Welfare

Sorvegliati speciali scioperano per tornare a vivere

Di fronte ai mali del sistema carcerario, lo sciopero è una risorsa che può smuovere la situazione

di Cristina Giudici

Le scriviamo per manifestare a lei e ai lettori di Vita che noi, detenuti di Fossombrone delle sezioni speciali di levante, siamo scesi in sciopero perché non ce la facciamo più a sopportare le condizioni di detenzione a cui siamo sottoposti. Non possiamo più tollerare che ci diano le stesse medicine per ogni tipo di patologia e che, per avere delle visite mediche si debba aspettare mesi. Non ce la facciamo più perché dobbiamo comprare tutto, dal dentifricio al disinfettante, sapone medicine e addirittura i sacchetti per la spazzatura! Le brande sono vecchie a assomigliano a delle montagne russe tanto sono storte e chi non è fornito di tavola rischia di finire con l?ernia al disco. I lavoranti vengono retribuiti con stipendi da terzo mondo: il più elevato è di circa 400mila lire per chi fa lo spesino del sopravitto, mentre il barbiere e lo scrivano si devono accontentare di 80 mila lire (sic!). Il ?jolly?prende 150 mila lire, lo scopino 250 mila e il portavitto 220 mila lire senza contare poi che queste mansioni vengono effettuate saltuariamente e parte dello stipendio viene usato per l?acquisto di cose che altre amministrazioni carcerarie invece concedono ai detenuti come un loro diritto. I lavoranti si danno da fare con impegno e senso della responsabilità, ma non vengono pagati adeguatamente. In tutta questa situazione il magistrato di sorveglianza latita e, nelle sue rare apparizioni, difficilmente ci lascia tempo di esprimerci perché non ha tempo e deve rispondere alle esigenze di troppe persone. Il programma previsto dalla legge Gozzini per il nostro reinserimento nella società è pressoché inesistente. Nessuno riesce a ottenere permessi premio nonostante abbia maturato il tempo di poterne usufruire; l?unica possiblità per riuscire ad avere permessi è quella di farsi trasferire in qualche altra Regione. Chiediamo semplicemente di essere trattati dignitosamente sia nella retribuzione economica che nell?alimentazione e nelle forniture che ci spettano. Il giudice di sorveglianza non si degna mai di venire in carcere a ascoltarci; gli assistenti sociali, gli educatori non si interessano dei problemi dei detenuti. Le viste specialistiche sono scomparse del tutto e, nei casi di necessità, bisogna aspettare mesi per ottenere un?analisi specifica, inoltre mancano i farmaci e si sono creati gravi problemi alle persone detenute ammalate. Il vitto che ci danno non rispetta i criteri di legge, sia per la quantità che per la qualità. Perciò abbiamo chiesto di partecipare alla commissione cucina, ma essendo detenuti di Alta Sorveglianza non ci è stato data l?autorizzazione di controllare cosa succede nelle cucine. E così per tutto l?anno siamo obbligati a ingurgitare un vitto a base di legumi secchi, anche in estate. Quando si creano problemi di incompatibilità di carattere e uno di noi chiede di essere trasferito di cella, la direzione non ne dà l?autorizzazione. Abbiamo una palestra ma nessuno può usufruirne, da due anni, perché la direttrice ce lo impedisce. Ci sono detenuti che hanno scontato il reato associativo e mantenuto buona condotta durate il periodo delle detenzione, ma non vengono declassificati e continuano a rimanere sottoposti a un regime di alta sorveglianza. E anche i carcerati comuni che si trovano nella nostra sezione sono stati messi in questa sezione. La direttrice ragiona in modo illogico e diverso rispetto agli altri istituti di pena e così facendo crea scompensi psicologi ai carcerati. Come se non bastasse, d?inverno le celle non vengono riscaldate a sufficienza e sono sempre fredde e umide. Molti di noi hanno seguito i corsi scolatici ma stanno ancora aspettando l?attestato di frequentazione. Tommaso Costa, Fossombrone (seguono 30 firme) Pubblico il vostro appello nella speranza che possa esservi di aiuto. Mi sembra di capire che nella vostra sezione si siano dati appuntamento tutti i mali del carcere: una magistratura oberata dal troppo lavoro e forse (scrivo forse) impossibilitata a fare decentemente il proprio mestiere. Educatori svogliati e demotivati dall?immenso peso della burocrazia penitenziaria, al punto da dimenticarsi di avere a che fare con persone e non con numeri. Una direzione di istituto un po? ottusa e insensibile alle vostre richieste. Non posso sapere se le vostre lametele siano o meno obbiettive. In ogni caso ho verificato personalmente che le stesse problematiche sono presenti negli altri istituti di pena. Non avevo ancora sentito dire, però, che i detenuti fossero obbligati a comprarsi i sacchetti della spazzatura! Certo alcuni istituti sono più civili di altri, forse hanno più personale e maggiormente qualificato,direzioni più illuminate, ma i nodi rimangono quelli di un sistema penitenziario che putroppo non riesce a modificarsi. Quindi ben venga una nuova epoca di scioperi. Forse servirà a qualcosa.


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