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Il non profit va alla finanziaria

Entro la fine del mese l'esecutivo presenterà la bozza della legge finanziaria. Quanto spazio avranno le istanze del Terzo Settore? Lo abbiamo chiesto a due osservatori privilegiati

di Gabriella Meroni

«Caro presidente, adesso riguarda anche te». Così titolavamo, lo scorso aprile, il servizio dedicato alla convention della solidarietà di Padova, dove il Terzo settore ha incontrato il governo, ponendogli precise richieste. A rappresentare l?esecutivo, la ministra della Solidarietà Livia Turco, il ministro del Lavoro Treu e il presidente del Consiglio Prodi, che in quell?occasione ha firmato un vero e proprio ?patto? con le forze che compongono il mondo del non profit. Un patto impegnativo, siglato con un Terzo settore che pesa sempre di più nella società italiana per forza di rappresentanza e capacità di risposta ai bisogni dei cittadini.
A quasi sei mesi da quell?appuntamento, e con la legge Finanziaria alle porte, abbiamo provato a tirare le somme e a capire se il presidente Prodi e i suoi ministri hanno preso sul serio quel ?ti riguarda? che ha scandito la convention. Le questioni rimaste sul tavolo sono ancora tante. A Stefano Zamagni, il consigliere di Prodi per il non profit, e a Luigi Bobba, che con Prodi firmò il patto di Padova, il compito di fare il punto della situazione, giudicando l?operato del governo. Per vedere se la strada giusta è stata imboccata oppure no.

Quel cantiere a Palazzo Chigi
? Legge fiscale sulle Onlus (460): gli enti del Terzo settore hanno cominciato a esistere per il Fisco. La tanto attesa e complicata normativa deve però ancora superare l?ultimo esame: la commissione dei Trenta, che concluderà la sua relazione entro fine settembre. Eventuali critiche e correzioni dovranno essere accolte nella prossima Finanziaria.
? Statuto del socio lavoratore di cooperativa: si è riconosciuto lo status ?atipico? del lavoratore di coop, permettendogli di decidere il tipo di rapporto che lo lega all?azienda (dipendente o autonomo), e garantendo una serie diritti (sindacali, retributivi, pensionistici).
? Tavolo di concertazione con il governo: al professor Stefano Zamagni è stato dato l?incarico di presiedere una commissione che nel giro di 3-4 mesi dovrà elaborare un regolamento che obbliga il governo a convocare rappresentanti del Terzo settore insieme alle parti sociali.
? Consolidamento del fondo sociale: sembrano già essere stati accantonati gli stanziamenti necessari a dotare di un ?portafoglio? il ministero della Solidarietà sociale, che nel 1997 si era visto assegnare 3400 miliardi
? Authority: con un anno di ritardo sembra arrivato il momento del varo, grazie ai fondi che (in mancanza di accordi in extremis) dovranno essere inseriti in qualche capitolo della Finanziaria.
? Nuove regole per gli appalti dei servizi socio-assistenziali (esclusione del criterio del massimo ribasso a favore di un parametro più rispettoso della qualità del servizio offerto): un gruppo tecnico formato da rappresentanti dei ministeri dell?Interno, Funzione Pubblica e Industria è al lavoro per inserire questa proposta in un ddl in discussione al Senato.
? Riordino civilistico delle associazioni: un ddl sulla materia è già in discussione al Senato; la ministra Turco ha espresso la volontà di arrivare presto a una conclusione e a tale scopo istituirà una commissione di esperti per definire un testo.
? Legge sull?associazionismo: nonostante sia pronta in commissione Affari Costituzionali, non si riesce ad ottenere la copertura. Si attende la legge Finanziaria che dovrebbe stanziare un fondo congruo allo scopo.
? Principio di sussidiarietà: pur essendo un provvedimento che non riguarda la Finanziaria, non sembrano esserci segnali di una sua introduzione.
? Deducibilità fiscale delle spese sostenute dalle famiglie per l?assistenza ai soggetti svantaggiati: l?ostacolo sta nel timore che possa penalizzare il gettito fiscale. Finchè i conti di Visco non si raddrizzeranno, dunque, si dovrà aspettare…
? Incentivi alle imprese sociali: nonostante l?atteggiamento di disponibilità del ministero dell?Industria, non si è andati al di là delle dichiarazioni di intenti
? Titoli di solidarietà: non potranno partire se il ministero del Tesoro non fisserà un differenziale sostenibile. L?attuale ipotesi di un differenziale raccolta-costi pari a un decimo provocherebbe il fallimento dell?intera operazione.

Cinque domande a Luigi Bobba e Stefano Zamagni
1 Il presidente del Consiglio Prodi alla convention della solidarietà di Padova, il 18 aprile scorso, ha sottoscritto alcuni precisi impegni con il Terzo settore. Sei mesi dopo, alla vigilia della presentazione della legge Finanziaria, a che punto siamo?
Bobba: Non siamo certo a buon punto. Se dovessi fare l?elenco delle cose fatte e non fatte, il piatto della bilancia penderebbe a favore del ?non fatto?. In pratica, oltre alla legge 460 sulle Onlus (che è dell?anno scorso) e il riordino dello status del socio lavoratore, non c?è stato altro. Oltre tutto, anche in quest?ultimo caso il governo ha fatto una parte del lavoro: ha sistemato il socio lavoratore, è un passo avanti, ma non ha messo mano a tutto il variegato serbatoio dei lavoratori atipici, come avevamo chiesto. Rimane fuori dalla sistemazione tutto il popolo del 10%, i collaboratori, oppure i titolari di ditte individuali: oltre 1 milione di persone che di fatto rappresentano forme di esternalizzazione del lavoro.
Zamagni: Siamo a buon punto. Il governo è deciso a trasformare il Terzo settore in un interlocutore istituzionale permanente. Io stesso sono stato chiamato a presiedere una speciale, nuova commissione che dovrà elaborare un regolamento che prevede di convocare Terzo settore insieme alle parti sociali, industriali e sindacati, tutte le volte che si arrivi al tavolo di concertazione con il governo. Il ministro Ciampi ha parlato di un patto sociale: ebbene, il patto sociale non si può fare, oggi, senza il Terzo settore. Un?intuizione che dobbiamo a questo governo, che per primo ha tenuto effettivo conto dell?economia civile.

2 Gran parte dei provvedimenti in agenda rimangono ancora sulla carta.
Quali sono i più urgenti, secondo lei?

Bobba: Be?, ho l?imbarazzo della scelta. I ritardi che si sono accumulati sono tanti. Senz?altro alcune delle richieste che abbiamo fatto a Padova dovrebbero avere la priorità: penso alla deducibilità delle spese sostenute dalle famiglie per assistere anziani e disabili, sulla quale oltre alle dichiarazioni di intenti non abbiamo raccolto impegni concreti; poi la questione degli appalti sui servizi sociosanitari, per cui è assurdo che valga il criterio del massimo ribasso. Anche qui abbiamo registrato grande attenzione, c?è una commissione tecnica già al lavoro, ma oltre alla disponibilità (di cui ringraziamo) non c?è altro. Sul riordino civilistico delle associazioni restiamo in fiduciosa attesa: la ministra Turco si è impegnata a definire, insieme a un gruppo di esperti, una proposta di riforma dei libri I e V del codice civile. Speriamo.
Zamagni: Al primo posto metterei la questione dei nuovi criteri che regolano gli appalti dei servizi sociosanitari. È un campo in cui l?Italia è rimasta indietro rispetto al resto d?Europa, dove si valuta la qualità più che l?economicità. Ma da noi occorre molta attenzione: se si elimina il criterio del massimo ribasso si potrebbe incorrere nell?antitrust per concorrenza sleale. Io propongo allora di fissare un nuovo parametro che tenga conto sia del costo che della qualità, il famoso rapporto qualità-prezzo. Questa è la battaglia che si dovrà affrontare, e in cui sono disposto a impegnarmi in prima persona. Poi non dimentichiamoci del riordino civilistico delle associazioni, che deve andare avanti uscendo dalla situazione di stallo in cui si trova. Dopo il riordino fiscale, attendiamo quest?altro che è altrettanto importante.

3 Cosa ci si può aspettare in termini di finanziamenti per il Terzo settore dalla prossima legge Finanziaria per il 1999?
Bobba: Finanziamenti, lo dice la parola stessa. È fondamentale innanzitutto che il ministero della Solidarietà sociale abbia anche quest?anno un?autonomia finanziaria su cui contare, poi che venga approvata alla svelta la legge sull?associazionismo, in stand by da mesi, per la Finanziaria deve stanziare un fondo ad hoc; stesso discorso per l?authority sulle Onlus, che doveva nascere addirittura entro il 1997, ma che è rimasta sulla carta proprio per mancanza di finanziamenti. Ma ciò che mi aspetto dalla Finanziaria è che tenga conto della realtà del Terzo settore: per questo considererei grave che i rappresentanti del Forum, ad esempio, non venissero convocati prima di stendere la bozza della legge.
Zamagni: Il problema che sottende a molte questioni aperte per il Terzo settore è finanziario: mancano i soldi per attuare i provvedimenti necessari e non si sa da quale capitolo di bilancio tirarli fuori. Comunque per provvedimenti quali l?authority sulle Onlus o il fondo destinato al ministero di Livia Turco sono più che ottimista: mi risulta che non rimarranno senza la copertura necessaria. Un altro problema è quello della deducibilità (o detraibilità) delle spese sostenute dalle famiglie per l?assistenza: quella di sostenere chi già aiuta è un?idea che sta entrando nella cultura italiana, ma da qui a convincere il ministro Visco a dare il via libera ce ne corre. Tuttavia non escludo che almeno la deduciblità possa già entrare in questa Finanziaria; per la detraibilità, invece, i tempi non sono ancora maturi.

4 Quali altre sfide attendono governo e Terzo settore nel prossimo anno?
Bobba: A costo di ripetermi, la vera sfida secondo noi è proprio quella di prendere sul serio gli impegni di Padova. Il Terzo settore vuole dire la sua sulle decisioni che riguardano tutti noi, e non si tratta essenzialmente di entrare a far parte del tavolo di concertazione con le parti sociali. Certo non ci dispiacerebbe, tuttavia non ne facciamo una questione di principio, ma di sostanza. Infine, altri due temi che mi stanno a cuore: la possibilità di far decollare la finanza etica, e l?applicazione delle regole sulle raccolte di fondi in tv.
Zamagni: L?attuazione del principio di sussidiarietà è senz?altro una sfida. Ma attenzione: prima di invocare la sussidiarietà tout court bisogna tenere conto del fatto che purtroppo in molte zone d?Italia non c?è ancora una sufficiente consapevolezza da parte dei soggetti del Terzo settore. La sussidiarietà si deve conquistare, non è possibile ottenerla dall?alto, come concessione di un governo illuminato. Se il Terzo settore non è attrezzato e non si fa avanti per primo, conquistandosi spazi di azione e di potere è inutile che pretenda un principio astratto. E poi è irragionevole chiedere al governo che si faccia paladino della sussidiarietà: sarebbe come pretendere che un oste dica ai clienti che il suo vino fa male.

5 Sull?azione fin qui svolta dal governo, quindi, che giudizio complessivo si può dare?
Bobba: Il giudizio sul governo per quanto mi riguarda è sospensivo. Alcune operazioni sono state avviate ma l?unica che è arrivata in porto è stata la 460; quindi occorre aspettare ancora prima di promuovere o bocciare. Non voglio addossare tutte le responsabilità al governo, perché per molti ritardi la colpa è del Parlamento, ma finora abbiamo avuto abbondanza di parole e avidità di fatti. Un?ultima nota: ho l?impressione che il patto sociale voluto da Ciampi sia datato, in quanto espressione di una società industriale che non esiste più. Ciampi dimentica le potenzialità di sviluppo che sorgeranno da altri ambiti, come il Terzo settore. Ma se Ciampi dimentica, speriamo che Prodi invece si ricordi e dia un segale di attenzione in questa direzione.
Zamagni: Un giudizio positivo. Il fatto che mi affidino in continuazione commissioni che si occupano dei vari problemi del Terzo settore è un segnale di attenzione da non sottovalutare. Certo, alcune decisioni (vedi authority) si potevano prendere più in fretta, ma questi sono i tempi ministeriali, parlamentari. La volontà però c?è ed è forte. Non ho dubbi che molti rappresentanti del governo, e innanzitutto il presidente Prodi, mettano il non profit al primo posto della loro agenda. Perché hanno capito che è da qui che verrà il maggiore sviluppo economico e occupazionale dei prossimi anni.

L’opinione di Salvo Pettinato: il giudizio dei fatti
Aleggere gli scenari opposti che le rassicurazioni di Stefano Zamagni dipingono e le preoccupazioni di Luigi Bobba denunciano, viene d?essere d?accordo con entrambi, perché dicono cose giuste tutti e due, anche se secondo due ottiche opposte. Però Zamagni parla di iniziative, di attenzioni da non sottovalutare, di ordini del giorno corretti; Bobba bada ai fatti, e usa di necessità un tono diverso ben più preoccupato. Due linguaggi diversi, quindi: e chi opera sul terreno reale, con quale preferirà rapportarsi? Io credo il secondo, perché invece di continuare ad ammassare idee ed elaborazioni – che in Italia sono sempre buone e non mancano mai tanto più che la loro materia prima sono le parole (che mancano meno delle idee) – sarebbe ormai il momento di introdurre il primato dei fatti.
La centralità della finanziaria, che arriva ormai più veloce del Natale, non aiuta questo processo, ma invece istituzionalizza una precarietà delle scelte che poi giustifica tutti (oltretutto di nessuna finanziaria passata si parla un po?, mentre si parla tanto di tutte le finanziarie prossime). Se dei programmi che circolano si dovesse valutare la probabilità delle attuazioni, prima di mettere i voti agli inventori apprendisti, il piano valutativo cambierebbe eccome, perché resta un punto istituzionale che il tradursi nel concreto delle progettazioni deve mettere nel conto: il costo ciclopico dell?arretratezza amministrativa italiana che tutto vanifica e che andrebbe denunciata (e perseguita) con ben più coraggio anche dal governo.

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