Non profit

RIMINI. Al Meeting il non profit e la crisi globale

Oggi pomerggio in un workshop la riflessioni sulle possibili risposte del non profit alla crisi globale.

di Antonietta Nembri

da Rimini

Prende spunto dall’enciclica di Benedetto XVI, Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24, per dare il via al giro di tavolo del workshop intitolato Crisi globale: le risposte del non profit. Relatori Salvo Andò, rettore della libera università Kore di Enna; Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia e solidarietà sociale della Regione Lombardia; Giorgio Fiorentini, direttore del Master in Management delle aziende cooperative e imprese sociali non profit della Bocconi di Milano; Carlo Fratta Pasini, presidente del consiglio di sorveglianza del Banco Popolare; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e Damiano Zazzeron, responsabile del portale nonprofitonline.it. Principi non trascurabili come la gratuità, il dono, la fratellanza come possono convivere con il concetto del mercato come strumento si è chiesto e ha chiesto Fabi.

«Tutte le non profit sono imprese sociali e della realtà del non profit non si può fare a meno» ha sottolineato Fiorentini ricordando i 700mila dipendenti e le 250mila attività delle imprese sociali. Il docente della Bocconi ha anche ricordato le sfide che attendono il Terzo settore, «il protagonismo del non profit deve affrontare la sfida dell’ampliamento, basti pensare al turismo sociale, all’educazione, alla tutela dei cittadini. La creatività del sistema è fatta da profit, non profit e pubblico: non esiste possibilità di sistema se non con la sussidiarietà orizzontale nella filiera», ha concluso Fiorentini.

Da parte sua Carlo Fratta Pasini ha ricordato che se c’è un insegnamento da trarre da questa crisi è che se prima si voleva ridurre tutto a imprese quotate in borsa con la finanziarizzazione dell’economia «con le nostre istituzioni impegnate a scovare i vantaggi del mondo cooperativo, si è visto come non si volesse livellare il terreno di gioco, ma livellare i giocatori: la crisi ha scoperto questo. Ma» ha aggiunto «è molto importante che questi mondi, profit e non profit, si parlino e che il non profit accetti la regola dell’efficienza». Sul ruolo della banche popolari ha ricordato come esse siano nate dal principio di sussidiarietà.

Ha portato a esempio la ricetta lombarda l’assessore Boscagli: «fare politica partendo dalla realtà. In Lombardia nel campo del mio assessorato i soggetti del terzo settore sono oltre 40mila e una politica attenta ai bisogni delle persone deve saperli valorizzare». Infine, Boscagli ha richiamato per le istituzioni pubbliche il compito di occuparsi della governance del sistema «la politica è chiamata a collaborare» ha concluso ricordando inoltre come in una regione come la Lombardia dove le Rsa (residenze sanitarie per gli anziani) sono moltissime si copre solo il 7% degli ultra 75enni con problemi «se si puntasse a una risposta univoca si fallirebbe, si deve puntare alla flessibilità delle risposte ai bisogni».

«Il problema fondamentale è l’origine ideale del non profit» ha detto Giorgio Vittadini che ha anche richiamato la necessità di superare la differenza tra cooperative sociali e cooperative di produzione, altrimenti il rischio è quello anche per il mondo cooperativistico di cadere nel corporativismo. «Il non profit è pulito se ha un ideale proprio», ha aggiunto ricordando come questo mondo sia la risposta globale, grazie alla sua fantasia «per rispondere ai bisogni complessi devo poter avere tante forme di risposta che si configurano continuamente nelle forme giuridiche che gli si possono dare». Vittadini ha poi concluso ricordando le parole del Papa «ci a detto che la conoscenza non è asettica, mentre siamo venuti grandi con l’idea che non ci si dovesse coinvolgere anche per risolvere i problemi sociali. Ma la gratuità esiste se c’è la conoscenza, il coinvolgimento».

«E’ questo il tempo giusto per fare questa riflessione sul non profit» ha detto Salvo Andò che ha voluto ampliare il discorso al contesto mediterraneo chiedendosi «i costi sociali non sono costi economici? Fino a quando potremo reggere questo squilibrio tra le due sponde del Mediterraneo? E i costi ambientali della crescita?». Il rettore della Kore ha anche sottolineato il paradosso in campo di aiuti e cooperazione «tuteliamo la proprietà intellettuale e i brevetti anche di ciò che in alcuni paesi salverebbe la vita umana: è come se donassimo solo ciò che è superfluo».

Riguardo all’uscita dalla crisi, infine, Carlo Fratta Pasini, ha ammesso di non avere elementi né ottimistici né pessimistici «La crisi è nata nella finanza per poi trasferirsi all’economia reale, e i segnali positivi arrivano solo dal mondo finanziario. Questo momento ci ha insegnato molto» ha concluso citando il detto greco che si “impara solo soffrendo”.

Damiano Zazzeron ha sottolineato poi come il comun denominatore del mondo non profit sia il fatto di essere «un soggetto che si muove. Occorre ripartire dalla realtà e da un soggetto» per poter dare delle risposte alla crisi globale.  

 


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