Mondo

Afghanistan, Cairo: senza i militari sarà strage

Il medico italiano che vive a Kabul teme un'impennata delle violenze se il contingente internazionale dovesse lasciare il Paese

di Redazione

I segni della guerra li vede davanti a se’ tutti i giorni, negli arti lesionati di coloro che sopravvivono allo scoppio di una mina antiuomo. Anche per questo Alberto Cairo, il medico italiano che al centro ortopedico ‘Wazir Akbarkhan’ della Croce rossa internazionale a Kabul ha realizzato la piu’ avanzata struttura di fabbricazione ed impianto di protesi per i mutilati, teme un ritorno al passato. ”Se i militari del contingente multinazionale decidessero di andare via -sottolinea- sarebbe una vera catastrofe. Qui riprenderebbero a spararsi l’uno con l’altro. A Kabul un’eventuale guerra in Iraq non viene temuta per la possibile recrudescenza di attentati terroristici, quanto per la possibilita’ che il conflitto comporti il trasferimento delle forze nel Golfo. Parlo con la gente ed avverto la paura dell’abbandono, del ritorno al caos. Per lo stesso motivo gli afghani sono contenti che gli alpini vadano nell’area di Khost”. Una zona, osserva Cairo, ”ancora ben lontana dalla pace. E’ possibile che ci siano scontri, conflitti a fuoco, ma del resto se ci fosse stata la pace non li avrebbero mandati la”’. Nell’area di Khost ”ci sono senz’altro simpatizzanti di Al Qaeda. D’altra parte -prosegue Cairo- non possono essere spariti tutti, ci sono ancora talebani qui a Kabul. Magari si sono tagliati la barba, ma noi li riconosciamo lo stesso”. Tra tutti i contingenti militari presenti nella capitale afghana, ”gli italiani e i tedeschi sono i piu’ amati. Con gli inglesi c’e’ una maggiore freddezza, forse anche per il ricordo di unpassato coloniale. Quanto agli americani -rileva- questo non e’ un paese fondamentalista, ma non sono comunque i piu’ apprezzati”. Cairo, che presto dara’ alle stampe per Einaudi il libro ‘Storia da Kabul’ ispirato alla sua straordinaria esperienza in Afghanistan, manda avanti la sua struttura riabilitativa grazie anche al contributo volontario di enti, fondazioni e privati. ”Recentemente -dice- la principessa India d’Afghanistan, imparentata con il re Zahir Shah, ci ha aiutato concretamente inviandoci dei fondi da Roma”. Per domani, poi, e’ prevista la consegna di viveri e generi di prima necessita’ all’ospedale da parte del contingente italiano.


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