Welfare

MEETING. Sindacato, imprese e banche le ricette anticrisi

Bonanni (Cisl), Passera (Intesa Sanpaolo) e Guerrini (Confartigianato) al Meeting di Rimini parlano delle loro ricette per uscire dalla crisi.

di Antonietta Nembri

da Rimini

L’attuale crisi va paragonata a una malattia e per curarla occorre agire come per una persona malata: fare una diagnosi prima della cura. Usa questa metafora Giorgio Guerrini, presidente di Confartigianato nell’aprire il suo intervento all’incontro dal titolo Affrontare la crisi e rilanciare le imprese: da dove partire? di questa mattina al Meeting, seduto accanto a Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, a Corrado Passera, Ceo di Intesa Sanpaolo e a Bernhard Scholz, presidente della CdO.

«Il paziente è l’impresa italiana» osserva Guerrini, ricordando come non solo in Italia, ma anche in Europa il tessuto delle Pmi sia preponderante «in Francia è all’85%, l’Europa è fatta di Pmi». E la diagnosi di Guerrini è impietosa: l’Italia è un Paese cresciuto nei primi vent’anni del dopoguerra a una velocità doppia degli altri in Europa, nei secondi venti è cresciuta ancora, poi negli ultimi vent’anni si è fermata. «Occorre rimuovere i vincoli alla crescita», sentenzia e il primo di questi è la burocrazia. Ma occorre anche ripensare al sistema creditizio: «Basilea 2 non è adatta al nostro sistema» dice ancora il presidente di Confartigianato, che pensa anche a un nuovo sistema di rapporti sociali e sindacali. Su Basilea 2, invece, Passera lo ha definito — /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:””; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:”Times New Roman”; mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;} @page Section1 {size:595.3pt 841.9pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:35.4pt; mso-footer-margin:35.4pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} –>«uno strumento di comunicazione tra banche e imprese valido, sarebbe però opportuno modificare i criteri relativi al rating delle aziende, perché attualmente essi sono basati essclusivamente sui risultatiti di bilancio e, se negativi, le imprese non sono bancabili».

Guerrini, infine ha valorizzato l’iniziativa del Forum delle associazioni cattoliche del mondo del lavoro: «Un’iniziativa molto importante per affrontare positivamente le sfide che abbiamo davanti, mettendo insieme soggetti affini». Su questo tema anche Bonanni che ha richiamato come questo forum sia la risposta dei cattolici alla richiesta di Benedetto XVI ai cristiani di darsi da fare «per sottolineare quello che sappiamo fare e che vogliamo fare».

«In un anno speciale come questo anche i comportamenti non possono che modificarsi» ha esordito Bonanni che ha sottolineato come stia emergendo un clima nuovo tra lavoratori e imprese. «Ci siamo battuti perché nessun lavoratore italiano rimanesse senza reddito anche nelle Pmi che sono la nervatura economica del Paese e siamo riusciti a usare lo stesso linguaggio: insieme con gli imprenditori abbiamo detto che quel poco di lavoro che c’è va diviso tra tutti. Il risultato è che si sono rafforzati i contratti di solidarietà» ha detto con forza Bonanni che per quanto riguarda invece le norme che possono aiutare le imprese ha ribadito la necessità sì di detassare chi reinveste gli utili «ma si garantisca che non si licenzi e soprattutto con questi soldi si finanzino i macchinari». Non poteva mancare un riferimento alle gabbie salariali, le ha definite inutili «se si vogliono aiutare i salari si devono produrre tasse zero sul secondo livello di contrattazione che è già regolato localmente e questo oltre produrre più salari produce anche più consumi» ha aggiunto Bonanni rivolto ai politici. Sulla proposta di detassare la quota di salario territoriale si è detto d’accordo anche Guerrini che sul tema ha aggiunto: «Parlare di gabbie salariali non ha senso, esistono gia accordi che regolamento la contrattazione, anche se la risposta della Cgil tarda ancora ad arrivare».

Raffaele Bonanni ha poi puntato l’obiettivo sulla necessità di ritornare a forme di partecipazione che si sono perse, «la partecipazione è la vera risorsa di cui possiamo disporre. Si è allentata la responsabilità e ci hanno trasformati tutti in elettori e telespettatori. Alcuni poi preferiscono i ribellisti, gli antagonisti, i populismi, mentre la risposta è la partecipazione».

Da parte sua Corrado Passera ha da un lato rilevato come a livello mondiale le banche siano state l’elemento che ha messo in moto tutta la crisi, dall’altro come gli italiani si siano salvati da questo grazie a regole e controlli che sarebbe stato meglio ci fossero state anche nel resto del mondo. Tuttavia, ha osservato che i meccanismi regolatori del sistema bancario europeo rischiano di enfatizzare il portato della crisi. Quello che serve però all’Italia secondo il Ceo di Intesa Sanpaolo è un «progetto paese che ci manca da troppo tempo. Lo sviluppo, quello sostenibile viaggia su quattro ruote di cui una è la competitività, ci sono poi l’efficienza del sistema paese, la coesione sociale e il dinamismo. Occorre dare uno shock positivo» ha osservato ancora. Per Passera la crescita economica dell’Italia dipende anche dal ruolo che potrà e dovrà ricoprire il terzo settore soprattutto nei servizi alla persona.

Da parte di Scholz a chiusura della tavola rotonda è stato sottolineato lo spirito comune degli interventi dei relatori, soprattutto di comune responsabilità e partecipazione che per il presidente della CdO è espressione di un desiderio umano autentico, senza astratti richiami etici, alla costruzione del bene comune.

 

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