare i progetti. L?ordine ha avuto quest?anno i suoi primi martiri: il 27 luglio tre missionarie della carità sono state selvaggiamente uccise nello Yemen da un giovane squilibrato che avevano accolto nella loro ?casa?, un ex volontario nella guerra di Bosnia. In India, un padre dell?ordine maschile è stato ucciso nel Bihar, sospingendo suor Nirmala a chiedere al governo indiano maggior protezione per i missionari. Il modo migliore per aiutare le suorine è prestare opera di volontariato in una delle ?case? . In Italia, si può contattare una delle case di Roma (tel. 06/7807817 – 2752572 – 7008435 – 6282271 – 6985072) o di Milano (02/4562491) dove si può chiedere delle altre case, una dozzina in tutto, presenti in Italia.


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