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Migranti, l’ora delle responsabilità

Il dramma degli eritrei divide la politica, Frattini accusa l'Europa

di Franco Bomprezzi

Il dramma degli eritrei scomparsi nelle acque fra Malta e Italia e le reazioni politiche sul tema dei migranti sono il tema di apertura di molti quotidiani italiani.

 

 

IL CORRIERE DELLA SERA dà spazio a pagina 6 alla vicenda dei migranti eritrei. Lo fa accostando la polemica politica e il racconto degli scampati. Quanto alla prima ieri al Meeting di Rimini il ministro Frattini ha accusato l’Ue di lasciar sola l’Italia. La via migliore sarebbe che tutta l’Europa si facesse carico di tutti i migranti. Accanto a lui il suo omologo svedese che gli dà pronta risposta: a ottobre una proposta sulla distribuzione dei migranti in tutti i 27 paesi. Altro punto dolente: secondo Frattini occorre prevenire il flusso dei rifugiati mediante accordi con i paesi africani. Un riferimento non casuale: lo stesso quotidiano di via Solferino, a pagina 13 (“Il viaggio in Libia di Berlusconi più che necessario”), riferisce della decisione del premier Berlusconi di andare comunque in Libia, nonostante l’accoglienza trionfale che il paese di Gheddafi ha riservato al terrorista Abdel Basset- al-Megrahi, condannato all’ergastolo per la strage di Lockerbie in Scozia e rilasciato per motivi di salute. Sempre da Rimini Frattini ha spiegato: «Gheddafi è il presidente dell’Unione Africana, e non possiamo far chiacchiere sull’Africa e poi non incontrare chi la rappresenta. Con la Libia abbiamo dimostrato di aver rotto con il colonialismo. Non l’ha fatto nessun altro paese. Ne rivendichiamo il merito. Abbiamo un rapporto ormai consolidato che non è anzitutto economico, ma è un rapporto di collaborazione mediterranea». Mette acqua sul fuoco, Frattini, ma rimane il punto che il 1 settembre Gheddafi festeggerà i suoi 40 anni di potere e probabilmente al centro dei festeggiamenti sarà proprio il terrorista. Berlusconi non ci sarà, riparte la sera del 31 agosto, ma il governo italiano manderà una pattuglia di frecce tricolori a onorare la manifestazione.
Tornando al dramma dei migranti, terribile il racconto di Titi, la 27enne eritrea sopravvissuta ai 21 giorni di viaggio (sempre a pagina 6): «A bordo c’erano anche tre donne incinte. Due di loro prima di morire hanno perduto il bambino che portavano in grembo, hanno abortito per la fame, la sete». Un incubo durante il quale il gommone è stato accostato da barche: «ci hanno dato cibo, acqua e della benzina, ma ci hanno lasciati in mare. Anche un’altra imbarcazione si è accostata per darci cibo e acqua. Nessuno però ci ha preso a bordo».

“Immigrati, Napolitano chiede a Maroni chiarezza sulla strage”: LA REPUBBLICA mette in prima ma di spalla la richiesta del presidente della Repubblica. A pagina 4, Marco Marozzi riferisce del dibattito avvenuto a Rimini (ieri la giornata dedicata all’Africa). Protagonista Frattini che ha accusato Malta (vuole controllare uno spazio troppo grande per le sue possibilità) e la Ue che lascia soli i paesi più colpiti dal fenomeno degli sbarchi clandestini. Al ministro degli esteri risponde Carl Bildt, suo omologo svedese: attendiamo proposte da parte della Commissione… Intanto però le esternazioni di Bossi hanno incrinato il rapporto Pdl-cattolici. A Rimini palpabile l’irritazione di Cl. Mario Mauro, eurodeputato Cl, dice ad esempio: «sono mesi che dice delle cose senza senso. Ovvio che della vita delle persone e dei loro diritti bisogna farsi carico, specie davanti alla profonda miopia della Ue». In appoggio un pezzo che riferisce dell’apertura di una inchiesta da parte della magistratura di Agrigento sui respingimenti indiscriminati. Dopo le dichiarazioni di alcuni militari della Guardia di finanza che hanno detto di aver riportato in Libia extracomunitari senza accertare la loro identità e nazionalità, e quindi senza stabilire se potevano ottenere lo status di rifugiati politici o richiedenti asilo.

“Gli eritrei? Fuggivano da marxismo e islam” è il richiamo in prima che IL GIORNALE dedica al tema.  A pagina 4 il pezzo a firma di Renato Farina,  che dietro la tragedia in mare ricostruisce l’intera storia dell’Eritrea. «Il Paese è dominato da un tiranno (il presidente Ysaias Afewerk) che si definiva comunista», e individua nel marxismo e nell’islamismo «la congiunzione che partorisce l’orrore».  Sottolinea anche la persecuzione anticristiana nel Paese e accusa il Consiglio d’Europa che «vede solo omofobia e islamofobia, cristianofobia no». Segue a pagina 5 il reportage dell’inviato a Malta, che racconta di un Paese «dove la gente non si vergogna di essere chiamata razzista». L’intervista a una giornalista locale cui è stata bruciata la casa per aver difeso in un editoriale i diritti degli immigrati.

AVVENIRE, giornale in prima linea sul fronte migranti, che il lunedì non è in edicola, ieri apriva il giornale sulla questione “E ora si indaga: omicidio colposo”, dedicando anche l’editoriale, dal titolo “Per non rischiare anche noi il naufragio”. Davide Rondoni ricorda la mobilitazione di 30 anni fa, quando gli italiani accorsero nelle acque della Malesia per dare soccorso ai profughi vietnamiti. “Trent’anni fa, noi italiani andammo a soccorrere i boat people remoti dalle nostre coste. Oggi i boat peo­ple sono nelle nostre acque. Ci so­no molte differenze. Ma tutte le dif­ferenze non valgono a oscurare la ben più importante somiglianza: è gente che rischia la deriva, che va soccorsa. Poi si deciderà dove sta­ranno, se e come rimarranno e tut­to il resto. (…) Siamo un popolo educato all’aper­tura verso le persone. E i disperati del mare sono persone. Si tende a e­tichettarli come emergenza sociale da trattare ‘politicamente’, ma so­no di carne e ossa, di fiato e anima, di speranza e fatica, di anima e sguardo. Uomini, donne, ragazzi. La fermezza nel far rispettare gli ac­cordi internazionali, l’oculatezza nel gestire un fenomeno dai molti risvolti, l’ansia di segnare un punto nella polemica pubblica, il bisogno di dimostrarsi ‘migliori’ dell’avver­sario politico non possono mai spingerci a ridurre queste persone – vulnerabili e sofferenti – a stru­menti e alibi. Si tratta, in fondo, di imparare da noi stessi. Di non negare noi stessi. I noi stessi di trent’anni fa e, se ci scrutiamo davvero dentro, i noi stessi di oggi. Vedere e saper soc­correre l’uomo in difficoltà in mez­zo al mare significa vedere e sape­re, ancora e sempre, chi siamo. Si­gnifica evitare che i terribili naufra­gi di speranza al largo delle nostre coste siano il nostro naufragio”. A pag. 6 Palo M.Alfieri traccia il ritratto della situazione in Eritrea: “Eritrea, giovani in fuga da uno Stato-prigione “Là c’è solo l’inferno –   Finiscono in carcere anche i genitori di chi va all’estero Non c’è opposizione politica e nemmeno stampa libera”. È il ritratto di uno stato prigione,  in cui i giovani vengono mandati per anni in “centri educativo-militari”, non possono viaggiare, non hanno diritto al dissenso. Il tutto giustificato dalla guerra permanente con l’Etiopia: “Per andare all’estero bisogna avere alme­no 50 anni (40 per le donne). I giova­ni tutti dentro, coscritti dal servizio ci­vile o militare, sia mai riprendesse u­na scaramuccia con Addis Abeba. E l’i­dea del conflitto permanente giustifi­ca anche il presidente Issaias Afeworki dalla mancata approvazione della Co­stituzione, pronta dal 1997 e mai pro­mulgata”.

“Immigrati, Frattini attacca: «Dall’Europa solo parole»”. È l’apertura de LA STAMPA che dedica al tema immigrati i primi piani da pag. 4 a pag. 7. Dalla vetrina del Meeting di Rimini, Franco Frattini punta il dito contro l’Ue: «l’Unione europea ha fatto molte affermazioni ma non ha ancora risposto a una domanda, ovvero cosa succede quando un gruppo di immigrati arriva alle porte dell’Europa… I rifugiati devono trovare alloggio e e sostentamento in tutti i Paesi dell’Ue e non nel primo Paese dove sbarcano». Ma è Gasparri ad affondare il colpo «Spicca la latitanza vergognosa dell’Ue, che dovrebbe dare sostegno e risorse all’Italia , e invece si rivela il solito ectoplasma». Un giudizio attorno al quale fa quadrato la maggioranza, impegnata a stemperare la polemica sorta fra la Lega e la Chiesa, e che sorprende Piero Fassino, intervistato da Federico Geremicca («Non è stato lui (Frattini) commissario europeo – e per quattro anni – proprio alla sicurezza, con delega in materia di immigrazione? Ora punta l’indice contro l’assenza dell’Europa: ma la verità è che il Governo italiano ha puntualmente cercato, proprio su queste materie, di evitare ogni confronto con l’Ue»). Il titolo di pag. 5 sottolinea come il popolo di CL si schieri dalla parte dei Vescovi  “Da Cl secco no a Bossi”: «Non mi sembrano assolutamente inutili le parole pronunciate dai vescovi italiani», dice Maurizio Lupi, e Mauro Mauro, «solitamente molto misurato nelle esternazioni ma stavolta significativamente inflessibile verso gli alleati del Carroccio: “Sono mesi che Bossi dice cose senza senso”». Nel frattempo, mentre si dibatte sui torti e le ragioni, la procura non crede alla ricostruzione fornita dalle autorità maltesi, secondo cui i cinque sopravvissuti sono stati rifocillati e «stavano benissimo». Secondo la cronologia ricostruita dalla polizia di frontiera, mercoledì 19 agosto un ricognitore lussemburghese  Frontex ha avvistato il gommone e lo ha segnalato immediatamente alle autorità maltesi. Ma solo il giorno dopo, La Valletta comunica le coordinate, 20 miglia a sud di Lampedusa, sbagliate.



E inoltre sui giornali di oggi:

 

LAVORO

IL CORRIERE DELLA SERA – Intervista al ministro Sacconi di Sergio Rizzo. “Salari differenziati dai prossimi contratti o saltano gli sgravi alle retribuzioni”. «Nel governo è maturata la consapevolezza che occorrono risposte collettive ai bisogni ma non necessariamente statuali. Per questo in noi è diffuso il riferimento alla sussidiarietà ovvero alla capacità di fare sviluppo mobilitando le tante espressioni della comunità, dalle famiglie alle parti sociali, al terzo settore». «I salari vanno differenziati perché non siamo uguali… Meno il contratto nazionale sarà invasivo, più ci sarà spazio per il contratto aziendale detassato al 10%… La Lega è d’accordo con il nuovo modello. Nessuno ha parlato di gabbie salariali, meccanismo centralistico fissato per legge. Se il contratto si decentra, ineluttabilmente è più sensibile alle differenze di costo della vita e di produttività».

 

RAVE PARTY

IL GIORNALE – Reportage dal rave di Cava delle Capannelle (BG) “Tra gli zombie del rave party, tutti droga e alcol”.  Testimonianza di un giovane presente al rave party nel Salento dove a Ferragosto è morta una 23enne “Laura moriva, attorno a lei tutti ballavano”.

 

GAY

LA REPUBBLICA – R2 fa un focus sull’aggressione nella capitale a due gay. “Quell’Italia che rifiuta le coppie gay”. Pestaggi in strada, insulti sul web, discriminazioni sul mondo del lavoro. Dopo l’ultimo caso di violenza denunciato a Roma, in un paese che si scopre sempre più indifferente, gli omosessuali chiedono più tutele”. Vera Schiavazzi riferisce del clima teso della capitale. «È proprio la nuova visibilità delle persone omosessuali, la forte spinta verso la loro integrazione», spiega lo psicologo Vittorio Lingiardi, «a scatenare episodi di intolleranza, proprio come avviene per la differenza etnica». In appoggio intervista al ragazzo aggredito l’altra notte («ero a terra, perdevo sangue. E la gente accanto a me continuava a mangiare panini, nell’indifferenza generale»).

 

TRASPARENZA

IL SOLE 24 ORE – “Trasparenza pubblica bocciata” è il titolo d’apertura del quotidiano economico che si concentra prima sull’applicazione della nuova legge sulla trasparenza voluta dal ministro Renato Brunetta, che pone un limite di tolleranza «da settembre sanzioni per chi non si adegua». Gli unici ministeri che hanno pubblicato online, come vogliono le nuove norme, retribuzione e curricula dei dirigenti e i tassi di assenza del personale sono infatti due: Funzione Pubblica ed Economia.  Spazio anche al software per le badanti. “Un software per guidare la santoria di colf e badanti” è l’articolo di Francesca Padula e Gianluca Schinaia in cui spiegano la rivoluzione della sanatoria interattiva fai-da-te.

 

FAMIGLIA

LA STAMPA – “Nuovi poveri. Il popolo dei divorziati” (pag. 18). Chi torna single non riesce più a mantenersi. Un’inchiesta fra i “soli” italiani travolti dalla crisi. Sono 50mila gli uomini e le donne sotto la soglia di povertà a causa di separazioni o divorzi, il 30% degli uomini sono costretti a usufruire di mense e dormitori pubblici.

 

PSICOTERAPIA E WEB

IL GIORNALE – “Che triste se a fare lo psicologo adesso è dottor Internet”.  Se la rivista «Lancet» benedice le sedute di psicoterapia online, lo psicologo e psicoterapeuta Claudio Risè spiega a pagina 20 (con richiamo in prima) le sue perplessità nei confronti di questa nuova tendenza e propone una riflessione sulla crisi dei rapporti ‘faccia a faccia’ «ormai il nostro corpo ci fa paura, del resto anche i ragazzini invece di camminare mano nella mano si mandano sms».

 

MICROCREDITO

IL SOLE 24 ORE – L’articolo di Elio Silva “Il microcredito prende il largo” racconta come «nel nostro paese questo tipo di credito sta vivendo un passaggio decisivo, che entro fine anno potrebbe portare al raddoppio delle somme complessivamente erogate, attualmente stimate in 170 milioni di euro». Da nicchia di inclusione finanziaria a potente leva anticrisi dunque. Infatti il movente di questo cambiamento è da ricercare proprio nella crisi che ha investito le famiglie. «La più autorevole delle sottolineature arriva direttamente dall’enciclica “Caritas in veritate”» ma anche dal tutto il mondo finanziario arivano segnali di attenzione a questo mondo. L’esempiuo più importante è Abi «che ha creato un gruppo di lavoro di 40 banche per mettere a punto linee guida e modelli di riferimento per la sostenibilità economica di queste forme di credito».

 


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