Economia

MEETING. Fondazioni e Csr oltre la beneficenza

La responsabilità sociale al centro dell'incontro con Guzzetti (Acri), Mancini (Fondazione Monte dei Paschi), Sala (Lottomatica), Vittadini (Fondazione per la sussidiarietà) e Maurizio Lupi

di Antonietta Nembri

da Rimini

Le grandi fondazioni italiane sono scese al Meeting per parlare di responsabilità sociale. Ieri al tavolo dei relatori con il presidente Acri Giuseppe Guzzetti e il presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena Gabriello Mancini erano presenti Marco Sala, amministratore delegato Lottomatica, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e Maurizio Lupi vicepresidente della Camera.
Il primo a prendere la parola è stato Vittadini che ha ricordato che non si può considerare il meccanismo economico e finanziario autonomo rispetto agli ideali e ai valori, perché questa separazione è all’origine della crisi che stiamo attraversando. «La sussidiarietà è il nuovo nome dello sviluppo perché rilancia il protagonismo della persona e delle comunità intermedie, così come ha ricordato il governatore della Banca d’Italia parlando di coraggio che costituisce il motore dell’azione».
Il presidente Guzzetti ha ricordato che «le fondazioni sono corpi intermedi, ma questa idea non è stata sempre scontata. C’è stato un periodo in cui qualcuno le voleva sopprimere per dare allo Stato i loro patrimoni. Le fondazioni da sempre facendo beneficenza hanno aiutato lo sviluppo, non esiste inconciliabilità fra questi due termini. Quando aiutiamo associazioni che si occupano di reinserimento di ragazzi svantaggiati o a rischio non aiutiamo la coesione sociale e quindi lo sviluppo?» ha continuato il presidente di Acri. «Senza coesione sociale non può esistere uno sviluppo duraturo. Inoltre abbiamo sostenuto la ricerca scientifica per sviluppare nuove tecnologie per le nostre imprese manifatturiere che sono l’ossatura centrale del sistema produttivo italiano».
Mancini ha ricordato che «noi cerchiamo di interpretare nell’oggi quello che prevede il nostro statuto e la nostra storia che ha un origine cristiana. Le fondazioni operano per lo sviluppo del territorio di riferimento ma oramai hanno un’ottica nazionale. Il 38% dei fondi sono destinati alle grandi infrastrutture, tuttavia le fondazioni non devo essere considerate dei bancomat Nell’erogazione dei contributi fanno selezione premiando i progetti che maggiormente aiutano il bene comune».
Sala ha poi spiegato come anche una società quotata, che vuole creare valore per i propri azionisti, sente il tema della responsabilità sociale che è determinante per uno sviluppo duraturo nel medio periodo. Ha chiuso gli interventi Maurizio Lupi, il quale ha ribadito che nell’azione che ognuno di noi compie, economica o sociale, noi diamo un nostro contributo al bene comune, quindi non esiste in radice contraddizione fra beneficenza e sostegno allo sviluppo.


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