Mondo

Costa D’Avorio: partiti al governo contrari agli accordi di Parigi

Il negoziato ottenuto con la mediazione della Francia è stato contestato ufficialmente

di Emanuela Citterio

Il presidente della Costa D?Avorio resta in silenzio. In compenso parla la moglie, che ieri ha sostenuto i partiti al governo in Costa d?Avorio nel respingere ufficialmente gli accordi sottoscritti a Marcoussis, in Francia. La negoziazione avvenuta due settimane fa alle porte di Parigi per mettere fini alla guerra civile iniziata lo scorso settebre nel Paese africano, ha suscitato forti proteste da parte sia dei partiti al governo che di parte della popolazione, quella che sostiene il presidente. Secondo gli accordi, infatti, due ministeri, quello della difesa e quello degli interni dovrebbero andare ai gruppi ribelli che si sono sollevati in armi negli ultimi quattro mesi. Da giorni si attende un discorso del presidente Laurent Gbagbo, che resta però tenacemente chiuso in un rigoroso silenzio. Il Fronte Popolare ivoriano (Fpi), la formazione politica cui appartiene lo stesso capo di Stato, ha espresso viceversa la sua contrarietà definendo l?atteggiamento della Francia ?di parte e altezzoso?. Intanto giungono notizie preoccupanti che parlano di una probabile ripresa dei conflitti. A darne notizia è l’agenzia Misna, secondo la quale il portavoce delle forze ivoriane, il colonnello Jules Yao Yao, ha denunciato un attacco dei ribelli nell?ovest del Paese, che avrebbe rappresentato la prima violazione del cessate-il-fuoco dopo l?accordo raggiunto il 24 gennaio in Francia. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha intanto permesso il dispiegamento di una forza franco africana in Costa d’Avorio. I soldati fracesi e quelli della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) potranno ricorrere alla forza come stabilito dal capitolo 7 dello statuto delle Nazioni Unite. Il loro compito sarà quello di ”assicurare, senza pregiudizio delle responsabilità del governo di riconciliazione nazionale, la protezione dei civili minacciati di violenze fisiche all’interno delle loro zone di operazione e in funzione dei loro mezzi”.


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