Non profit
caro tremonti, le famiglie vogliono il bif
Le associazioni chiedono diritto di parola
È il soggetto sociale più abusato nella retorica parlamentare, ma è anche il più discriminato nelle riforme: stretta nella morsa di tasse inique e orizzonti politici e progettuali di breve scadenza, la famiglia perde se stessa. E la natalità cala. Un fisco equo: ecco cosa il Forum delle associazioni familiari chiede alla prossima Finanziaria. Per invertire la rotta.
Più 81%: è la crescita dell’indebitamento medio delle famiglie italiane (circa 15.067 euro) dal 2002 ad oggi (dati Cgia di Mestre). Quasi 4.500: sono i fiocchi rosa e azzurri mancati all’appello nella contabilità delle nascite per il primo bimestre 2009 rispetto ai numeri 2008 (dati Istat, vedi box). La natalità cala, mamma e papà annaspano fra una retta scolastica e una dichiarazione dei redditi, e la politica rimane a guardare. Nel bailamme di riforme e riformine brandite a suon di slogan dal governo, ironia della sorte, il grande assente è proprio la famiglia: il più abusato fra gli ammortizzatori sociali e il più svilito fra i motori di sviluppo del Paese. Che si accolla i compiti di cura e protezione disattesi dal welfare.
Che fine hanno fatto le promesse di quoziente familiare e di equità fiscale per i nuclei numerosi? E il «più figli, meno tasse» di Pier Ferdinando Casini? Voce di uno che grida nel deserto. «Come prima vertenza, a settembre, torneremo alla carica con la proposta del Bif, Basic income family, per cui abbiamo raccolto un milione di firme nel 2008», dice Francesco Belletti, già direttore Cisf – Centro internazionale studi famiglia e da luglio presidente del Forum della associazioni familiari. «È un sistema che prevede la possibilità di dedurre dall’imponibile il minimo vitale, 7.500 euro secondo l’Istat, per ogni familiare a carico».
Tra il dire e il fare, come sempre, c’è di mezzo un mare di risorse: «Secondo le nostre stime, una manovra efficace dovrebbe disporre di 12 – 16 miliardi, una somma importante ma diluibile attraverso meccanismi di gradualità che rispettino la progressività del reddito», spiega. «A breve sarà disponibile il piano di politiche per la conciliazione famiglia-lavoro predisposto dal sottosegretario Giovanardi: un impegno importante che il Forum condivide, ma, alla vigilia del dibattito sulla Finanziaria, un segnale forte dovrebbe essere di natura economica. Vorremmo poterci sedere ai tavoli della concertazione nazionale e avere voce in capitolo sull’allocazione delle risorse. Al governo chiediamo di riconoscere la famiglia come agente di sviluppo e non semplicemente come luogo di assistenza, investendo almeno 2 miliardi e 400 milioni».
Per dirla con uno slogan: puntare sulla famiglia per rimettere in funzione il sistema Italia. Ma soprattutto abbandonare la retorica e passare ai fatti. A partire dalla Finanziaria. «Purtroppo, ad oggi, mancano segnali che lascino presagire la volontà di un investimento concreto. Nella legge sul federalismo fiscale sono presenti alcune piccole clausole che sembrano introdurre il valore famiglia, ma attendiamo i decreti applicativi per capire se le affermazioni di principio saranno sostenute da risorse adeguate».
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