Cultura

IMMGRAZIONE. Mons. Nosiglia: al centro valore della persona

«La Chiesa non può e non deve tacere, ma nemmeno essere strumentalizzata»

di Redazione

«Bisogna mettere al centro il valore della persona umana, ogni uomo è figlio di Dio per noi, è un nostro fratello, è un dono. Certo se delinque va condannato, ma in quanto uomo non perchè straniero». È quanto ha detto ai microfoni della Radio Vaticana mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Vicenza, sul tema dell’immigrazione al centro del dibattito di questi giorni.

È il compito della politica – aggiunge monsignor Nosiglia – ma tutti insieme: si parla dell’Europa, di leggi, ma al centro ci deve essere sempre l’attenzione alle persone. Vedere persone che muoiono non può lasciare la coscienza tranquilla, la Chiesa non può e non deve tacere, ma non deve neanche essere strumentalizzata da nessuno, quasi che i suoi interventi siano visti per una parte o l’altra. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti, a cominciare dalla Chiesa, il governo, le forze di opposizione. Ne va di mezzo la civiltà europea, la civiltà della nostra patria che è stata poi resa dal cristianesimo un grande faro di civiltà per tutto il mondo». «Non sono parole vuote – prosegue – sono parole importanti, fondamentali, non possiamo più accettare queste tragedie in un mare, quello mediterraneo, che è per noi, è sempre stato e dev’essere, un mare di pace».

Monsignor Nosiglia ha parlato anche del delicato rapporto fra presenza di immigrati e comunità del Nord-Est. «Le leggi per regolare i flussi migratori e molti altri aspetti della presenza di questi nostri fratelli – ha detto ancora l’arcivescovo – sono necessarie ma devono esperienza la cultura, l’ethos popolare radicato della nostra gente che è proprio quello dell’accoglienza, della solidarietà, del valore della persona umana”.

«La prima preoccupazione nel Nord-Est – ha quindi spiegato – è la sicurezza. Certamente c’è una crescente paura rispetto a questo tema, non è che possiamo vedere questo problema solo in relazione agli immigrati, ma di fatto tra la gente che la presenza massiccia di immigrati abbia fatto diminuire il senso di sicurezza, e su questo ci giocano anche diverse forze politiche».

Quindi l’arcivescovo di Vicenza ha osservato: «C’è bisogno di una integrazione graduale, senza forzature, c’è bisogno della politica dei piccoli passi, un conoscersi, un incontrarsi, bisogna imparare a conoscere il diverso della porta accanto». E su un piano più generale: «Quella che i giornali e la televisione presentano non è un’immagine che corrisponde alla realtà del Nord-Est, c’è un buon rapporto fra le comunità d’immigrati e la comunità cattolica». «Quello che però noto – ha concluso monsignor Nosiglia – è che le varie comunità etniche, compresa quella cattolica, restano sempre un po’ chiuse in se stesse, c’è rispetto, disponibilità al dialogo, però ognuno cerca di fare la sua vita e questo può creare dei ghetti che possono anche esplodere in situazioni difficili».

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