Non profit

Rimini, un giorno da Draghi

Successo del governatore di Bankitalia al meeting di Cl. Il resoconto dei giornali.

di Franco Bomprezzi

Accolto con ripetuti applausi e un’ovazione finale, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ieri ha lanciato dal meeting di Cl a Rimini un messaggio rassicurante sulla possibile ripresa economica. E il suo intervento ha conteso alle esternazioni del presidente della Camera Fini i titoli di apertura dei giornali di oggi.

 

 

 

«Crisi, il peggio è passato ma timori per le imprese», è questa l’apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi, dedicata alle parole del governatore di Bankitalia, Mario Draghi, accolto trionfalmente al meeting di Cl a Rimini. Apertura a due colonne, perché il titolo centrale è sul “doppio strappo di Fini”. Ma a corredo del tema economico, il giornale diretto da Ferruccio de Bortoli, propone l’editoriale di Dario Di Vico: “Le proposte che mancano”, un pezzo che smorza molto dei toni cautamente ottimistici sull’uscita dalla crisi. Ecco un passo cruciale: “Non solo non c’è traccia di investitori stranieri disposti nei prossimi mesi a scommettere sul Belpaese – scrive Di Vico – ma se si analizzano con attenzione le strategie della grande e media imprenditoria italiana emerge che in tanti stanno privilegiando il rafforzamento degli impianti delocalizzati e non certo gli investimenti sul suolo patrio”, e più avanti: “In questo preciso momento, alla vigilia della riapertura delle fabbriche, ciò di cui soffre l’industria italiana è il taglio della domanda. Ciò che potrebbe spingere molti imprenditori a non riaprire è il silenzio dei fax e degli ordini, non il costo del lavoro”. Eppure, come si legge a pag. 8, nel servizio da Rimini di Roberto Bagnoli, il governatore non esita a dire: “La sensazione prevalente è che il peggio sia passato, ci sono segnali positivi ma la prima rondine non fa primavera, per riavviare la ripresa è necessario muoversi nella prospettiva di una ricostruzione della struttura economica del Paese”. E’ questo uno dei passi cruciali del suo intervento davanti a 7 mila partecipanti al meeting che lo applaudono ripetutamente, fino all’ovazione finale, “gli applausi regalati all’illustre ospite – annota Bagnoli – concentrati nei passaggi dove si esalta l’integrazione, la concorrenza, il merito «come mezzi principali per contrastare le clientele e le rendite che bloccano il Paese». Graditi anche i passaggi sui richiami etici in economia e un richiamo un po’ ruvido contro i banchieri”. E’ la prima volta che un banchiere centrale parla in questa sede. «Li abbiamo sempre invitati – racconta Giorgio Vittadini, anima storica del movimento – questa volta finalmente ha accettato».

LA REPUBBLICA apre sul presidente della Camera ospite alla festa del Pd (“Immigrati, Fini contro Bossi «No a politiche razziste»”) e dedica il titolo di centro pagina a quello che nell’occhiello definisce il “trionfo del governatore al Meeting di Rimini”: “Draghi, la crisi sta finendo ma molte imprese rischiano”. Riferisce a pagina 6 Roberto Mania: la crisi non è finita, il peggio sembra passato ma qui cominciano le difficoltà vere, ha detto in sostanza Draghi. Una conversazione, la sua, più che un intervento. «Draghi riconosce al governo attuale e ai precedenti di aver avviato alcune riforme: la scuola, il mercato del lavoro, la pubblica amministrazione, le liberalizzazioni». Dunque non si parte da zero. Boccia però le gabbie salariali e avverte: l’Italia non uscirà più forte dalla crisi. I problemi si sono fatti più urgenti. «L’apertura alle capacità, ai talenti, al merito, alla concorrenza è un valore oggi condiviso da una grande maggioranza: è il mezzo principale per contrastare corporazioni, rendite, clientele che gravano sulla crescita del Paese». Servono una organica riforma degli ammortizzatori sociali, un sostanziale aumento dell’età media di pensionamento, investimenti nel Sud (usando le leggi già esistenti). Ultima nota: gli immigrati, ribadisce, sono una risorsa. Applausi. In appoggio, l’analisi di Maurizio Ricci: “Ripartono Asia e commercio mondiale la ripresa resta però appesa a un filo”. Nel giro di pochi giorni tutti gli osservatori hanno dichiarato un certo ottimismo e si sono visti riapparire dei segni più: Francia, Germania, Giappone e Brasile sono tornati a crescere. Il commercio mondiale segna a giugno un + 2,5%. Ma la disoccupazione resterà alta ancora a lungo e la stessa ripresa rischia di essere anemica. Il fatto è che il consumatore americano, che per anni è stato motore dell’economia non solo statunitense, tende a risparmiare piuttosto che a spendere. E come l’americano si comportano gli altri consumatori. Ci sono poi i problemi finanziari: la parola d’ordine delle banche è ridurre le esposizioni, ma l’iniezione massiccia di liquidità (governativa) potrebbe far riprendere l’inflazione.

È il neo direttore de IL GIORNALE Vittorio Feltri ad occuparsi in prima persona della performance del governatore Draghi ieri a Rimini. Nel suo editoriale intitolato “Draghi:l’Italia va meglio”, Feltri interpreta le parole del governatore in mondo molto positivo. Scrive Feltri: «Il governatore della banca d’Italia ha detto che non siamo morti ma soltanto feriti e con molte probabilità di guarire. Stiamo meglio di un anno fa. Il governo si è impegnato e il paese si alza in piedi. Non corre, però cammina». Per Feltri, le parole di Draghi sono fatti. Le chiacchiere vere, secondo l’editoriale, sono i tentativi della Sinistra per danneggiare il governo. La parte dedicata a Draghi occupa un breve paragrafo. Il resto del lungo editoriale è tutto dedicato agli argomenti della sinistra italiana per screditare il Governo come le inchieste sulla vita sessuale del premier, lo strappo con la Chiesa, le frecce tricolori che sfrecciano in Libia. Non è in chiave anti opposizione ma pur sempre molto filo governativo, il secondo pezzo “Imprese, lavoro, scuola: la ricetta del governo funziona” che IL GIORNALE dedica alle parole di Draghi al meeting di Cl. Il pezzo, scritto da Gian Battista Bozzo, riprende le frasi di apprezzamento che il governatore ha espresso in merito alle ricette che il governo ha messo in atto in questi mesi e, come ciliegina sulla torta, un giudizio dello stesso Bozzo sui giudizi di Draghi: «E se l’Italietta sempre criticata, all’interno e all’esterno, uscirà dalla crisi meno conciata di tanti grandi paesi, il merito, in buona parte, di chi? Del governo».

La notizia dell’intervento del governatore di Bankitalia al Meeting di Rimini, IL MANIFESTO la mette a pagina 10 in basso. “Draghi: «No alle gabbie, ma decentrare i contratti» il titolo, in cui è riassunto il pensiero di Mario Draghi sulla questione dei salari differenziati: «non si tratta di imporre vincoli aggiuntivi al processo di determinazione dei salari con il ripristino delle cosiddette gabbie salariali ma al contrario di conseguire gradi più elevati di decentramento e di flessibilità nella contrattazione».

IL SOLE 24 ORE apre il giornale su Draghi e sul suo grido d’allarme: “Draghi: molte imprese a rischio”. IL pezzo di cronaca è a pagina 3, con una sintesi dell’intervento. Draghi ha parlato, tra l’altro di etica ed equità sociale («è essenziale un’istanza compensativa di natura etica rappresentata dalla solidarietà»), immigrazione («una risorsa potenzialmente di grande rilevanza per la nostra economia, la disponibilità di lavoro straniero»),  banche («Draghi ha rivolto un richiamo ricordando che occorre fare i banchieri anche quando le cose vanno male, passaggio seguito da un fragoroso applauso della sala»). Sempre sui temi economici, in particolare sull’impatto della crisi sulle imprese, il SOLE a pagina 5 fa un primo bilancio della moratoria sul credito: sono 280mila le imprese pronte a rinegoziare i passivi con le banche.

Anche ITALIA OGGI apre su Draghi, con il titolo “Io non so fare il politico – A Rimini bagno di folla per Draghi, il banchiere che tutti vogliono premier”. Con il retroscena di Franco Bechis da Rimini: «”Parlo da non politico”, ha sorriso Draghi il giorno della sua prima vera esperienza politica. Sì, perchè questa è la notizia di ieri sera. Certo, anche il discorso di Draghi, quello sulla crisi che sta finendo e i guai che però cominciano ora per molte imprese. (…) Il vero tema era la prima volta di Draghi non da governatore. E si è capito fin dal primo momento in cui il banchiere centrale ha fatto il suo ingresso nell’auditorium principale della Fiera di Rimini davanti a 10 mila persone pronte a battergli le mani che la sua vocazione non è quella di scalare palazzo Chigi. Il suo modo non è da premier. Ma da Papa, papa laico finchè si vuole, ma proprio un Papa. (…) “Ho potuto vedere quel che fate voi ciellini”, ha esordito, “al di là di quel che dicono i giornali_”, ha esordito, ed è stata l’unica uscita un po’ furbetta quasi da politico navigato. Tanto che l’applauso che ne ha travolto la voce lo ha quasi spaventato, costringendolo a balbettare un “grazie”. Poi ha alzato la mano benedicente, ripreso l’aspetto ieratico e il Papa laico ha iniziato a pontificare. Ha spiegato alla Gelmini che prendeva appunti come è una buona scuola, piccola benedizione al governo che qualcosa ha pur fatto, ammonimento ai banchieri che non sempre hanno fatto, e con una mano a benedire e l’altra in tasca per spezzare l’effetto-mummia, papa Mario ha offerto al popolo del meeting, alle telecamere e ai taccuini dei cronisti, la sua enciclica sulla crisi, perfino chiosando con un riferimento all’enciclica vera. Quell’ora ieri a Rimini ha detto a tutti che Draghi non è un politico pronto a scaldare i motori. Ma ha detto anche molto di come si è trasformata Bankitalia in questi anni: una sorta di authority (anche morale) dello scibile».

“Draghi: «l’Italia in uscita dalla crisi ma rischia ancora»” titola AVVENIRE la pagina economica. Il Governatore al suo primo Meeting ieri ha detto chiaramente che la ripresa sarà una «ripresina» e che «un ritorno alla normalità è escluso». Nonostante i primi timidi segnali positivi Draghi non ha taciuto «che nel futuro prossimo non poche imprese “rischiano la sopravvivenza”». Stabilità finanziaria, riforme strutturali e crescita sono i tre fattori chiave individuati da Bankitalia per portare il Paese fuori dalle secche, ma occorre anche «una istanza compensativa di natura etica, ispirata alla solidarietà» ha sottolineato il numero uno di Via Nazionale citando la Caritas in veritate. Significativi gli interventi sulla «necessità di rendere “conveniente” il capitale umano», con il riferimento al «circolo vizioso» del sistema formativo; alla necessità di aumentare l’età pensionabile; e il secco no alle gabbie salariali ripreso poi da Bersani che ha definito «pericolosa quella politica che invece di combattere il divario lo vuole interpretare».

 “Il peggio è alle spalle. Ripresa dal 2010”. È il titolo che LA STAMPA riporta in prima pagina e che sintetizza l’intervento di Draghi al meeting di Rimini. Anche se, precisa il governatore, per il nostro Paese uscire dalla crisi «sarà difficile, ci sono ancora molte imprese a rischio». L’inviato della Stampa, Alessandro Barbera, sottolinea alle pagg. 6 e 7 il trionfo della prima volta di un governatore della Banca d’Italia al Meeting «la platea lo interromperà per applaudirlo 12 volte. L’ultimo, il più lungo, quasi lo commuove». In sintesi, i punti principali toccati da Draghi: no alle gabbie salariali, ma «più flessibilità nella contrattazione», migliorare il sistema di ammortizzatori sociali e intervenire – anche attraverso la riforma del federalismo fiscale – sugli squilibri Nord-Sud. Un appunto sulla scuola: «Le famiglie italiane non investono nell’istruzione perché la qualità è bassa». L’intervento sull’immigrazione è lasciato alle parole dello stesso Draghi, nell’estratto del suo discorso di ieri riportato a pagina 29: «Disponiamo di una grande risorsa, il lavoro straniero. Ma va governata», già a partire dall’integrazione degli immigrati nelle scuole.

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

IMMIGRAZIONE

LA REPUBBLICA – Ampio spazio al “compagno” Fini alla festa del Pd. Applauditissimo il presidente della Camera ha toccato molti temi: dall’immigrazione (che deve essere governata  e non affrontata con la demagogia) alla cittadinanza, dal testamento biologico (va cambiata la proposta di legge: «non si tratta di favorire la morte, ma di prendere atto dell’impossibilità di impedirla») alla cooperazione internazionale. Per quanto riguarda il Pdl, Fini è netto: «sui temi dell’immigrazione si limita a produrre la fotocopia dell’originale, cioè la Lega. Sarebbe il caso di affinare l’approccio».

IL GIORNALE – Ironico l’editoriale “Fini trova casa: la stessa del PD” che Marcello Veneziani  dedica alla performance di Fini sul palco di Genova. Il pezzo è incentrato su quelle che Veneziani chiama le metamorfosi del presidente della Camera. Il Fini che ha firmato la legge Bossi-Fini, «è un omonimo bestiale e razzista di qualche anno fa» scrive Veneziani che vede in Fini un «Cristoforo Colombo  della sinistra, scopritore genovese di un partito che non c’è più».  Ma anche: «La Vergine Rifatta», «Il Convertito», «ET l’extraterrestre», «lifting mentale», tutti gli appellativi che Veneziani usa per descrivere un Fini che fino a qualche mese fa era l’opposto di quello che ora.

 

CLANDESTINI

AVVENIRE – La storia di una donna romena di 37 anni, clandestina, impiegata come badante presso una famiglia, che ha affrontato un aborto fai-da-te per paura di andare in ospedale. Il risultato? Una setticemia grave che l’ha portata a un’operazione d’urgenza all’ospedale di Monopoli. La ricostruzione della vicenda, solo dopo l’intervento grazie al lavoro dei carabinieri. È stata la famiglia presso cui lavorava (ignara della clandestinità e della gravidanza interrotta) a convincere la donna a recarsi in ospedale date le gravi condizioni.

 

PDL

IL MANIFESTO – “Sconcordati” è il titolo d’apertura del quotidiano comunista  gioco di parole sulle contraddizioni dei leader della maggioranza e sulla proposta della Lega di rivedere il concordato con la Chiesa.  Sullo sfondo una foto proprio dei tre massimi dirigenti del governo (Bossi, Fini e Berlusconi). Attraverso i fatti di ieri Il Manifesto dimostra lo stato confusionario di una maggioranza divisa. Fini, definito «ghibellino» spalleggia la Lega sulla bagarre con il vaticano ma poi affonda la legge sulla sicurezza ispirata dai padani. Nel frattempo a Rimini viene accolto tra gli applausi Pierluigi Bersani indicato dalle alte sfere di cielle come il «punto di riferimento dello schieramento del centrosinistra». Si chiude con il Tg1 che si «dimentica» di dare spazio alle dichiarazioni scomode di Fini a Genova al congresso Pd. 

 

CARCERI

AVVENIRE – Il quotidiano apre su “Carceri al collasso. L’Italia chiama la Ue”. Al meeting di Rimini, confronto fra il vicepresidente del Csm Nicola Mancino e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che chiama in causa Bruxelles, domandando come mai l’Europa non assegni all’Italia i fondi per costruire nuovi penitenziari. «Ci sono 20mila detenuti in più nelle nostre carceri, proprio quanti sono gli stranieri». E, ancora: «La Ue non può da un lato esercitare sanzioni e dall’altro chiudere gli occhi sui morivi del sovraffollamento». Dalla Commissione arrivano segnali di disponibilità, anche se «la gestione quotidiana del sistema di giustizia criminale» spetterebbe ai singoli Paesi.

LA STAMPA – Dedica pagina 5 all’emergenza carceri, riportando l’attacco del ministro Alfano all’Ue: «Il problema non è solo italiano, l’Europa non può far finta di niente». Rapida la risposta di Bruxelles: «Pronti ad aiutare, ma la gestione quotidiana spetta ai singoli Stati». Il sovraffollamento di stranieri (1/3 dell’intera popolazione carceraria) sarebbe il cruccio del ministro della Giustizia, che chiede all’Ue aiuti nel trasferimento di detenuti tra Paesi membri. Una tabella presenta i dati del dossier sugli istituti penitenziari elaborato dai Radicali, come bilancio dell’iniziativa “Ferragosto 2009 in carcere”.  L’intervento di Pannella sulla condizione degli istituti di pena: «Peggio che nel Ventennio».


OMOFOBIA

LA REPUBBLICA – Due pagine sull’allarme omofobia nella capitale. Dopo l’aggressione di qualche giorno fa, l’altra sera il tentativo di incendiare una discoteca gay. «Se verrà confermata la pista omofoba, il clima in città comincia a essere preoccupante» ha detto il questore Giuseppe Caruso. In appoggio un pezzo sui calciatori gay (ce ne sono, non ce ne sono? Comunque anche se fosse, non potrebbero avere una relazione alla luce del sole, afferma il ct Lippi) e una intervista al sindaco Alemanno che nega sia in corso una escalation e ribadisce che Roma è una città tollerante. «Ci sono ristrette minoranze e dei soggetti pericolosi che agiscono in nome dell’intolleranza, anche sessuale. Vanno isolati, colpiti. E per fare questo ci vuole certezza della pena».

CINA

LA REPUBBLICA – “Cina shock, dal boia all’espianto di organi”. Il governo cinese ha lanciato un piano per promuovere le donazioni di organi (di cui c’è un gran bisogno: un milione di cinesi è in attesa) ma nel frattempo ammette di aver usato i cadaveri dei condannati a morte. Senza aver chiesto prima loro il permesso (in un Paese la cui popolazione che respinge culturalmente l’idea di essere seppellita senza che il proprio corpo sia intatto). In questo contesto è fiorito un mercato nero degli organi, che attira anche numerosi stranieri.

 

AFRICA

AVVENIRE – Al Meeting, la commovente testimonianza di suor Caterina Dolci, missionaria bergamasca delle suore del Bambin Gesù, che da 24 anni lavora in Nigeria, in un villaggio di fango  senza acqua né elettricità, dove insegna a leggere alle donne, fonda scuole per i bambini e partecipa alle decisioni insieme agli uomini del posto sorretta dal sostegno a distanza ma anche dalla solidarietà della gente locale. Un esempio? I detenuti del carcere cittadino, un centinaio che convivono in un solo stanzone a 40 gradi di temperatura. «Il vescovo era in visita in città», racconta la suora. «E cercava fondi per la nuova chiesa. I carcerati raccolsero una busta di denaro, il corrispondente di dieci mattoni…». Suor Caterina era stupita. Dove li avevano presi? «”No problem, sister”, mi dissero. Per una settimana avevano tolto dalla minestra i pezzetti di carne e li avevano venduti alle guardie carcerarie».

RAMADAN

CORRIERE DELLA SERA – A pagina 27 reportage di Maria Luisa Agnese sul ramadan: “Digiuno, business e pregiudizi: il Ramadan in mezzo a noi”. Pezzo nel quale si scopre che “il mercato complessivo dei prodotti halal (cibo preparato in modo accettabile per la legge islamica) varrebbe 442 miliardi di euro l’anno, cioè il 16 per cento dell’industria alimentare globale… In Svizzera alcuni alberghi offrono agli ospiti un pacchetto Ramadan, la telefonia sta lanciando nuovi cellulari che suonano per annunciare le ore della preghiera… mentre nei grandi centri commerciali di Dubai e Abu Dhabi è comparso il kit del Ramadan, 49 euro, con quel che occorre per la preghiera, più 22 generi alimentari: molto richiesto e spesso regalato a parenti e amici”.


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